Vexilla Regis pròdeunt …
Paolo M. Virio
Vexilla Regis pròudent:
Fulget Crucis mysteryum,
qua vita mortem pertulit,
et morte vitam pròtulit.
Il venire sulla terra, più che con la reincarnazione, va visto in rapporto con il Karma, con l’io contingente, ente di brama, e corpo karmico di colpa. Il principio spirituale trascendente (nudo e puro) va ad animare un ente, l’ente fa molte esperienze (ciò implica la finalità e le reincarnazioni), di volta in volta animerà ripetutamente un io contingente, ch’è identificato all’ente di brama che deve essere risolto. Lo spirito individuale trascendente quasi angelo che volontariamente decaduto nei mondi inferiori, formali, ossia unito a un ente (relativo alle sue brame, con conseguente nascita di un io contingente), torna sempre a rianimare detto ente fino a che non lo ha risolto (la reincarnazione perciò non riguarda i singoli io ma è vera solo per lo spirito). Lo spirito (auriga) guida il carro (ente o suo corpo karmico di peccato) a tappe (reincarnazioni) lungo la strada (dall’Espulsione alla Reintegrazione, alla finalità), cambiando il cavallo (io inferiore, contingente) a ogni tappa. L’auriga è sempre lo stesso e alla metà il carro è trionfale (ente risolto o corpo di gloria) adornato dei vari cavalli (o, altro simbolismo, vesti di luce, ossia esperienze divenute anch’esse risolte). Infatti, in questa concezione, l’ente è anche composto – per via karmica – delle influenze di famiglia, nazione, razza, epoca, ciclo, ecc. che vengono ricapitolate e il risolvere l’ente significa, altresì, risolvere gli antenati, almeno in quello che tra loro è anche retaggio comune. La mònade geniale, come ego e corpo assommativo, è il campo di quella legge di causalità che in Estremo Oriente è definita legge delle azioni e delle reazioni concordanti, e che è più conosciuta dagli Occidentali moderni con il nome sanscrito di Karma, termine questo che in India ha parecchi significati nell’uso comune, ma che iniziaticamente compendia e sintetizza il concetto di: karma maturato in vite passate, karma in formazione, karma che darà i suoi frutti nel corso di vite ulteriori. Il karma è dunque la relazione dinamica tra la causa originaria degli eventi e la loro forma visibile, aspetto con il quale si manifesta come effetto al presente. L’idea del karma è connessa con l’idea della reincarnazione perché nelle vicende quotidiane (in ciò che comunemente sono chiamate forme di destino, fato, sorte, caso) riaffiora la trama delle forze del passato: azioni compiute dall’uomo sia in stato di coscienza che di irresponsabilità. Il passato, la somma delle cause precedenti, è una realtà alla quale tutti debbono sottostare, in quanto è già compiuto ed esiste, e costituisce la trama invisibile con la quale è tessuta la nostra vita presente. Questa realtà alla quale tutti dobbiamo sottostare subirà un mutamento redentivo se il Male sarà considerato sotto il suo vero aspetto, cioè di una mancata armonia, disarmonia nella Armonia Divina; la disarmonia tra lo spirito dell’uomo e l’Armonia Divina suscita il doloroso sbandamento di tutte le Forze umane, avulse dal loro Centro, Dio. Perché per comprendere pienamente il destino dell’uomo e il corso reintegrativo dell’umanità stessa, bisogna rifarsi al concetto di caduta dell’uomo da uno stato di perfezione originale ammesso con forme diverse da tutte le antiche religioni e tradizioni sacre, e che, inoltre, a tale concetto di caduta è correlativo quello di un sacrificio. Si ritorna sulla terra non per aggravare questo karma con l’aggiunta di altri errori ma per liberarsene mediante la conoscenza di questo e con l’azione interiore, una via cosciente che tende alla eliminazione del karma, per giungere alla libertà vera. La cognizione di comprendere la singola attuale esperienza di vita in rapporto al Karma, deve dare all’uomo la capacità dello svolgersi del processo, come se ne conoscesse e possedesse la trama, e prevenirlo, cioè, sostituirsi al karma con la volontà di una scelta interiore che propone di svolgere la propria vita fusa alla Luce del Cristo e di accettarla come la singola missione redentiva da compiere. Il decorso karmico si manifesta sempre tramite il dolore, dal dolore l’uomo riceve la connessione con il karma. Il dolore individuale dovrebbe essere per l’uomo motivo e causa di conoscenza, di risveglio di coscienza e prova di superamento: comprendere come il dolore sia il veicolo di Forza e non di odio o ribellione. Nel proprio dolore o zone malate dovrebbe scorgere la natura e forma delle proprie manchevolezze, riguardanti lui, non gli altri, unicamente il suo passato, il suo carattere, le sue deformità, le sue vite trascorse; invece nella maggior parte dell’umanità il dolore viene trasformato in odio, in uno stato di ribellione, un non accettare il dolore come mezzo di purificazione del proprio karma, un non rifluire nel Cristo e nello stato di Grazia, nel suo Amore. In tal modo il karma invece di essere risolto viene bloccato, alterato e sempre più difficile a risolversi. ll dominio puramente spirituale è il solo dove le tante difficoltà e opposizioni possono perdere il loro senso, ma finché il dominio psichico non è completamente e definitivamente sorpassato, le disavventure di venire sulla terra sono sempre possibili. Ogni azione virtuosa è origine di bene e ogni azione viziosa cagionerà dolore; chiunque compia azioni non rette raccoglierà il frutto di queste sotto la forma di pena, sofferenza e dolore; ecco perché si devono controllare e dominare le tendenze naturali, contrarie ed opposte al Bene, ed inserirsi nello stato di Grazia, Forza soprannaturale che il Cristo comunica. Nella Rivelazione cristiana il dolore diviene elevazione soprannaturale, in quanto si innesta, non al dolore ut sic, ma alla onnipotenza dell’Amore del Cristo che lo assume e lo sublima. Il Dolore che fino al Cristo era considerato una Forza di oppressione e di perversione, inquadrato in una economia di misericordia infinita, Cristo rende il Dolore, Forza di elevazione e di redenzione. Il Dolore, prima del Cristo era considerato penalità d’una colpa, eredità esasperante dell’umanità e causa karmica: col Cristo, il dolore, da strumento di colpa diviene una Forza che innestata al suo Amore, alla sua Misericordia rinnova e redime le anime. Cristo ha assunto in Sé il peso della Colpa! Nella sua Misericordia per la umanità ha spezzato la continuità di un Ciclo karmico che prima di Lui si compiva in un susseguirsi continuo di morte e di rinascita.
Egli con la sua Morte ci ha aperto la via alla Liberazione. Innestandoci nel suo Amore, ci dona con il perdono lo stato di Grazia, il risveglio della coscienza, il risorgere alla Vita. Nella liturgia del venerdì santo, la Chiesa fa pronunciare al Celebrante, questa orazione: Deus, qui peccati vèteris hereditariam mortem, in qua posteritatis genus omne succèsserat, Christi tui Domini nostri, passione solvisti: da, ut, conformes eidem facti; sicut imàginem terrenae naturae necessitate portavimus, ita immagine celesti gratiae sanctificatione portemus. Fuori della Rivelazione cristiana, staccato da questo Amore nuovo che lo rende centro di sublimazione, il dolore continua a conservare il suo carattere primitivo: è solo in rapporto al Cristo, al Mistero del Golgotha che il concetto del Male come causa karmica del dolore può mutarsi il concetto di liberazione. Il dolore è vissuto dal Cristo che lo sublima, rendendolo per l’uomo mezzo di ascesa, di valore redentivo e rigenerativo, perché investito dalla sua Luce di Amore. Perché Cristo è la Potenza che spezza la forza avversa del ciclo karmico delle nascite; Cristo è il Redentore, il Salvatore che ha assunto in Sé nel Mistero del Golgotha, nel Mistero della Croce il peso del Karma universale. Perché solo nel mistero della sua Incarnazione, Vita, Passione, Morte, Resurrezione è contenuta la Potenza che ha infranto il Destino: la Legge che gravava sulla Umanità, sul Cosmo, sull’anima dell’uomo. Cristo Gesù è il Rinnovatore eterno dell’Umanità, con perenne divino carattere redentivo. La Gnosi dei primi secoli lo afferma; Clemente d’Alessandria lo conferma: Da questa disputa con gli Arconti, dalla battaglia delle Potenze il Signore ci libera, Egli ci dona la pace, ci salva da questo disordine delle Potenze e dei cattivi Angeli. È per causa loro che l’uomo è soggetto e abbandonato a tanti mali. Il Salvatore è venuto per dare alle anime e alle cose della terra questa pace che viene dal Cielo. Egli è l’Astro nuovo, la Luce che spezza l’antico potere delle costellazioni del Fato. Egli con la Sua Luce apre la Via nuova e salutare. Egli è il Liberatore, l’Annunciatore dei nuovi Misteri, il cui perfetto compimento libera l’anima dalla Legge imposta dagli Arconti. Egli è il Soter la cui missione è di guidare gli uomini e far passare coloro che credono in Cristo dal Regno della Metensomatosi a quello di Luce stabilito dalla Provvidenza e dalla Grazia. La nascita del Salvatore ha messo in fuga le forze del Fato, il Battesimo del Signore ci ha liberato dal fuoco, la Sua Sofferenza dalla sofferenza del ritorno, affinché tutti noi Lo seguiamo. Ogni uomo che con amore seguirà il Cristo e compirà perfettamente i Misteri rivelati dal Verbo, si libererà e alla sua morte l’anima, lasciando il corpo di materia che solo è sotto l’impero degli Arconti, attraversando tutti i luoghi dove regnano gli Arconti e tutte le zone di Luce, andrà fino al Luogo del Suo Regno.
tratto da “Esoterismo Cristiano e Amore” di Paolo M. Virio – Edizioni SophiaRoma