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      Una diversa visione del principio di Causa - Effetto di Gian Piero Abbate

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    MessaggioTitolo: Una diversa visione del principio di Causa - Effetto di Gian Piero Abbate    Una diversa visione del principio di Causa - Effetto di Gian Piero Abbate Icon_minitimeVen Apr 19, 2013 1:34 pm


    Una diversa visione del principio di Causa - Effetto
    di Gian Piero Abbate

    Che il principio di Causa – Effetto sia una delle leggi fondamentali che regolano tutto l’Universo, e di conseguenza anche la nostra vita, credo che sia indiscutibile.

    Questo principio, in termini generici, dice che ogni azione provoca delle conseguenze.

    Però se confrontiamo il piano esoterico con quello fisico, possiamo notare delle differenze interpretative.

    Sul piano esoterico, che risulta fondamentale per la maggior parte delle religioni esistenti, l’interpretazione è sempre stata molto schematica, come se l’effetto fosse ponderalmente, almeno in modo paritetico, legato alla causa scatenante. In pratica la visione è del tipo uno a uno, dove l’effetto generato è identico e contrario alla causa. Se applichiamo questa visione alla vita, si crea un’immagine mentale legata al concetto di “prezzo da pagare”, che in alcune religioni diventa il costo della espiazione dei peccati.

    Questa visione può espandersi prendendo in considerazione un effetto maggiore della causa che lo ha generato, sulla base degli “elementali” di Daskalos.

    Secondo quest'ultimo un elementale è una creazione psichica dell'uomo, che attraverso le sue azioni, le sue parole, i suoi pensieri e i suoi sentimenti dà vita a dei veri e propri agglomerati d’energia, che persistono nel tempo e si muovono nello spazio. Questi agglomerati quando incontrano un agglomerato identico si uniscono tra loro, come gocce d’olio nell’acqua. Ovviamente possono essere sia “positivi” che “negativi”, e in ogni caso prima o poi, in questa vita o in una futura, torneranno a chi li ha generati. Secondo Daskalos, quando l'uomo avrà preso pienamente coscienza della legge psichica degli elementali non agirà più sotto l'effetto del karma, ma sotto la guida della propria coscienza profonda, e dunque reciderà alla radice le cause della sofferenza sua e dei suoi simili, dovute all'ignoranza delle leggi che regolano la vita dell'universo.

    Quindi se con le azioni o con la mente abbiamo generato una forma pensiero che si è liberata nell’Universo, questa si aggregherà con quelle a lei simili, e quando l’effetto tornerà a noi, sarà molto più potente, perché somma di tutte gli elementari uguali.

    Così si potrebbe spiegare l’isteria che prende le masse quando vengono portate da un leader a pensare la stessa idea, nel bene o nel male.

    Però, come detto sopra, lo stesso Daskalos affermava che questa visione deve essere superata, anche se non indicava precisamente come.
    Vediamo ora come il principio di Causa – Effetto è stato recepito nella Fisica, cioè nella scienza che studia la materia, le sue leggi e i suoi comportamenti.

    In questo percorso partiremo dalla Fisica classica, per poi passare a quella relativistica, ed infine alla Meccanica quantistica, che domina la comprensione dell’evoluzione attuale.

    Sono molte e diverse le leggi della Fisica classica che concretizzano questo principio, e tutte rispettano l’enunciato generico che apre questo scritto.

    Però di caso in caso, a seconda della situazione, l’effetto generato viene legato alla causa secondo leggi matematiche diverse, percui l’intensità dell’effetto è diversa a seconda delle situazioni.

    Senza fare un trattato, utilizziamo solo due esempi.

    La legge di gravitazione universale di Newton dice che due qualsiasi corpi si attraggono in ragione del prodotto delle proprie masse diviso il quadrato della distanza che li separa, a meno di una costante moltiplicativa, per far tornare i conti matematici.

    Questa legge può essere vista come un esempio di causa – effetto: ad esempio, la Terra attrae la Luna a causa della sua massa e di quella della Luna, e l’effetto è che la Luna orbita attorno alla Terra, e non fugge via, ma anche che sulla Terra si verificano le maree.

    Il principio di Archimede invece afferma che ogni corpo immerso in un fluido riceve una spinta verticale dal basso verso l'alto, uguale per intensità al peso del volume del fluido spostato.

    Anche questo principio è legato alla causa – effetto: l’effetto di immergersi nel mare è quello di riuscire a galleggiare grazie alla spinta che il nostro corpo riceve verso l’alto.

    Però la relazione matematica in questo caso è diversa dalla precedente.

    Potrei continuare, ma non serve: ciò che voglio dimostrare è che nella Fisica classica il legame tra Cause ed Effetto, in termini di quantità, è variabile, di caso in caso, ma nel singolo caso è definito in modo matematico.

    Ecco quindi una prima discrepanza tra la visione esoterica e l’esperienza fisica.

    Se però nella Fisica ci addentriamo nella teoria dell’informazione e nell’elettronica, allora troviamo un altro meccanismo che ci può aiutare a comprendere il principio di causa – effetto.

    Questo meccanismo è chiamato feed-back o, in italiano, retroazione.

    È molto usato nella robotica e in tanti circuiti elettronici.

    Serve fondamentalmente per correggere gli errori. La retroazione è la capacità dei sistemi dinamici di tenere conto dei risultati del sistema per modificare le caratteristiche del sistema stesso.

    In un controllo in retroazione il valore della variabile in uscita dal sistema viene letto dal controllore che agisce modificando l'ingresso del sistema, al fine di correggere gli errori.

    Normalmente il segnale che ritorna indietro all’ingresso è molto piccolo rispetto al segnale entrante, e il suo valore dipende dal guadagno del sistema da controllare.

    Portiamo questo paradigma nella vita concreta. Il nostro obiettivo è la perfezione, ma la perfezione non esiste nell’Universo. Quindi qualsiasi azione faremo, non faremo mai centro, ma il risultato sarà sempre diverso, anche se di poco. Bene, questa differenza genererà il segnale da riportare al nostro ingresso, per migliorare l’azione successiva. Questo si chiama meccanismo di apprendimento attraverso gli errori. Più errori facciamo più esperienza accumuliamo, più questi errori sono piccoli, più ci stiamo avvicinando alla perfezione.

    In questa nuova ottica il prezzo da pagare per evolvere non è più una specie di condanna, un karma legato ai nostri errori, ma diviene una piccola frazione dell’errore commesso: è come se il supermercato della Vita applicasse continuamente degli sconti.

    Lo sconto sarà tanto maggiore quanto maggiore è la nostra sensibilità, cioè capacità di cogliere i particolari, cioè capacità di amplificare i segnali deboli che ci arrivano dalla Vita.

    Se riusciamo ad abbracciare questa nuova visione, allora avremo fatto un importante passo avanti nella comprensione di noi stessi, degli eventi e della Vita stessa.

    Però siamo sempre nella logica di un mondo tridimensionale, mentre dobbiamo aprire la nostra mente a nuovi cieli e nuove terre.

    Per fare questo è necessario un ulteriore passo, dove la Fisica quantistica ci è di fondamentale aiuto, magari passando prima per la Fisica relativistica di Einstein.

    Continua..

    Articolo riportato grazie a Sua gentile concessione
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    MessaggioTitolo: Re: Una diversa visione del principio di Causa - Effetto di Gian Piero Abbate    Una diversa visione del principio di Causa - Effetto di Gian Piero Abbate Icon_minitimeSab Apr 20, 2013 11:41 am


    La teoria della relatività stabilisce che per due osservatori in moto contrario, al primo una sequenza di due eventi, detti 1 e 2, viene percepita come prima 1 e poi 2, e all’altro osservatore appare come il viceversa, cioè prima 2 e poi 1. Se applichiamo questa osservazione al principio della causa-effetto, quello che per un osservatore era la causa dell’effetto, per un altro osservatore è il viceversa.
    Quante volte noi pecchiamo di superbia, se trasferiamo sul piano spirituale questa realtà; quante volte noi ci arroghiamo il giudizio basandoci su una certa percezione di causa effetto, per cui quella è stata la causa, questo è stato l’effetto che io ho visto. E non ci rendiamo conto che così è solo perché noi siamo stati osservatori da un certo punto di vista, ma che per qualcun altro potrebbe essere esattamente l’opposto.
    Questo significa che i fisici sono arrivati a dire qualcosa che le teorie fondamentali delle filosofie orientali è da millenni che predicano, e cioè che una realtà univoca non esiste, perché certa realtà è oltre e al di fuori delle nostre possibilità di misura e di percezione.

    Noi possiamo solo conoscere in senso biblico, nel senso che viviamo una delle possibili realtà, la sperimentiamo, ci siamo immersi dentro, però quello che noi viviamo, sperimentiamo, non è la realtà assoluta perché essa è molto di più. In altri termini non possiamo pretendere di essere deterministi, dobbiamo sempre lasciare la nostra mente aperta ad una ricerca continua, e contemplare sempre molte possibilità.

    Rivedere continuamente tutti i nostri concetti non significa demolire la conoscenza, ma allargare la nostra esperienza in cerchi concentrici, passo dopo passo.

    Le grandi rivoluzioni della scienza sono sempre legate a sconvolgimenti in campo filosofico e sociale. Le ripercussioni della Fisica quantistica a livello filosofico stanno arrivando ora, ma sono ancora largamente limitate rispetto a quello che accadrà nei prossimi anni.

    Nel parlare di causa – effetto bisogna tener conto che nella Fisica Quantistica non esiste una realtà obiettiva della materia, ma solo una realtà di volta in volta creata dalle "osservazioni" dell’uomo, che le dinamiche fondamentali delle particelle sono caratterizzate dall'a-causalità, cioè dai principi di indeterminazione di Heisenberg e di sincronicità di Pauli e Jung. Inoltre è possibile che la materia possa "comunicare a distanza" o possa "scaturire" dal nulla e che lo stato oggettivo della materia sia caratterizzato da una sovrapposizione di più stati.

    Il principio d’indeterminazione dice: “Nell’ambito della realtà le cui connessioni sono formulate dalla teoria quantistica, le leggi naturali non conducono quindi ad un completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo; l’accadere (all’interno delle frequenze determinate per mezzo delle connessioni) è piuttosto rimesso al gioco del caso.”

    Il principio di sincronicità di Carl Gustav Jung e Wolfang Pauli stabilisce che esiste un ordine che collega tutte le cose, che però è oltre la nostra razionalità. Quest'ordine comune, generale, crea legami "a-causali" tra eventi diversi.

    Con queste considerazioni il principio di causa – effetto deve essere ridefinito, ed inoltre risulta non sempre applicabile. Possiamo nella nostra vita subire effetti che non derivano da una causa, quindi che non sono riconducibili all’idea del karma e delle conseguenze di nostre azioni o pensieri.

    Viceversa questa nuova visione ci porta direttamente all’unità del tutto, dove noi siamo una piccola tessera di un gigantesco puzzle, dove anche muovendo una tessera a noi lontana e apparentemente non a noi collegata, in realtà anche noi veniamo perturbati.

    È l’effetto farfalla, analizzato da Edward Norton Lorenz pioniere della teoria del caos, secondo il quale piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema. Cioè nella metafora della farfalla si immagina che un semplice movimento di molecole d'aria generato dal battito d'ali dell'insetto, magari a New York, possa causare una catena di movimenti di altre molecole fino a scatenare un uragano, magari in Giappone.

    Ma le conseguenze della visione quantistica non si fermano a questo.

    Visto che in qualche modo stiamo parlando del nostro libero arbitrio e delle conseguenze delle nostre azioni o dei pensieri, non possiamo trascurare il principio quantistico denominato “Probabilismo”. Bell ha definito una diseguaglianza che dimostra la possibilità di azioni a distanza e che quindi prova che l’Universo non può più essere considerato come un insieme di oggetti, ma è una inseparabile rete di modelli di energia vibrante, nei quali nessun componente ha una realtà indipendente dal tutto. Questo teorema è ormai ampiamente dimostrato sperimentalmente.

    Sia la Fisica classica che quella relativistica non comprendono questa visione, rispetto alla quale lo stesso Einstein era profondamente ostile, dicendo che “Dio non gioca a dadi”. Invece sembra che Dio sia proprio un accanito giocatore.

    Quanto previsto da Niels Bohr è ormai confermato sperimentalmente: "Tra due particelle [correlate] che si allontanano l'una all'altra nello spazio, esiste una forma di azione-comunicazione permanente. [...] Anche se due fotoni si trovassero su due diverse galassie continuerebbero pur sempre a rimanere un unico ente ..."

    E come gli esperimenti dimostrano, questa comunicazione è istantanea, cioè più veloce della luce.

    Le dirompenti conseguenze della diseguaglianza di Bell e delle intuizioni di Bohr devono ancora essere comprese appieno, ed entrare nella nostra vita quotidiana.

    Ad esempio, come fisico sostengo che il metodo più semplice per dimostrare che tutti e tutto il creato è Uno, è unire la visione quantistica con la teoria del Big Bang.

    Se tutto l’universo deriva da una primordiale esplosione di un unico nocciolo di materia plasmatica, allora usando il principio di Bohr è facile intuire il collegamento di ogni singola particella, e quindi di ogni cosa esistente, al tutto, cioè all’Uno.

    D’altra parte anche la comunità scientifica, in particolare quella lontana dalla Fisica delle particelle, ancora stenta ad adeguarsi a questi concetti.

    Per fare un esempio pratico di queste conseguenze utilizzerò un fenomeno senza il quale tutti dispositivi elettronici, dall’orologio che abbiamo al polso al nostro TV digitale non potrebbero funzionare. Mi riferisco all’effetto “Tunnel”.

    È intuitivo pensare che una particella non possa superare un ostacolo se non possiede la sufficiente energia. È come dire che io non posso saltare a piè pari oltre un muro se non ho nelle gambe l’energia per fare un balzo di altezza superiore al muro. Questo non è vero. Un gruppo di elettroni può passare oltre il muro se lo fa molto rapidamente, prendendo “a prestito” l’energia mancante dal “nulla”. Il principio d’indeterminazione vincola però questa possibilità ad una immediata restituzione di quella energia presa a prestito subito dopo aver saltato il muro. Questo effetto Tunnel è valido a livello universale, e oltre essere alla base della microelettronica è fondamentale anche nei processi radioattivi, e quindi nella vita delle stelle.

    Da questo processo possiamo capire un altro limite che possiamo superare: se ci colleghiamo all’Uno universale, possiamo compiere azioni con una energia che non è la nostra, prendendo a prestito ciò che ci manca, ma solo temporaneamente. È un modo per comprendere la possibilità di fare miracoli, legata al “rendere” contestualmente grazia a Dio: riceviamo una “grazia” che però deve essere subito resa.

    Anche questo viola il principio di causa – effetto. In questo caso la causa sarebbe insufficiente a generare l’effetto, che però si raggiunge egualmente grazie alle leggi del caos e all’essere Uno.

    La chiave per avere una diversa comprensione del principio è l’appartenenza all’Uno. Ma l’appartenenza all’Uno escluderebbe la possibilità di commettere errori, dal punto di vista logico. Ma siccome il tutto non è ordinato secondo una qualsivoglia logica, ma opera secondo le leggi del caos, nella teoria del caos l’errore è possibile anche essendo nell’Uno, perché la realtà locale differisce ed è disgiunta dalla realtà globale. Anzi, l’errore diviene necessario per evolvere. Se non ci fosse l’errore non esisterebbe il creato. Anche la Bibbia ci parla degli errori di Dio e di una creazione precedente alla nostra, non andata a buon fine. Ciò che in questi secoli ci ha tratto in inganno è la visione contrapposta delle cose, che ci genera un’idea negativa dell’errore. Ma nulla è negativo nella creazione. La visione da adottare è quella dell’inversamente eguale.

    Nella visione dove gli elementi in gioco non sono più “n” e “-n”, ma sono “n” e “1/n”, tanto più n diventa grande, tanto più l’azione è “coerente” con il Creato, tanto più 1/n, cioè l’errore, diventa piccolo. Però per quanto piccolo sia, è importante, proprio perché osservando e facendo nostro quel 1/n avremo la possibilità di aumentare il valore di n la volta successiva.

    INSERIRE LA SINTESI GLOBALE DELLA VISIONE QUANTISITCA

    Ma allora dobbiamo tutti abbandonare le vecchie visioni e saltare a piè pari nelle nuove? La risposta è no. Così come la Fisica procede per cerchi concentrici, così anche noi dobbiamo espanderci in funzione di quello che siamo.

    Una persona che vive sotto il dominio delle paure, non può abbracciare queste nuove visioni, che potrebbero addirittura portarla a peggiorare la sua situazione. Chi vive nella paura ha bisogno di leggi certe, di paletti di confine precisi, ha bisogno ancora di sentire la legge di causa – effetto come una specie di spada di Damocle che le impedisce di fare scelte inopportune.

    Chi si è liberato dalle paure può fare il primo balzo, saltando a una visione “relativistica”, che gli permette di uscire da schemi assoluti per aprirsi al mondo delle possibilità.

    Poi chi è riuscito a fare tutto il viaggio dentro se stesso, scendendo agli “inferi” e tornando indietro, e raggiungendo la consapevolezza dell’essere, essere Uno, allora costui può trarre utilità da questa nuova visione “quantistica”.

    “Ognuno può fare solo ciò che è”.

    Pordenone, 19/10/10
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