MEDITAZIONE DAVANTI AL TEMPIO
Parlando del Tempio, generalmente si evoca un edificio costruito dall’uomo.
Un edificio ben piccino, in verità, sotto il cielo infinito.
Ma per l’uomo che vi si pone davanti, Ego, il luogo della sua presenza costituisce il centro del suo mondo. Esiste ciò che l’uomo guarda e ciò che, dentro di lui, viene guardato. Ciò che egli vede al di fuori di sé è parziale, mentre ciò che in lui vede è totale.
Ciò che l’uomo mette di se stesso nelle proprie opere per lui è tutto, l’opera di per sé è ben poca cosa.
L’Uomo ha cercato dentro di sé la propria ragion d’essere, poi la causa del proprio essere e infine, a misura di se stesso, ha immaginato un certo ordine per il divenire del tutto. Sempre a misura di sé. Non riuscendo a trovare una Causa iniziale tangibile e definibile, egli l’ha chiamata Dio. Poiché questi deriva da dentro di lui, fatto a sua immagine, egli allora costruisce una casa per il suo Dio, poiché è molto difficile pregare sotto la volta del cielo stellato.
Questa casa è sempre il simbolo dell’uomo che l’ha edificata. È la casa di Dio. Non è il Tempio. Questo non è, infatti, a immagine dell’uomo che l’ha costruito, bensì a immagine dell’Uomo cosmico che è dentro l’uomo terrestre e che il Tempio spiega.
Operare è rendere concreto, rendere sensorialmente afferrabile ciò che lo spirito concepisce.
Tutto ciò è nascita e quindi sarà anche morte. [...]
Noi ci interroghiamo in un deserto; ma, quando interrogandoci, ci contrapponiamo all’Universo, allora questo deserto diviene il sagrato davanti al Tempio e questo ci appare come un ostacolo. La dialettica tra il Me e l’In-Sé costituisce il muro di chiusura che divide il paradiso unitario dall’Universo operato.
Questa chiusura è repulsiva, insperabile poiché non è completamente definita. È per questo che l’Arcangelo dal gladio di Fuoco si trova alla porta d’Oriente e non a quella di Mezzogiorno. È ciò che divide gli opposti, i poli, i contrari, i complementi, la notte dal giorno delle apparenze, Adamo ed Eva.
La scelta apre o chiude la porta del Tempio, là dove la Luce senza ombre rivela la causa del mondo binario, opera delle antinomìe.
Colui che riuscirà a varcare la soglia, riconoscerà che ciò che v’è in lui di materiale, femminile, passivo e acquatico è la Luna, mentre ciò che vi è di attivo, caldo, ardente e privo di forma è il Sole.
Saprà che, nel mondo della Dualità, egli progettava nel Cielo questa luna e questo sole; dimenticava che già esistevano in lui, per non vederli più se non al di fuori di sé. È il luogo – o il “momento” – che viene chiamato il “rovesciamento delle luci”, allorquando l’intelligenza entra nel cuore.
Questa entrata del Tempio costituisce anche il luogo in cui il neofita deve incontrare il Sacerdote, vale a dire il Vegliardo, così è chiamato il Saggio. Se la grazia avrà illuminato il discepolo, il Saggio sarà in lui e gli parlerà, altrimenti egli dovrà cercare al di fuori di sé, poiché è assai difficile riuscire a orientarsi da soli attraverso il dedalo del Tempio.
R.A. Schwaller de Lubicz