OSSERVATORE E OSSERVATO
Non è difficile capire ed è anzi evidente che si inizia davvero a lavorare su tutto ciò che
abbiamo dentro quando ci si mette ad osservare seriamente se stessi non più dal punto di vista
del credersi “uno”, ma da quello del sapere che ciascuno è “molti”.
Sono ostacoli che intralciano e vanificano il lavoro di auto-osservazione intima i seguenti
difetti psicologici: mitomania (delirio di grandezza, credersi un dio), culto di se stessi (egolatria,
credenza in un io permanente, adorazione di qualunque specie di alter ego), paranoia (saccenteria,
autosufficienza, superbia, orgoglio mistico, il credersi infallibile, il non saper vedere il punto di
vista altrui).
Quando si continua con l’assurda convinzione di credersi “uno”, di possedere un io permanente,
un serio lavoro su se stessi risulta davvero più che impossibile.
Chi pensa sempre di essere “uno” non sarà mai capace di separarsi dai propri elementi
indesiderabili; considererà ogni pensiero, sentimento, desiderio, emozione, passione, difetto,
ecc., come funzioni diverse e immutabili della propria natura e anzi si giustificherà davanti agli
altri, sostenendo che questi o quei difetti personali sono di carattere ereditario...
Chi accetta la dottrina dei molti io comprende, in base all’osservazione, che ogni desiderio,
pensiero, azione, passione, ecc., corrisponde a questo o a quell’io ben distinto e individuabile...
Qualunque “atleta” dell’auto-osservazione intima lavora dentro di sé con molta serietà e si
sforza di separare dalla propria Psiche i vari elementi indesiderabili che porta dentro...
Se uno inizia davvero ad osservarsi internamente con sincerità, finisce per dividersi in due:
osservatore ed osservato.
Se questa divisione non si producesse, è evidente che non potremmo mai fare un passo avanti
sulla via dell’auto-conoscenza.
Come potremmo osservare noi stessi, se commettessimo l’errore di non volerci dividere in
osservatore e osservato?
Se questa divisione non si producesse, è ovvio che non potremmo mai avanzare di un solo
passo sul cammino dell’auto-conoscenza.
Indubbiamente quando questa divisione non avviene, continuiamo ad identificarci con tutti i
processi dell’io pluralizzato...
Chi si identifica con i diversi processi dell’io pluralizzato è sempre vittima delle circostanze.
Come potrebbe modificare le circostanze colui che non conosce se stesso? Come potrebbe
conoscere se stesso colui che non si è mai osservato interiormente? Come potrebbe auto-osservarsi
se prima non si divide in osservatore e osservato?
Ebbene, nessuno può cominciare a cambiare radicalmente fino a quando non sia capace di
dire: «Questo desiderio è un io animale che devo eliminare», «Questo pensiero egoista è un altro
io che mi tormenta e che è necessario distruggere», «Questo sentimento che ferisce il mio cuore
è un io intruso che devo ridurre in polvere cosmica», ecc., ecc.
Naturalmente, ciò è impossibile per chi non si è mai diviso in osservatore e osservato.
Chi prende tutti i propri processi psicologici come funzioni di un io unico, individuale e
permanente è così identificato con tutti i suoi errori, li tiene così stretti a sé che ha perso in tal
modo la capacità di separarli dalla propria Psiche.
Gente così non potrà mai cambiare radicalmente: sono persone condannate al più completo
fallimento.