CHI PARTE DAL SESSO NON PUO' ARRIVARE ALLO SPIRITO: DEVE PARTIRE DALLO SPIRITO PER ARRIVARE AL SESSO
Chi parte dal sesso non può arrivare allo spirito: deve partire dallo spirito per arrivare al sesso. L'amore che veramente comincia a unire i due è la forza delle correnti di vita che tenne insieme le anime prima che soggiacessero alla necessità sessuale. Questa non riguarda il corpo eterico dell'uomo, ma il rapporto del suo corpo astrale con l'organismo eterico-fisico: nella misura in cui tale rapporto coinvolge indebitamente la coscienza, per la dipendenza del pensiero dallo strumento cerebrale, l'uomo non ha possibilità di avvertire che la potenza del sesso non parte dal sesso, ma dalle forze astrali illecitamente colludenti con i processi eterico-fisici del sesso e, mediante il sistema nervoso, traenti dalla collusione l'elemento sensuale bramoso.
Tale elemento sensuale, ascendendo da dominatore nell'anima, dà luogo ai vari tipi d'amore: dal carnale, al senziente, al passionale, al compassionevole, all'affettivo, all'attaccamento della consanguineità o della consuetudine familiare o della convivenza. Esso in ogni grado vive parassiticamente della luce sottratta al suo principio spirituale: è la sincera finzione dell'amore, l'orditura senziente dell'amore, il cui esito è inevitabilmente il disinganno. Anche attraverso tali forme di recitazione, che possono prendere tutta la vita, l'elemento sacro dell'amore segretamente operante tende a guarire mediante il dolore.
La prova del sacro amore è il disincantamento di tutti i gradi della forma «luciferica» dell'amore, sino a quello che sembra il più legittimo: la compassione. La quale è una facoltà così elevata, che difficilmente può passare per le vie dell'ego. È giusto che l'uomo egoico sia compassionevole, o caritatevole. Si tenga conto, tuttavia, che noi stiamo guardando alla significazione esoterica delle facoltà, in rapporto al sacro amore. A un determinato momento dell'esperienza, v'è la prova del riconoscimento del dominio di Lucifero nel sentire: un'attitudine legittima come la compassione può rivelarsi ingannevole, se provoca un'interruzione di comunione con il principio, dal quale soltanto può fluire la forma del sentire verso gli altri. In altre parole, la fonte del sacro amore, non consentendo emozioni o sentimenti umani estranei alla propria scaturigine, esige la compassione vera: che non impedisca l'amore.
Se si vuole conseguire una radicalità in tale direzione, occorre rendersi conto che qualsiasi fluire del sentire umano è dominato dal sesso. Il sentire umano, finché è vincolato alla corporeità, non può non essere espressione del sesso: persino l'amore filiale, o materno, o paterno. Tema, questo, riguardo al quale Freud ebbe ragioni per prospettare come realtà il quadro della confusione dei motivi, gli stati di fatto psichici, privi del loro retroscena interiore, che gli era impossibile scorgere: onde egli rese il problema sostanzialmente ente senza vie d'uscita e tuttavia fornito di tutte le parvenze di un'impostazione rispondente a realtà.
L'amore non può venire dal corpo, ma dallo spirito: tuttavia, realizzarlo come ciò che viene dallo spirito, è un lungo sentiero disseminato di inganni e di seduzioni, che sono le prove, il cui senso ordinariamente si ha presso le catastrofi della vita, o presso la morte. Solo in quanto ha la forza di liberarsi dal vincolo che gli costituisce l'affetto materno, Parsifal può muovere alla conquista del Graal. Occorre meritare che sentimenti come la compassione o la carità vengano dallo spirito, e non siano un tradimento verso lo spirito, una tentazione interruttrice del sacro amore. La serie dei nobili sentimenti è necessaria all'etica umana, come surrogato della reale dedizione allo spirito: ancora ieri, tale etica poteva godere di ispirazione spirituale, mediata da sacerdoti o da tradizioni. Tale ispirazione è esaurita. Non può esservene altra, ormai, che non venga dalla decisione interiore di coloro che sono chiamati al ritrovamento del sacro amore.
L'amore dei due deve ritrovare anzitutto la sua unicità e la sua capacità di esclusivismo, prima di poter realmente esprimersi come amore verso il prossimo e verso il mondo. Che, lungo il sentiero, un tale amore, come carità, sia esercitato, è un semplice fatto etico, o di rapporto umano, indubbiamente positivo, ovvio nella sua naturalezza, a cui non si commetterà l'errore di dare valore spirituale nel senso dell'accennato mutamento di coscienza. Riversare amore verso gli altri e il mondo, è una possibilità che si consegue ove si sia giunti a una tale pienezza di sé, da poter agire oltre il limite individuale: finché quel limite domina l'azione umana, l'atto più caritatevole è una maya, anche se eticamente necessario, rispondendo a un determinato dharma. Il mondo attuale ci dà il panorama di serie di popoli e di correnti in lotta tra loro, ciascuno tentante di sopraffare l'altro in nome di un bene che presume arrecargli.
La maya del sentire, che è la sottile soggezione dell'anima al sesso, è superata solo dal sentiero lungo il quale Parsifal ritrova l'accesso al Graal: il sentiero del ritorno sacro, che attua la fedeltà all'unicità dell'amore, nel cui nocciolo è il germe della radianza universale del sentire: solo l'amore fedele può riversarsi verso gli altri, senza tradire l'identità con l'essere amato. La fedeltà è la forma di un accordo trascendente, la cui adamantinità non può subire contaminazione dalle ulteriori relazioni del sentire umano. Ma prima di questo grado adamantino, il sentire esige essere orientato dalla disciplina di una dedizione, di cui sia possibile ogni ora del giorno controllare l'intransigenza.
Secondo un insegnamento del Maestro dei nuovi tempi, quel che l'uomo ha veramente smarrito, non è il Logos, ma l'Iside-Sophia, la donna interiore, ovvero il segreto ineffabile della devozione. Iside è stata rapita da Lucifero, perciò occorre penetrare nel regno di Lucifero, se si vuole ritrovare la portatrice dell'Amore Divino. Ogni forma di amore, o di affettività, o di bhakti, può essere l'inganno di Lucifero. L'uomo invero non ha perduto il Logos, perché l'autocoscienza è la forma oscuramente nascente del Logos, la polarità virile del l'elemento androginico: che rimane sterile capacità di auto-affermazione, se non viene avvivato dal principio della sonorità primordiale o della musica delle sfere, di cui il simbolo è la Vergine coronata di stelle, l'Iside-Sophia. L'uomo invero ha perduto la donna interiore, o la sacrità della devozione, il fuoco del sacro amore, la reale kundalini.
Il ritrovamento della Iside-Sophia è perciò la lotta decisiva dell'uomo contro Lucifero. Lucifero, vinto nei cieli da Michael e vinto sulla Terra dal Christo, deve essere vinto entro l'anima dall'uomo. L'uomo non ha mai vinto Lucifero. A proposito di un simile compito, Wolfram von Eschenbach avverte che colui che vuole accedere al potere del Graal, deve aprirsi la strada con le armi in pugno: l'impresa è in sostanza la riconquista del gioiello prezioso, perduto un tempo da Lucifero, perduto poi dall'uomo ad opera di Lucifero: ritornato nelle mani del Signore, al momento dell'Ultima Cena, riportato poi agli uomini dai Custodi del Graal. L'impresa di Parsifal è in sostanza la sua lotta di ogni momento contro l'insidia di Lucifero, sino al momento in cui, un Venerdì Santo, Trevrizent gli comunica il Mistero della Morte e della Resurrezione: il contenuto della Sacra Coppa.
Da "GRAAL - SAGGIO SUL MISTERO DEL SACRO AMORE" di Massimo Scaligero