LA GRATITUDINE
La gratitudine è, infatti, in sé sostanzialmente pensiero puro, che reca l'accordo del pensare con le forze profonde del sentore e del volere.
Il riesaminare la storia della propria vita e il rendersi conto di quanto si deve agli altri per ciò che si vale ora, il rievocare determinati esseri da cui si è ricevuto aiuto morale o pratico, il ristabilire mediante il ricordo il rapporto di riconoscenza con coloro che sono all'origine di mutamenti decisivi nella nostra vita: significa ristabilire una condizione di verità dell'anima che si era necessariamente deteriorata. Significa connettere l'anima con le proprie forze originarie: cioè congiungersi con il contenuto benefico del karma, e sollecitarne la continuità.
Il sentimento della gratitudine reca virtù terapeutica, perché risveglia mediante il ricordo le forze estrasoggettive dell'anima: che sono le forze di profondità dell'Io, normalmente operanti mediante il karma. L'esercizio della gratitudine, come meditazione, libera l'anima dai vincoli sottili della malvagità, in quanto realizza la connessione con l'elemento di perennità delle altrui anime: in realtà il Divino cerca il Divino da anima a anima.
Scoprire il celato elemento della ingratitudine verso chi ci ha aiutati o illuminati , significa aprire il varco alla più intima potenza di Luce. L'ingratitudine è in effetto la celata avversione dell'ente ahrimanico verso chi ha cooperato al risveglio della vita interiore. Sbloccare il sentimento della gratitudine è un'operazione essenzialmente logica, perché ristabilisce la connessione interrotta tra la coscienza e il suo fondamento sovrasensibile. La connessione ristabilita è la forza della guarigione.
L'esercizio della gratitudine diviene particolarmente rigeneratore della vita dell'anima, quando, in riferimento alla medesima persona, deve lottare contro sentimenti di accusa o di rancore. Questi sentimenti vanno eliminati come non rispondenti alla verace natura dell'anima, ma soprattutto non rispondenti alla realtà interiore della persona in questione: realtà verso la quale unico veicolo dell'anima è la gratitudine. Ciò che di buono ci è venuto da un altro essere, ci congiunge con la sua verità: non si verifica l'opposto. Occorre in tal senso rivedere i rapporti umani trascorsi, per scoprire stati di menzogna che ci impediscono di trovare la connessione di verità con gli altri: la vera socialità, il germe della guarigione. Non v'è individuo incontrato nell'esistenza, a cui non si debba gratitudine per un dono, sia pure minimo, ricevuto. Il vero rapporto con l'altro è questo. Il problema sociale ha, alla base delle sue soluzioni tecniche, questo sentimento.
Ma, oltre a creature umane verso cui restaurare la gratitudine, esistono avvenimenti o occasioni di destino, cui si debbono i mutamenti benefici della propria vita: rispetto ai quali è suscettibile il più efficace sentimento di gratitudine: quello che essenzialmente postula nell'umano il Superumano. Qui s'incontra la fonte stessa delle forze guaritrici, perché sollecita La connessione dell'Io con l'Io superiore. In tale direzione il sentimento di gratitudine può essere esteso a tutto ciò che quotidianamente ci viene incontro a facilitarci il compito dell'esistenza: a tutti i mezzi necessari allo scorrimento della vita, che troviamo a nostra disposizione e a cui ha operato l'umanità precedente. Di tutto quello di cui fruiamo durante il giorno per continuare l'esperienza umana, dobbiamo essere grati a coloro che hanno operato prima di noi, così come a coloro che nel presente quotidianamente operano.
L'assenza di un sentimento di gratitudine sia verso gli uomini sia verso il creato- il mondi minerale, il vegetale, l'animale - che è a nostra disposizione, è in effetto uno stato di menzogna, di cui è essenziale guarire.
La gratitudine riguarda soprattutto il passato, cioè la connessione karmica. Non v'è connessione karmica che non si svolga per il nostro cammino interiore, cioè secondo il sacrificio altrui per noi e il sacrificio nostro per gli altri soltanto la conoscenza però dà modo di penetrare nel segreto di tale connessione. La conoscenza diviene riconoscenza. La riconoscenza, come gratitudine, è una scaturigine di guarigione, perché è il sentimento della verità: la condizione in cui il sentimento si libera dall'influsso soggettivo che gli è inevitabile e che è all'origine della sordità del corpo eterico rispetto alla propria funzione ritmizzatrice.
Il sentimento della gratitudine, come riconoscimento del sacrificio in funzione della fraternità umana, non solo rianima di vita ritmica il corpo eterico, ma irradia nel Macrocosmo, da cui viene assunto e rinviato come forza modificatrice del destino umano, secondo il suo segreto nucleo divino.
Contrastare, nei confronti dell'altro, il proprio sentimento di condanna o di accusa, trovare giustificazioni concrete, originarie, del suo operato, scoprire motivi di gratitudine nei suoi riguardi, significa operare secondo l'attitudine reale dell'Io: aprire il varco alle forze di verità edificatrici della vita.
Naturalmente qui ci si riferisce a un livello puramente interiore, indipendente da quello necessario alle leggi umane per la salvaguardia giuridicamente convenuta della relazione sociale, rispetto a coloro che contravvengono ad essa: questi livelli non vanno confusi.
Divengono terapeuti mistici, capaci di operare guarigioni prodigiose in nome del Logos, coloro che giungono a tale trasparenza interiore, da avvertire la segreta gratitudine verso tutto e da poter rispondere con un atto di conoscenza, e perciò di amore, agli attacchi dello spirito di malvagità, come a qualsiasi forma di insidia dello Spirito della Menzogna.
Massimo Scaligero -da "Guarire con il Pensiero" - Edizioni Mediterranee