SVILUPPO DELLA VOLONTA'
Come si trasmuta il pensiero in modo ch’esso non conduca piú solo a delle immagini, ma diventi interiormente mobile e vivente, cosí si può in certo modo sviluppare anche la volontà. I metodi di trattare la volontà cosí che si impari a conoscerla come una cosa diversa da ciò che è nella vita comune, si trovano descritti nel mio libro Iniziazione – Come si consegue la conoscenza dei mondi superiori?
Questo sviluppo della volontà dà tutt’altro risultato che lo sviluppo del pensiero. Quando nella vita ordinaria si vuole qualcosa, quando si lavora, la volontà penetra, per cosí dire, dentro le membra umane. Si dice «io voglio muovere le mani» ed esse si muovono, ma la volontà si esplica solo in quel movimento. Nella sua essenza, essa rimane veramente sconosciuta. Ma si può, esercitandosi in un dato modo, svincolare la volontà dal suo collegamento con le membra. Si può sperimentare la volontà sola, per se stessa. Il pensiero si può rendere “mobile”, cosí che diventi un ente interiore vivo, una specie di corpo eterico. La volontà si può “trarre fuori”, staccare dalla sua connessione con la corporeità: e allora si sperimenta d’avere in sé un secondo individuo umano in senso ancora molto superiore che rispetto al pensiero. Mercé lo sviluppo della volontà, si sperimenta di avere in sé un secondo individuo, che ha una coscienza sua propria. Lavorando in modo adeguato sulla propria volontà, avviene un fenomeno ch’io non saprei spiegare altrimenti che col ricordare i due stati che si alternano nella vita ordinaria: la veglia e il sonno. Durante la veglia l’uomo vive in modo cosciente; durante il sonno la coscienza cessa.
Ebbene, se diciamo che durante il sonno ciò che vi è in noi di spirituale-animico continua ad esistere, ma non è piú dentro, bensí fuori del corpo, ciò, a tutta prima, è una pura asserzione. Ma lo scienziato dello spirito riesce a poter ordinare, volontariamente, la sua vita corporea cosí come essa si ordina, involontariamente, all’atto di addormentarsi. Egli riesce, grazie allo sviluppo della propria volontà, ad imporre silenzio ai sensi, alla ragione comune. Cosí, in certo modo, provoca volontariamente quella medesima condizione che di solito si produce involontariamente nello stato di sonno. Da un altro lato però, la condizione cosí provocata è del tutto opposta al sonno. Mentre nel sonno noi diventiamo incoscienti e nulla piú sappiamo di noi stessi e di quanto ci sta intorno, in questo caso, grazie allo sviluppo della volontà per tal modo ottenuto, si esce coscientemente dal proprio corpo, e si vede il corpo fuori di noi, come comunemente si percepisce fuori di noi un oggetto esterno. Allora si osserva che dentro l’uomo vive un’entità spettatrice del suo pensare e del suo operare. Questa non è una figura, non è un’espressione metaforica, ma è una realtà. Nella nostra volontà vive qualcosa che interiormente di continuo ci osserva. Questo spettatore interno – lo ripeto – non va inteso figurativamente: l’investigatore spirituale lo conosce come una realtà, come sono realtà gli oggetti che colpiscono i sensi. E allorché si è afferrato interiormente “l’uomo che pensa mobilmente” cioè l’uomo eterico, allora si è penetrati entro un mondo spirituale che veramente si sperimenta come si sperimenta con i sensi il mondo sensibile. Si trova per tal modo nell’uomo un altro uomo, come si trova l’acido carbonico nell’acqua con i metodi della scienza naturale.
Ciò che il pensiero sviluppato raggiunge, non sono fantasticherie, ma visioni spirituali di cose reali; ciò che si raggiunge per mezzo della volontà sviluppata, non sono esperienze ordinarie dell’anima, ma è la scoperta di un’altra coscienza che non sia la solita. Ora, tra l’entità umana che è logica vivente, e l’altra entità umana che è una coscienza superiore, ha luogo un’azione reciproca. E quando si giunge a conoscere queste entità entro l’uomo, si conosce ciò che dell’uomo sussiste anche quando egli varca le porte della morte, quando il suo corpo fisico si distrugge. Si viene a conoscere nell’uomo quella entità che non opera per mezzo del corpo esterno, che è spirituale-animica, che sussisterà dopo la morte, e che esisteva già prima della nascita, o, diciamo, prima della concezione. Si impara a conoscere l’essere eterno dell’uomo, per averlo quasi estratto fuori dal comune uomo mortale, come si può estrarre, per mezzo di un processo chimico, l’ossigeno dall’acqua.
Tutto ciò che ho qui esposto, deve naturalmente sembrare ancora fantastico attualmente, rispetto alle concezioni comuni, altrettanto fantastico di quando Copernico disse: «Non è il sole che si muove intorno alla terra, ma è la terra che si muove intorno al sole». Eppure, ciò che sembra cosí fantastico, in realtà non è che insolito. Le cose che sono venuto spiegando, non sono davvero inventate o sognate; i fatti spirituali possono realmente venir sperimentati come fatti, per via di esperienze interiori. Lo scienziato spirituale non fa una semplice enumerazione dei princípi che costituiscono la natura umana, quando dice che l’uomo è composto di un corpo fisico, di un corpo eterico, di un corpo astrale ecc., ma mostra come la natura umana, quando la si osserva nella sua interezza, si scompone in determinate parti che la costituiscono. E, se si considera bene la cosa, quando si parla di queste parti dell’entità umana, non si intende proprio nulla di mistico o di magico in senso negativo. È la semplice dimostrazione che l’uomo è costituito di singole gradazioni, di singole sfumature dell’entità umana. Questo, in una sfera piú alta, equivale al fatto che si può far agire la luce in modo ch’essa appaia scomposta in sette colori. Come si deve scomporre la luce in sette colori per poterla studiare, cosí, per poter veramente studiare l’uomo, occorre distinguerlo nelle varie parti che lo compongono.
Non dovremo aspettarci che ciò che è spirituale possa essere messo sotto gli occhi fisici e reso accessibile ai sensi. Deve essere sperimentato interiormente, spiritualmente. Chi, in linea di massima, non vuole ammettere come un fatto l’esperienza interiore, spirituale, non potrà considerare altrimenti che come chiacchiere vane le parole dello scienziato dello spirito. Invece, per colui che impara a conoscere i fatti spirituali, essi sono delle realtà in un senso ben piú alto che non lo siano i fatti fisici. Quando la pianta è cresciuta ed ha sviluppato fiori e frutti, dal suo seme si sviluppa una nuova pianta; e chi impara a conoscere il seme, sa ch’esso contiene in sé tutta la potenzialità della pianta, e che una nuova pianta sorgerà da quel seme. Ciò che è dell’anima e dello spirito, si deve imparare a conoscere da fatti animici e spirituali. Allora si sa che nel pensiero vivente, che si afferra con la coscienza estratta dalla volontà, si è riconosciuto un germe di vita che varca le porte della morte, che dopo la morte vive nel mondo spirituale e ritorna poi alla vita terrena. E come è vero che il seme di una pianta sviluppa una pianta nuova, cosí è vero che ciò che esiste nell’uomo come nucleo essenziale, sviluppa una nuova vita terrena. Si riconosce quest’uomo nuovo entro l’uomo attuale, poiché diventa vivo interiormente.
Le scienze naturali hanno i loro metodi per calcolare dati avvenimenti che devono svolgersi nel futuro. Dalla reciproca posizione del sole e della luna si può calcolare quando, in avvenire, avranno luogo delle eclissi solari o lunari. Basta conoscere i fattori relativi, e si potrà calcolare quando, in avvenire, avverrà un determinato rapporto di posizione fra corpi celesti. In questi casi, trattandosi degli spazi esteriori, bisogna sapersi servire delle matematiche. Ma ciò che si sperimenta interiormente come germe di vita, contiene pure in modo vivo l’indicazione delle future vite terrene. Come nei rapporti attuali tra il sole e la luna sta l’indicazione delle future eclissi solari e lunari, cosí in ciò che attualmente vive in noi sta l’indicazione di future vite terrene. Ma questo non ha nulla a che fare con la cosiddetta trasmigrazione delle anime insegnata da piú antiche dottrine; ha a che fare con ciò che la moderna Scienza dello Spirito scopre dai fatti della vita spirituale che possono venir investigati.
Ora, se si vogliono comprendere i veri fondamenti dell’indagine spirituale, bisogna considerare attentamente alcune cose. Trattando il pensiero e la volontà nel modo indicato, si giunge ad uscire con la propria parte animico-spirituale fuori del corpo. Si è allora fuori del corpo: e come di solito si hanno davanti a sé gli oggetti esterni, cosí si ha allora davanti a sé il proprio corpo fisico. Ma l’importante è che si può veramente anche osservarlo di continuo. E quando si tratta di indagine spirituale nel vero senso della parola, come noi l’intendiamo, non deve mai accadere ciò che si verifica in qualsiasi stato d’animo morboso. Che cos’è infatti la caratteristica di una vita animica morbosa? Se una persona viene ipnotizzata o immersa nel cosiddetto “stato di trance” e parla dalla sua subcoscienza (ciò che spesso viene considerato una specie di chiaroveggenza), la caratteristica di questi fenomeni sta nel fatto che mentre è attiva la nuova coscienza, la coscienza ordinaria è assente. La coscienza ordinaria si è trasformata in una coscienza oscurata, anormale. Osservando uno stato dell’anima morboso, anormale, non si potrà mai affermare che accanto a questo stato morboso sussista in pari tempo quello sano, normale; poiché allora la persona non sarebbe malata o anormale.
Invece, nella vera indagine spirituale, si può dire che l’uomo raggiunge bensí una coscienza diversa, ma che, come uomo normale, egli sta continuamente accanto a se stesso. Lo stato speciale dell’investigatore spirituale, se è giusto, non si sviluppa mai fuori dalla vita normale dell’anima, ma si sviluppa accanto a questa vita normale. Se qualcuno è un vero investigatore spirituale, egli vive, durante la sua indagine, fuori del suo corpo; ma il suo corpo con tutte le funzioni normali dell’anima, col giudizio solito che resta completamente normale, continua ad agire indisturbato. Egli resta un uomo normale, sebbene con ciò che ha sviluppato in sé sia uscito dal suo corpo; e nessuno che non sia capace di intraprendere da sé un’indagine spirituale, dovrà accorgersi ch’egli vive in un altro mondo. Accanto all’ipnotizzato non vi è il non ipnotizzato; accanto all’uomo che sviluppa in sé una vita morbosa dell’anima non vi è l’uomo dalla coscienza normale. Ma la caratteristica dell’indagine spirituale è appunto questa: che mentre essa ha luogo, lo stato normale dell’uomo sussiste sempre completamente. E appunto in grazia di ciò, lo scienziato dello spirito è in grado di distinguere la vera indagine spirituale da ciò che si manifesta in qualsivoglia stato morboso dell’anima.
Da: R. Steiner, Problemi spirituali.
Conferenza tenuta a Liestal nel 1916, Ed. Carabba, Lanciano 1938.