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     “La paura è uno dei più grossi problemi della vita"

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    MessaggioTitolo: “La paura è uno dei più grossi problemi della vita"    “La paura è uno dei più grossi problemi della vita"  Icon_minitimeMar Ott 08, 2013 5:33 am



    Ci si domanda perché gli uomini, che vivono su questa terra da milioni di anni, che sono evoluti tecnologicamente, non abbiano adoperato la loro intelligenza per liberarsi dal problema molto complesso della paura, che può essere una delle ragioni per cui si fanno la guerra e si uccidono l’un l’altro. Neanche le religioni di tutto il mondo hanno risolto questo problema; né i guru, né i salvatori; nè gli ideali. Così, è evidente che nessuna istanza esterna – per alta che sia, per propagandata che sia nessuna istanza esterna potrà mai risolvere il problema della paura umana.
    Voi state indagando, investigando, approfondendo il problema della paura nella sua interezza. E, forse, abbiamo accettato a tal punto il meccanismo della paura che non vogliamo staccarcene neanche per un momento. Ma che cos’è la paura? Quali sono i fattori che contribuiscono a costituire la paura? Come tante piccole correnti e tanti piccoli rivoli formano la massa imponente di un fiume, quali sono le piccole correnti che confluiscono nella paura, che ne hanno la stessa terribile vitalità.? Il confronto, confrontarsi con qualcun altro, è una delle cause della paura? Ovviamente sì. Infatti, potete vivere tutta la vita senza confrontarvi con nessuno? Capite cosa dico? Quando paragonate voi stessi con qualcun altro, ideologicamente, psicologicamente o persino fisicamente, vi sforzate di diventare qualcosa e temete di non poterlo fare. Questo è il desiderio che vorreste soddisfare e potreste non essere in grado di farlo. Dove c’è confronto, là deve esserci paura.
    E così ci si domanda se è possibile vivere senza paragonarsi mai con nessuno, senza fare mai confronti, se siete belli o brutti, se piacete o no, se vi avvicinate a un certo ideale, a qualche modello di valori. C’è questo costante confronto in atto. Noi ci domandiamo se non sia questa una delle cause della paura? Certamente. E dove c’è confronto, deve esserci conformismo, deve esserci imitazione. Quindi stiamo dicendo che il confronto, il conformismo e l’imita¬zione sono le cause che contribuiscono all’insorgere della paura. Si può vivere senza confrontarsi, imitare o conformarsi psicologicamente? Certamente. Se questi sono i fattori che contribuiscono all’insorgere della paura e voi siete impegnati a porre termine alla paura, allora dentro di voi non c’è alcun confronto in atto, il che significa che non vi è divenire. Il significato stesso del confronto è diventare ciò che si pensa sia migliore, più elevato, più nobile. Quindi, confrontarsi è divenire. E questo uno dei fattori della paura? Lo dovete scoprire da soli. Allora, se sono quelli i fattori, se la mente riconosce quei fattori come forieri di paura, il solo fatto di percepirli pone fine alle cause che contribuiscono all’insorgere della paura. Se c’è una causa fisica che provoca in voi il mal di stomaco, il dolore cesserà quando scoprirete la causa. Allo stesso modo, dove c’è una qualunque causa, vi è una fine.

    (Krisnamurti)
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    MessaggioTitolo: Re: “La paura è uno dei più grossi problemi della vita"    “La paura è uno dei più grossi problemi della vita"  Icon_minitimeMer Ott 09, 2013 12:43 pm


    Qual è il vostro interesse fondamentale, costante nella vita? Evitando ogni risposta obliqua e affrontando la domanda direttamente e onestamente, che cosa rispondereste? Lo sapete?
    Il vostro interesse non siete forse voi stessi? In ogni modo è così che risponderebbe la maggior parte di noi, se rispondesse sinceramente. Mi interessano i miei progressi, il mio lavoro, la mia famiglia, il cantuccio in cui vivo, ottenere una migliore posizione, più prestigio, più potere, maggiore dominio sugli altri e così via. Penso che sarebbe logico ammettere di fronte a noi stessi che questo è ciò che interessa innanzi tutto la maggior parte di noi: “me stesso”, non è vero?
    Alcuni di noi direbbero che è sbagliato essere interessati innanzi tutto a se stessi. Ma cosa c’è di sbagliato, se non il fatto che raramente lo ammettiamo con onestà? Se lo facciamo, ce ne vergogniamo. Così stanno le cose. Si è interessati fondamentalmente a se stessi e, per varie ragioni, ideologiche o di tradizione, si pensa che ciò sia sbagliato. Ma quello che uno pensa è irrilevante. Perché introdurre il giudizio che è sbagliato? Questa è un’idea, un concetto. Il dato di fatto è che si è fondamentalmente interessati a se stessi.
    Potete dire che dà più soddisfazione aiutare gli altri che pensare a se stessi. Qual è la differenza? Riguarda ancora noi stessi. Se aiu¬tare gli altri vi dà maggiore soddisfazione, siete comunque interessati a ciò che vi darà maggiore soddisfazione. Perché vedervi qualche motivazione ideologica? Perché questo modo doppio di pensare? Perché non dire: “Ciò che voglio veramente è soddisfazione, che sia nel sesso, nell’aiutare gli altri, o nel diventare un grande santo, uno scienziato o un uomo politico”? È sempre lo stesso processo, non è vero? Soddisfazione è ciò che vogliamo in qualsiasi forma, sottile o manifesta. Quando diciamo che vogliamo la libertà, la vogliamo perché pensiamo che possa costituire una soddisfazione meravigliosa, e la soddisfazione ultima è naturalmente questa particolare idea di realizzazione di sé. Ciò che stiamo veramente cercando è una soddisfazione nella quale non ci sia alcun motivo di scontento.
    La maggior parte di noi desidera la soddisfazione di avere una posizione nella società, perché abbiamo paura di non essere nessuno. La società è costruita in modo tale che un cittadino che abbia una posizione di rispetto è trattato con grande cortesia, mentre un uomo che non ha posizione viene scacciato. Ognuno nel mondo vuole una posizione, che sia nella società, nella famiglia o alla destra di Dio, e questa posizione deve essere riconosciuta dagli altri, altrimenti non è affatto una posizione. Dobbiamo sempre stare su un piedistallo. Interiormente siamo un vortice di infelicità e cattiveria, e perciò essere considerati esternamente come grandi figure è molto gratificante. Questa brama di posizione, potere e prestigio, di essere riconosciuti dalla società come personalità di rilievo in qualche campo, è un desiderio di dominare gli altri, e questo desiderio di dominio è una forma di aggressività. Il santo che cerca una posizione riguardo alla sua santità è aggressivo tanto quanto il pollo che becca nel pollaio. E qual è la causa di questa aggressività? È la paura, non vi pare?
    La paura è uno dei più grossi problemi della vita. Una mente che è preda della paura vive nella confusione, nel conflitto, e perciò non può non essere violenta, distorta, aggressiva. Non osa discostarsi dai propri schemi di pensiero e ciò provoca ipocrisia. Sino a quando non saremo liberi dall’ipocrisia, potremo scalare la più alta montagna, inventare ogni sorta di Dio, ma rimarremo nell’oscurità.
    Vivendo in una società corrotta e stupida come la nostra, con l’educazione competitiva che riceviamo, che genera paura, siamo tutti oppressi da paure di ogni genere e la paura è qualcosa di terribile che sconvolge, distorce e offusca i nostri giorni.
    C’è una paura fisica, ma questa è una reazione che abbiamo ereditato dagli animali. Sono le paure psicologiche quelle di cui ci occupiamo qui. Quando capiremo le paure psicologiche profondamente radicate, saremo in grado di affrontare le paure animali, mentre occuparci innanzi tutto delle paure animali non ci sarebbe di alcun aiuto per comprendere le paure psicologiche.
    Abbiamo tutti paura di qualcosa; non esiste la paura in astratto, la paura è sempre in relazione con qualcosa. Conoscete le vostre personali paure? La paura di perdere il lavoro, di non avere abbastanza cibo o soldi o di cosa pensa di voi il vicino o il pubblico, o di non essere di successo, o di perdere la vostra posizione nella società, o di essere disprezzati o ridicoli – la paura del dolore e della malattia, di essere dominati, di non arrivare a sapere mai cos’è l’amore o di non essere amati, di perdere vostra moglie o i vostri figli, della morte, o di vivere in un mondo che è come la morte, della notte assoluta, di venire meno all’immagine che gli altri si sono creata di voi, di perdere la fede – tutte queste e innumerevoli altre paure – conoscete le vostre personali, particolari paure? E cosa fate di solito? Fuggite e vi create idee o immagini che le nascondano? Ma fuggire di fronte alla paura la aumenta soltanto.
    Uno dei maggiori motivi di paura è che non vogliamo trovarci a faccia a faccia con noi stessi così come siamo. Dunque, tanto quan¬to le paure stesse, dobbiamo esaminare la rete di fughe che abbia¬mo sviluppato per liberarcene. Se la mente, in cui è incluso il cervello, cerca di superare la paura, di reprimerla, di disciplinarla, di controllarla, di tradurla nei termini di qualcos’altro, c’è un attrito, un conflitto e il conflitto è uno spreco di energia.
    La prima cosa che ci dobbiamo domandare allora è cos’è la paura e come sorge. Cosa intendiamo con la parola stessa “paura”. Mi sto domandando che cos’è la paura, non di cosa ho paura.

    Krisnamurti
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    MessaggioTitolo: Re: “La paura è uno dei più grossi problemi della vita"    “La paura è uno dei più grossi problemi della vita"  Icon_minitimeMar Ott 22, 2013 11:05 am


    Discorso agli studenti della Rajghat School, 5 gennaio 1954
    Krisnamurti

    Vorrei parlare di un argomento forse difficile, ma cercheremo di renderlo più semplice e diretto possibile. Voi sapete che la maggior parte di noi ha un certo genere di paure? Non è vero? Conoscete la vostra personale paura? Potreste avere paura del vostro profes¬sore, o del vostro capo, o dei vostri genitori, o degli adulti, o di un serpente, o di un bufalo, o di cosa dice la gente, o della morte, e così via. Tutti hanno paura, ma le paure dei giovani sono alquanto superficiali. Quando si diventa più adulti, le paure diventano più complesse, più difficili, più sottili. Conoscete le parole “sottile”, “complesso” e “difficile”, non è vero? Per esempio, voglio realizzarmi; non sono ancora grande, e voglio realizzarmi. Sapete cosa significa “realizzarsi”? Ogni parola è difficile, non è vero? Voglio diventare un grande scrittore. Sento che potrei scrivere, la mia vita potrebbe essere felice. Così, voglio scrivere. Ma mi succede qualcosa, mi paralizzo, e per il resto della mia vita mi sento spaventato, frustrato. Sento che non ho vissuto. Così, questa diventa la mia paura. Poi, quando divento grande, subentrano varie forme di paura: paura di essere abbandonati, di non aver un amico, paura di essere soli, di perdere delle proprietà,. di non avere una posizione e altri vari tipi di paure. Ma noi non afronteremo ora quelle forme di paura veramente difficili e sottili, perché richiedono una riflessione di gran lunga più grande.
    È molto importante che noi, voi giovani e io, consideriamo la questione della paura, perché la società e gli adulti pensano che la paura sia necessaria per indurvi a comportarvi bene. Se il vostro professore o i vostri genitori vi incutono paura, vi possono controllare meglio, no? Possono dire: “Fai questo e non fare quello”, e voi farete bene a obbedirgli. Quindi, la paura viene usata come strumento di pressione morale. I professori, in una classe numerosa, per esempio, usano la paura come mezzo per controllare gli studenti. Non è così? La società sostiene che la paura è necessaria, altrimenti la gente si comporterebbe selvaggiamente. La paura, in questo modo, diventa una necessità per il controllo dell’uomo.
    Voi sapete che la paura viene usata anche per civilizzare l’uomo. Le religioni nel mondo hanno utilizzato la paura come mezzo per controllare l’uomo. Non è vero? Le religioni affermano che se tu fai certe cose in questa vita, ne renderai conto nella prossima. Seb¬bene tutte le religioni predichino l’amore, sebbene predichino la fratellanza, sebbene parlino dell’unità dell’uomo, tutte sottilmente o in modo brutale e grossolano persistono nel dare questo significato alla paura.
    Se siete in molti in una classe, come può controllarvi il profes¬sore? Non può. Deve inventare metodi e mezzi per controllarvi. Così, dice: “Entra in competizione. Diventa come quel ragazzo che è molto più intelligente di te”. Allora vi sforzate, avete paura. La vostra paura è generalmente usata come mezzo per controllarvi. Capite? Allora non è forse molto importante che l’educazione sradichi la paura, aiuti gli studenti a liberarsene, quando la paura corrompe la mente? Io penso che è molto importante in una scuola di questo genere che ogni forma di paura venga compresa, dispersa e che si riesca a sbarazzarsene. Altrimenti, deforma la vostra mente e non vi permette di servirvi della vostra intelligenza. La paura è come una nube oscura e quando avete paura è come se camminaste nella luce del sole con una nube scura nella mente.
    Allora, la funzione dell’educazione non è forse quella di essere veramente educati, e quindi di capire la paura e di liberarsene? Per esempio, supponiamo che siate usciti senza dirlo al vostro direttore o al vostro professore e ritorniate e inventiate delle storie. Se dite che siete stati con alcune persone, mentre siete stati al cinema, significa che siete spaventati. Se non aveste paura del vostro professore, pensereste che è vostro diritto fare quello che volete e che il professore pensa lo stesso. Ma capire la paura implica molto di più che fare esattamente quello che si vuole. Sapete che vi sono delle reazioni naturali del corpo, no? Quando vedete un serpente, fate un balzo indietro. Non si tratta di paura, perché è la naturale reazione del corpo. Di fronte a un pericolo, il corpo reagisce; si allontana d’un balzo. Se vi trovate sull’orlo di un precipizio, non camminate così, senza guardare. Questa non è paura. Quando vedete un pericolo, una macchina arrivare molto velocemente, vi togliete subito dalla strada. Qui non si tratta di paura. Si tratta di reazioni corporee per proteggersi, queste reazioni non hanno a che fare con la paura.
    La paura sopravviene quando si vuole fare qualcosa e si trovano degli ostacoli, non è vero? Questo è un genere di paura. Volete andare al cinema, volete andare a Benares per un giorno e il profes¬sore dice di no. Ci sono delle regole e a voi non piacciono. Volete andare, allora vi inventate delle scuse, poi tornate, il professore vi scopre e temete la punizione. Così la paura sopravviene quando avete la sensazione che sarete puniti. Ma se il professore vi dicesse serenamente perché non dovreste andare in città, vi spiegasse i pe¬ricoli come quello di mangiare del cibo non igienico e così via, voi capireste. Anche se non ci fosse il tempo di spiegarvi e di sviscerare nella sua interezza il problema del perché non dovete andare, poiché anche voi fate uso della ragione, la vostra intelligenza sa¬rebbe stimolata a scoprirne il motivo. Allora, non ci sarebbe alcun problema, non andreste. Se invece volete andare, ne discutereste e trovereste una soluzione.
    Fare quello che vi pare per mostrare che siete liberi dalla paura non è intelligente. Il coraggio non è che l’opposto della paura. Sa¬pete che nei campi di battaglia vi sono molti coraggiosi. Per varie ragioni bevono o altro, per sentirsi coraggiosi, ma questa non è li¬bertà dalla paura. Tuttavia non affronteremo questo argomento. Fermiamoci qui.
    L’educazione non dovrebbe aiutare gli studenti a essere liberi da ogni genere di paura? Ovvero, da ora in poi, a capire tutti i pro¬blemi della vita, i problemi del sesso, i problemi della morte, dei rapporti con l’opinione pubblica, con l’autorità? Discuteremo tutte queste cose, così che quando lascerete questo posto, sebbene ci siano tante paure nel mondo, sebbene abbiate le vostre ambizioni, i vostri desideri, capirete e così sarete liberi dalla paura, perché, sa¬pete, la paura è molto pericolosa. Tutti hanno paura di qualcosa. La maggior parte della gente non vuole fare errori, non vuole sbagliare, specialmente quando è giovane. Così pensa che se potesse seguire qualcuno, se potesse ascoltare qualcuno, le verrebbe detto cosa fare, e allora potrebbe raggiungere un fine, uno scopo.

    Continua...
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