IL DISCORSO DELLA MONTAGNA
Il Discorso della Montagna è la piú importante manifestazione del Cristianesimo. In genere si crede che si tratti di una predica che Gesú pronunciò alle turbe dall’alto di un monte. Ma “salire sul monte” è un termine chiave antichissimo che si trova in tutti i linguaggi segreti.
Cosí anche “amare” è un termine-chiave occulto. Con “il discepolo che il Signore amava” è sempre indicato l’autore del Vangelo di Giovanni, benché in tutto il Vangelo di Giovanni, e nemmeno nella Crocefissione, sia mai citato il suo nome. Si dice: «Quando Gesú vide Sua Madre e vicino il discepolo che amava». Questo termine “amare” ha un significato profondo. Il discepolo di un Maestro che sia accolto e portato nella massima profondità della scienza occulta, è detto “il discepolo che il Maestro ama”.
“Salire sul monte” vuol dire penetrare nella profondità dei Misteri e ricevere l’insegnamento in parole che i discepoli ripeteranno a loro volta al popolo. Noi non leggiamo le parole del Vangelo come si deve, ma come scivolando via. Il passo di Matteo 5,1 tradotto in modo esatto dice: «Vista la moltitudine, Egli salí in disparte su un monte e i discepoli vennero a Lui». Gesú dunque si allontanò dalla folla e parlò ai soli discepoli. Gesú Cristo parlava in due modi diversi: si esprimeva in parabole quando si rivolgeva popolarmente alle turbe, ma ai discepoli spiegava il senso occulto delle parole, quandosi trovava con loro “sul monte”.
Spirito, perché troveranno in sé il Regno del Cielo». Le parole, anzi le stesse lettere, hanno tutte un significato misterioso, profondo. Il nostro “Io” tedesco, ICH, con il suo gruppo di lettere I, C, H, contiene le iniziali di Gesú Cristo: I Ch. I grandi Iniziati costruivano le frasi in modo che risultasse Ich = Jesus Christus. Solo un popolo poteva trovare la nascita del nome di Gesú dall’Io, e cosí è sorta la grande mistica tedesca. Vi sono molte altre parole tedesche che contengono un significato profondo: per esempio “heilig” è santo, ma anche essere sano, fondamentalmente sano, ovvero “selig sein”, essere beato, o ripieno di anima, trovare in sé il contenuto dell’anima, avere in sé l’impulso di portare sempre piú l’anima verso lo Spirito. Non è però esatto quello che dicono molti, che basti cioè guardare dentro di sé per trovare Dio. Se infatti guardiamo semplicemente dentro di noi, troviamo solo quello che c’è in noi. Dobbiamo svegliare le nostre aspirazioni, la nostra individualità deve uscire dal sé: questo è il significato di “conosci te stesso”.
L’introspezione dell’uomo non deve fornire convinzioni ma incitamento.
- «Beati coloro che prendono su di sé il dolore, perché troveranno in sé la consolazione». Il dolore si presenta come uno dei grandi enigmi del mondo. I Greci, questi individui liberi, gai, che tenevano tanto alla vita, per i quali la gioia dei sensi era come l’aria per il respiro, fanno rispondere al Sileno, quando gli viene chiesto quale sia la cosa migliore: «Infelice stirpe di un giorno! La cosa migliore per te è irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere nulla. Ma la cosa che viene subito dopo per te è morire presto».
Esopo dice che si ottiene la saggezza dal dolore. E Giobbe, dopo tutte le sofferenze che gli sono state imposte, arriva a questa conclusione: il dolore nobilita l’uomo, lo purifica. Come mai, dopo aver assistito a una tragedia, usciamo dal teatro con un senso di appagamento? L’eroe è vincitore rispetto al dolore. C’è un rapporto tra il progresso dell’uomo e il dolore, se è accettato. Dolore e sofferenza dell’anima si esprimono, a chi sa riconoscerli, attraverso la fisionomia. L’uomo deve crearsi un organo spirituale per essere in grado di sopportare il dolore. Come l’occhio è formato dalla luce e l’orecchio dal suono, cosí il dolore e le sofferenze formano organi spirituali. L’uomo porta in sé la consolazione di sapere che può sopportare il dolore: l’uomo si sviluppa attraverso il dolore.
- «Beati coloro che sono di animo mite, perché possederanno il Regno della Terra». Due forze agiscono nel mondo: da un lato l’egoismo e dall’altro l’amore, o la compassione. Se l’amore cresce, diminuisce l’egoismo. Essere di animo mite, si intende anche come in Luce sul sentiero [di Mabel Collins]: «Prima di poter parlare al cospetto dei Maestri, la voce deve perdere l’uso di ferire». Si deve andare incontro a tutti con animo amorevole, cosí che la voce non ferisca piú. Allora diventiamo miti come è inteso nel Discorso della Montagna. Scopo dell’evoluzione terrestre è l’amore che possederà il Regno della Terra.
«Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché in sé saranno saziati». Qui il Cristo dice ai discepoli tutto il significato delle forze interiori piú profonde dell’anima umana. Date amore agli altri, non lo chiedete, e allora l’amore diverrà generale, quando cioè ognuno lo praticherà verso gli altri.
- «Beati i misericordiosi, perché attraverso se stessi raggiungeranno la misericordia». Dobbiamo immedesimarci nei sentimenti di ogni singolo uomo, e allora la misericordia compiuta e donata da noi, irraggerà incontro a noi per mezzo degli altri.
«Beati coloro che hanno purezza nel cuore, perché vedranno Dio attraverso se stessi». Questa è una introduzione alla mistica. Dobbiamo purificare il cuore. L’occhio con il quale si vede Dio è il cuore. Il cuore, non il cervello, è l’organo del futuro: rispetto a Dio, è ciò che sono gli occhi puri rispetto alla luce.
- «Beati coloro che portano la pace, perché diverranno figli di Dio per mezzo di se stessi». La via
dell’anima va da Dio, attraverso l’uomo, a Dio. Un tempo le anime erano pacifiche, e la pace porterà di nuovo le anime all’Essenza Divina.
«Beati coloro che soffrono persecuzioni per la giustizia, perché loro è il Regno dei Cieli». Gesú Cristo esige che l’uomo ponga a se stesso questa richiesta di giustizia, e allora la giustizia lo disseterà. L’esigenza terrestre e quella celeste sono sempre tenute separate.
- «Beati sarete voi quando per causa mia gli uomini vi oltraggeranno, vi perseguiteranno e diranno ogni male di voi, mentendo». Il Cristianesimo non deve essere confuso con altre religioni. Nel buddismo, per esempio, è importante eseguire tutto ciò che ha insegnato il Buddha. Lo stesso vale per l’insegnamento di Hermes in Egitto, di Zarathustra in Persia e cosí via. Ma il Cristo era presente Egli stesso. I discepoli erano chiamati a dare testimonianza: lo abbiamo veduto, abbiamo messo il dito nelle cicatrici dei chiodi. L’Apostolo Giovanni, nel suo Vangelo, parla soprattutto di Gesú Cristo. Il Cristianesimo deve credere a Gesú Cristo stesso, non solo ai suoi insegnamenti. Il Logos scese nell’Uomo-Dio, la Parola si è fatta carne in un Uomo, ed ha veramente abitato fra noi. Sono beati tutti coloro che hanno fede nell’Unico in un Uomo, il quale ha veramente abitato fra noi. Sono beati tutti coloro che hanno fede nell’Unico in cui si è incarnato il Logos. Solo quell’Unico può dire: «Beati sarete voi, quando sarete perseguitati per causa mia».
«Siate di buon animo e rallegratevi, perché porterete frutti nei Cieli. Cosí infatti hanno perseguitato i Profeti». Questi sono gli uomini-Io ispirati dalla Divinità.
«Voi siete il sale della Terra». Il sale indica tutto ciò che porta saggezza alla Terra. Qualcuno potrebbe osservare che in riferimento alla conclusione del capitolo 7, 28-29: «E avvenne che
quando Gesú ebbe finito questo discorso, il popolo si spaventò, perché Egli predicava con forza e non come gli scribi», sembra che Gesú avesse proprio parlato alla folla.
Ma quei versi non si riferiscono al Discorso della Montagna, che anzi contrasta con ciò che aveva
suscitato l’agitazione delle turbe.
Il popolo si sgomentò per un discorso di Gesú, ma si trattava di un altro Discorso, non di quello della Montagna, e ne nacque tumulto e agitazione. Si devono seguire esattamente tutti gli avvenimenti del Vangelo, e leggere le parole nel modo giusto. Solo cosí si comprendono in modo nuovo le cose che prima si leggevano solo superficialmente.
Risposte di Rudolf Steiner a domande del pubblico in merito alla presente conferenza
D. Che cosa si può dire dei due ladroni che furono crocifissi insieme a Gesú?
R. Ricordiamo anzitutto che la spiegazione simbolica non esclude la realtà del fatto. Molti vogliono
spiegare tutto solo letteralmente, e credono che Gesú sia stato solo un uomo che è veramente
vissuto, e non possono credere che dietro a tutto ciò si celi un significato piú profondo. Altri invece vogliono spiegare tutto in modo occulto, e non vogliono credere agli eventi storici. Il simbolo, però, è anche evento reale. L’esistenza del Cristianesimo può essere intesa solo se considerata come fatto reale. È il segreto dell’evoluzione umana: il Cristo tra i due ladroni, di cui uno si pente e l’altro si ostina. È di nuovo il confronto fra egoismo e amore: l’amore fondato su
legami di sangue e l’egoismo che li vuole spezzare. Cristo mette l’armonia, ecco il significato delle tre croci sul Golgotha, il principio del Bene e il principio del Male. «In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso». Paradiso è una parola chiave, significa: sarai con me in un luogo fuori della vita consueta. Prima di diventare colpevole, l’uomo viveva in seno alla Divinità. Come si riacquista il diritto a divenire figli di Dio? Con l’amore per la pace! Come lo si perde? Con l’egoismo!
D. Anche altri popoli hanno nel vocabolo Io le iniziali I-Ch?
R. Vale solo per la lingua tedesca. L’Ich tedesco dà forza all’anima. Che queste siano anche le iniziali del nome del Cristo deve renderci piú viva la parola. Piú si va verso Oriente, piú è ricca la lingua; piú si va verso Occidente e piú diventa povera. L’America è la piú povera, ha il vocabolario piú limitato. Le preghiere delle lingue antiche perdono la forza originaria quando sono tradotte in lingue piú recenti. Nelle parole latine del Pater noster c’è piú forza che nella traduzione tedesca. La lingua dell’antico Pater noster è l’aramaico. Chi lo pronunciava in aramaico ne sentiva la forza magica. Dobbiamo restituire potenza alle parole nel linguaggio, comprendendole in modo esatto. I quattro periodi de La Luce sul sentiero, per esempio, non hanno in inglese la stessa forza che in tedesco. In nessuna lingua hanno un suono bello come in tedesco, che ne è la traduzione migliore.
D. [La terza domanda non è comprensibile]
R. I primi naturalisti consideravano la Bibbia con il massimo rispetto. Il parroco X dice: «Mosè ne sapeva quanto lo scienziato attuale, dato che era ispirato». Quel parroco spiega la Bibbia in modo sottile e brillante. Quando iniziò la critica della Bibbia, si persero rispetto e reverenza. Ma dalla critica biblica non verrà mai nulla. La Scienza dello Spirito ha invece qualcosa di particolare: il sentimento. Ogni pensiero ne è percorso, tutto ne è compenetrato. E che cos’è questo sentimento? Abbiamo un sentimento nei confronti della natura, ma non la critichiamo. La Scienza dello Spirito vuole comprendere liberamente, vuole con la ragione seguire tutto nella vita; non vuole usare il metro della simpatia e dell’antipatia, ma tutto comprendere con profondità sia della vita umana che del Mondo spirituale.
Per poter comprendere la Scienza dello Spirito, occorre formarsi un modo di pensare riguardo
alla vita spirituale come riguardo alle ricerche nel campo della natura. La Bibbia dovrà diventare un libro davanti al quale la critica non potrà che tacere. Quando si legge nel modo giusto e senza preconcetti, avviene che si cominciano a percepire espressioni ed esperienze di cui prima non si aveva idea. Si trovano allora saggezze profonde, mentre prima ci si metteva da sé ogni ostacolo sul proprio cammino.
La ricerca spirituale deve dare la chiave per leggere la Bibbia nel modo giusto. Allora la critica
sarà sostituita da spiegazioni profonde e accurate.
Le scienze naturali trattano solo le manifestazioni materiali, e non tengono conto del fatto che dietro a queste si trovi tutta una evoluzione spirituale. Compito della Scienza dello Spirito è indagare l’essenza dell’uomo e la sua evoluzione nel cosmo. La saggezza deve indicare dove fermare l’indagine naturalistica e far subentrare l’indagine spirituale, giacché il naturalista vede solo l’esteriore, vuole sondare gli atomi. E proprio quello che il ricercatore materialista non riesce a spiegare, è una realtà esistente. Anche lo haeckelismo è vero per il ricercatore spirituale, finché si limita a descrivere cose esteriori. Ma il ricercatore dello Spirito vuole guardare con occhi spirituali, con occhi piú evoluti, i delicati processi del divenire, e vuole studiare quali fatti spirituali accompagnino i fatti esteriori.
Quando si osservano tutte le cose, si percepisce anche quanto nell’uomo è sovrasensibile.
Noi percepiamo il mondo fisico secondo gli organi sensori di cui disponiamo. Chi dunque discute e dice che esiste solo ciò che vede fisicamente, non ha risvegliato in sé alcuna forza spirituale. Ogni volta che un uomo sviluppa un nuovo organo, percepisce un nuovo mondo. Possiamo
conquistarci occhi e orecchi animici. Se l’uomo ha sufficienti energia e pazienza, diventa un Iniziato. L’Iniziato deve esprimere in immagini del mondo fisico ciò che vede con gli occhi spirituali. Goethe, che era un Iniziato, intendeva questo con il verso «Tutto l’effimero non è che un simbolo».
Esprimere le grandi verità spirituali con un simbolo, con immagini adatte, si chiama “conoscenza immaginativa”. Quindi la Scienza dello Spirito non vuole allontanare dalla materia, bensí vede nella materia lo Spirito condensato che si comporta rispetto alla materia come il ghiaccio con l’acqua.
La creazione in sette giorni è un’immagine dei grandi fatti spirituali. Chi possiede la chiave di lettura della Bibbia, può sempre prendere la Bibbia letteralmente. Nessun documento contiene meglio della Bibbia le verità della Scienza dello Spirito, la quale aspira a spiegare la Bibbia con la ragione e senza impacci. La divisione dell’opera della creazione in due parti potrà essere compresa quando si comprenderà che cos’è l’uomo asessuato: l’uomo spirituale astrale. Poi ebbe luogo una rotazione: l’uomo spirituale asessuato divenne l’uomo fisico bisessuale. Ecco perché si parla di una duplice creazione. Si ode spesso dire: «La lettera uccide, lo Spirito vivifica», e con questo ognuno intende il proprio Spirito. Goethe dice: Finché non lo fai tuo, questo “muori e diventa”, non sei che uno straniero ottenebrato sopra la terra scura. Questo “muori” non vuol dire “uccidi il tuo corpo fisico”, ma crea in te un nuovo uomo che ti dia lo strumento per il Mondo spirituale. Sarà lo strumento di una nuova forza.
“Muori e diventa” dobbiamo dirlo anche alla lettera. Nella Scienza dello Spirito tutto ha valore, anche la cosa piú piccola è un’espressione dello Spirito materializzato. Chi combatte la Bibbia non la comprende: combatte la sua stessa fantasticheria. Molti uomini hanno la presunzione di fondare una fede. Ma è meschino e vanitoso contentarsi poi nella consapevolezza: «Come siamo stati capaci di fare grandi cose!».
La Scienza dello Spirito vuole indagare sempre di piú, vuole approfondire la lettera con amore e
aprire all’anima la Via verso la Divinità.
Rudolf Steiner - Da una Conferenza tenuta a Stoccarda il 19 gennaio 1907 – O.O. N° 97 Traduzione di Giovanna Scotto.