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| La Bibbia e la Sua grande Saggezza - Tratto dall'Opera di R. Steiner - Dove si trova lo Spirito | |
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| Titolo: La Bibbia e la Sua grande Saggezza - Tratto dall'Opera di R. Steiner - Dove si trova lo Spirito Sab Giu 09, 2012 12:06 pm | |
| LA BIBBIA E LA SUA GRANDE SAGGEZZA
Nella nostra cultura, senza dubbio, non esiste alcun altro documento che, come la Bibbia, abbia inciso in maniera tanto profonda ed in un modo tanto intensivo nell’intera vita spirituale. Si dovrebbe scrivere una storia non di secoli, bensí di millenni, se si desiderasse descrivere l’azione della Bibbia sull’umanità. E qualora si volesse riconoscere l’influsso di questo documento in tutta la sua grandezza, si troverebbe ancora qualcosa di sconfinato rapportandosi al suo influsso e alla sua azione nelle profondità dell’anima umana. Ed in riferimento a quest’ultimo punto di vista, si potrebbe forse dire che proprio l’epoca attuale offre molto di straordinariamente interessante, perché si può indicare che non solo gli studiosi della Bibbia sono influenzati da questo documento dell’umanità, bensí che perfino coloro che si sono allontanati dalla Bibbia soggiacciono a quegli influssi. Perché in verità la Bibbia non è solo un documento – sebbene lo sia in maniera predominante, in quanto riempie l’anima di una somma di rappresentazioni sul mondo e la vita, cosí dando all’anima una concezione del mondo – bensí la Bibbia è stata per millenni un potente mezzo di educazione per le anime. Essa non ha solo significato qualcosa per la vita rappresentativa ed in questo senso ha ancora importanza – ma per ciò che dobbiamo caratterizzare come un’azione nell’àmbito della vita di percezione e di sentimento, nell’àmbito delle abitudini di pensiero, essa è ben piú importante ed essenziale. E guardando attentamente, proprio oggi, dobbiamo piú volte riconoscere che i sentimenti, le percezioni di coloro che combattono la Bibbia, sono stati educati nelle rispettive anime proprio tramite la Bibbia. Ma chi si guarda un po’ attorno e getta uno sguardo panoramico sulla vita spirituale dell’umanità in generale, e in particolare dell’umanità occidentale, e di coloro ad essa collegati, noterà la svolta potente che ha prodotto l’apparizione della Bibbia riguardo alla posizione della stessa umanità, o per lo meno di una gran parte di essa. Coloro che sono ancora fortemente ancorati al terreno della Bibbia, potrebbero ritenere ciò cui ho accennato come una cosa troppo restrittiva. Potrebbero dire: ci può essere anche della gente che si allontana per questo o quel motivo dalla Bibbia, che afferma che la Bibbia non può essere per l’umanità ciò che è stata per millenni, facendola cosí divenire un’apparizione transitoria. Noi però crediamo nella Bibbia. Le persone che pensano di restare ancorati alla scienza possono confutare questo o quello; una cosa o l’altra può suonare loro inverosimile; per noi però la Bibbia ha una sua validità. Volendo cercare, si troverebbe che questo giudizio in molte personalità è assai diffuso, e la cosa è naturale, perché chi riesce a creare la propria sicurezza e la forza della sua stessa anima partendo dalla Bibbia, con la sua natura soggettiva, non può mettere proprio molto sul piatto della bilancia contro quei fenomeni che, come critica e rifiuto della Bibbia, lo circondano. In effetti un simile punto di vista potrebbe essere sconsiderato. Potrebbe, addirittura, sembrare egoistico, perché l’uomo che esprime un simile giudizio dice a se stesso: la Bibbia mi offre questo e quello; se altri uomini vogliono darmi diverse certezze, non me ne curo. Una tale persona non presta attenzione al fatto che in fin dei conti l’umanità è una cosa sola, e ciò che vive nel singolo e che dal singolo viene pensato e vissuto fluisce nell’intera umanità e diviene bene comune. Chi dice: non voglio sentire ciò che affermano oggi gli eruditi e non mi curo della loro critica alla Bibbia, giudica solo per sé e non pensa a quanto accadrà ai suoi discendenti. Egli non sa se gli uomini che lo seguiranno potranno avere la fortuna di beneficiare di questo testo, accingendosi oggi la critica e la scienza a impossessarsi a proprio modo di un tale documento dell’umanità. Il potere delle autorità preposte alla vita di questo documento è forte e influente. Ciò significa che si porranno in maniera cieca e sorda rispetto a quanto accade a chi parte da un punto di vista della fede primitiva caratterizzato in precedenza. Già oggi bisogna dare ascolto a ciò che può turbare il nostro prossimo nell’osservazione e nell’importanza di questo documento dell’umanità. Gli sconvolgimenti e i sovvertimenti che si sono svolti nel corso dell’ultimo secolo in relazione ad esso sono stati molto importanti. Ancora alcuni secoli fa la Bibbia era considerata qualcosa che godeva di autorità assoluta; valeva come un’opera scritta di origine divina superiore. Questa credenza, questa supposizione, è stata a lungo scossa, e verrà sempre piú scossa da nuovi motivi. In un primo momento c’era solo la nostra scienza moderna, c’erano solo le nostre scienze naturali odierne che si volgevano contro la vecchia concezione della Bibbia. È stato piú di cent’anni fa il momento in cui – possiamo utilizzare questa espressione perché spesso qui l’abbiamo spiegata per il nuovo modo di pensare piú materialistico si incominciò a vedere la Bibbia da un punto di vista puramente esteriore. Parliamo ora della prima parte della Bibbia, che chiamiamo Antico Testamento. Esso ha avuto valore, cosí come il Nuovo Testamento, per secoli, come ispirazione di forze superiori. Aveva valore come proveniente da una coscienza che si poteva elevare fino alla sfera della verità alla quale non poteva arrivare la coscienza dei sensi. La prima cosa che scosse la fede che la Bibbia fosse scritta da una coscienza umana superiore, che ad essa si potesse accostare un’altra autorità come quella di uno scrittore umano, fu il fatto che si dicesse: leggendo la Bibbia si capisce che non è un documento unitario. Prendiamo quello che affermò il medico francese Astruc nel diciottesimo secolo: «Si dice che gli uomini abbiano scritto sotto l’influenza di potenze superiori i capitoli della Bibbia che noi chiamiamo la “storia della creazione” di Mosè; ma se leggiamo ora la storia della creazione, troviamo che alcune parti non sono in armonia; troviamo che vi sono contraddizioni stilistiche ed oggettive; dobbiamo accettare che questo documento è stato redatto non da un solo scrittore, sia esso Mosè o altri, perché quando una singola persona descrive avvenimenti conseguenti, non vi porta mai intrinseche contraddizioni»(1). Posso tratteggiarvi in sintesi lo spirito di tutte queste contraddizioni: i vecchi documenti originali devono esser stati presi da piú parti e combinati assieme da alcuni scrittori. Questo è stata la prima obiezione sollevata in merito alla Bibbia. Ora, senza volerci preoccupare di come si siano effettivamente svolte le cose, vogliamo caratterizzare lo spirito di questa opposizione contro l’origine spirituale della Bibbia. In essa si vede come la creazione venga svolta in immagini potenti e sconvolgenti. Vi è raccontato del sesto e del settimo giorno. E poi viene raccontato come all’interno di questa creazione sia stata data origine all’uomo, come egli sia pervenuto al peccato e come poi si sia trasformato progressivamente di generazione in generazione. Si può notare che nella prima parte, nei primi versi, viene scelta per le potenze divine, per Dio, un’espressione diversa da quella del quarto verso del secondo capitolo, ove si nota che, in effetti, queste due espressioni cambiano: la denominazione del Divino come Elohim e la denominazione del Divino come Jahvè, o Geova. Bisogna quindi porsi la domanda: uno scrittore può aver caratterizzato il Divino con due nomi diversi? Da dove provengono? Si deduce che le diverse persone che alla fine hanno assemblato il documento, hanno reperito antiche tradizioni, oppure antichi documenti, che hanno poi accorpato assieme, e da ciò hanno tratto qualcosa di unitario. L’uno poteva provenire da una tribú e un altro da un’altra tribú, e in seguito sono stati uniti assieme. Questa, a mo’ di abbozzo, è una deduzione che può essere ritenuta valida. A partire da ciò si nota, andando sempre piú avanti, che affiorano contraddizioni simili ed altre ancora. I documenti originali si possono sempre piú selezionare e smembrare in piú parti. E se al giorno d’oggi qualcuno volesse accorpare unam Bibbia, nel modo in cui già è successo, dalle diverse parti e dai diversi frammenti da cui si pensa che debba essere stata composta, e se quel qualcuno stampasse a caratteri blu tutto quello che si considera appartenente ad un documento, a caratteri rossi l’appartenente ad un secondo, con caratteri verdi l’appartenente ad un terzo e cosí via dicendo, ne risulterebbe uno strano documento. Ma questo è già stato realizzato, ed è la cosiddetta “Bibbia dell’arcobaleno”(2)! L’antichissimo venerabile documento è stato smembrato cosí nei singoli pezzi di cui esso dovrebbe consistere e da cui sarebbe stato composto. La Bibbia, naturalmente, è un documento di cui si crede in effetti di poter dimostrare che non derivi solo da Mosè(3), bensí che parti di essa provengano da un periodo relativamente piú tardo, da questo o da quell’altro collegio sacerdotale, mentre ancora altre parti della Bibbia sarebbero state composte da saghe e da miti raccolti qua e là dalla diverse visioni religiose di questa o di quell’altra scuola. Ciò che in tal modo è divenuto elemento unitario, non può essere valido come qualcosa portato nella storia attraverso l’elevazione di coscienza dell’anima umana che può percepire i mondi spirituali.
Nessuno potrà quindi credere che le due conferenze che devo tenere oggi e sabato sera abbiano lo scopo di sminuire in un certo qual modo la diligenza e la solerzia dei lavori che ho rapidamente descritto prima. A chi conosce cosa, come strumento di aiuto spirituale, è stato applicato per smembrare la Bibbia in piccole parti, per spiegarla in singole parti, si mostra tutta la diligenza e tutta la solerzia e la storicità della ricerca di questi lavori. A chi lo capisce, ciò si mostra come la cosa piú potente che forse mai è stata applicata nell’àmbito della scienza. Stabilendo un rapporto con l’elemento formale e la solerzia del ricercatore, non si trova nulla di simile. Considerando piú da vicino ciò che è stato prodotto come conseguenza di questo lavoro di ricerca fatto dai moderni teologi, proprio da coloro che in virtú della loro professione credono fermamente di stare sul terreno del Cristianesimo, dobbiamo affermare che cosí si possa giungere a raffigurarci il rapporto con la Bibbia del tutto diverso da come lo fu per secoli. Se questa ricerca fosse portata alle estreme conseguenze e ci sarebbe molto da fare per provare ciò fino nei particolari – la Bibbia non potrebbe essere piú il documento che guida e consola l’uomo nelle tristi vicende della vita. A ciò si aggiunge dell’altro, ed è il fatto che in molti uomini che si sono occupati della ricerca delle scienze naturali, che si sono occupati di geologia, della storia dello sviluppo della vita vegetale ed animale, della storia della cultura, dell’antropologia e cosí via dicendo, non è ancora presente la possibilità di percepire il senso di ciò che leggono nella Bibbia. Anche in tale àmbito bisogna essere accorti e non porsi semplicemente sul terreno della fede ingenua e dire che questo non significa nulla. Sono spesso coloro che si trovano in piena coscienza nel loro sentimento di verità, nel loro impulso verso la conoscenza, che dicono: se attraverso la ricerca fondata su un terreno sicuro vedo come la Terra si sia sviluppata attraverso i periodi geologici, come siano state formulate per questo alcune ipotesi, come l’astronomia indichi che la Terra si è sviluppata da una nebbia ad elevata temperatura, come l’inanimato si sia evoluto e come da questo inanimato sia scaturita la saggezza vivente, come da fattori semplici l’uomo si sia sviluppato verso la complessità, come le forme di cultura si siano elevate sino alle attuali forme complesse, quando vediamo come la geologia indichi quante e potenti epoche siano state necessarie per giungere a quella Terra che non aveva ancora prodotto né gli animali anfibi né i mammiferi, vedendo tutto ciò e facendolo agire su di noi – e tutto ciò è affermato da numerose personalità che cosa dobbiamo concludere, quando la Bibbia ci racconta che il mondo dovrebbe essere stato fatto in sei o sette giorni? Non possiamo basarci né sul principio della creazione in sei o sette giorni né su altri princípi. Come possiamo infatti basarci sul Diluvio Universale, sullo straordinario salvataggio di Noè, sul racconto di Noè che ha portato nell’arca tanti animali? Accade cosí che alcuni uomini dotati di dignità e di serio senso della verità si pongano energicamente in acuta e pungente opposizione contro la Bibbia, opposizione che ha origine dall’attuale posizione dei cultori delle scienze naturali e dalla visione del mondo da essi diffusa. Di questa dobbiamo tener conto nella nostra visione del mondo. Non la possiamo ignorare considerandola una menzogna. Ma ora sorge la domanda: tutti gli argomenti correlati alla Bibbia, sono stati veramente presi in considerazione quando si fa valere il primo punto di vista, quello teologico, oppure il secondo, quello delle scienze naturali? Dobbiamo considerare che oggi esiste un terzo punto di vista nei confronti della Bibbia: un punto di vista che si sviluppa a partire dal quel reale metodo di ricerca e modo di vedere umano, che in queste conferenze è stato caratterizzato come antroposofico o scientifico-spirituale. ---------------------- (1) Jean Astruc (1684-1766), francese, medico personale di Luigi XIV, il Re Sole, che iniziò un nuovo modo di leggere la Bibbia, Conjectures sur les mémoires originaux, dont il parait que Moïse s’est servi pour composer le livre de la Genèse (Congetture sulle memorie delle origini, delle quali sembra essersi servito Mosè per comporre il libro della Genesi), pubblicato anonimo a Bruxelles nel 1753. (2) Vedi conferenza di Rudolf Steiner del 22 agosto 1910, in Genesi – I segreti della versione biblica della creazione, O.O. 122, Ed. Antroposofica 1990. (3) W. Staerk Die Geheimnisse der biblischen Schöpfunggeschichte (I segreti della storia biblica della creazione),Lipsia 1905. --------------------------- Rudolf Steiner - Conferenza tenuta a Berlino il 12 novembre 1908, O.O. N. 57 Traduzione di Paolo Perper
Ultima modifica di Admin il Mer Lug 25, 2012 1:12 pm - modificato 3 volte. | |
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| Titolo: Re: La Bibbia e la Sua grande Saggezza - Tratto dall'Opera di R. Steiner - Dove si trova lo Spirito Mer Lug 25, 2012 1:08 pm | |
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Oggi diciamo in tutti i modi che l’uomo non deve basarsi su un’autorità esterna, che deve avvicinarsi senza preconcetti al mondo e alla vita, che deve ricercare la verità, e crediamo di poter incontrare la Bibbia da questo punto di vista. Ma come, in verità, si incontra la Bibbia? Il punto di vista della Scienza dello Spirito o dell’Antroposofia nei confronti della Bibbia può essere paragonato con ciò che ha avuto luogo alcuni secoli fa in relazione ad un’altra questione, anche se meno importante. Potremo comprendere meglio il punto di vista della Scienza dello Spirito nei confronti della Bibbia facendo un raffronto con i mutamenti nelle concezioni riguardanti la Terra. Vediamo che per l’intero medioevo in tutte le scuole, inferiori e superiori, ciò che era insegnato sulla natura esteriore si riallacciava ad antichi scritti, e per lo piú a scritti di una grande e potente personalità, agli scritti dell’antico filosofo greco Aristotele. Nei luoghi della vita spirituale dei tempi piú antichi non veniva proposto ciò che si trova nei laboratori, bensí ciò era scritto nei libri di Aristotele. Aristotele era l’autorità, e i suoi libri erano la Bibbia delle scienze naturali di allora. E ovunque venivano curati questi argomenti, si insegnava ciò che Aristotele aveva detto di essi. Vennero poi i tempi in cui sorse l’alba di un nuovo modo di considerare la natura: il modo di vedere la natura di Copernico, Keplero e Galilei. Quale fu il movente principale di questa nuova alba? Mentre prima si era preso come punto di riferimento fisso il modo in cui Aristotele parlava della natura, ora Copernico, Keplero e Galilei applicavano il loro metodo di osservazione e ricerca. Scrutavano la natura e ricercavano ciò che la vita poteva loro indicare. In tal modo spiegavano e descrivevano la natura secondo ciò che avevano visto loro stessi. Si trovarono cosí in contrasto con ciò che insegnavano i severi sostenitori di Aristotele. È piú di un aneddoto, e descrive la profonda verità di un processo su ciò che si svolse allora, il racconto di quando una volta un sostenitore di Aristotele fu costretto ad osservare in un corpo umano, in un cadavere, il fatto che non è vero che i nervi derivino dal cuore – come Aristotele insegna – bensí dal cervello. Egli, però, dopo la sua osservazione, cosí disse: «Pare che la natura contraddica Aristotele. Ma se la natura contraddice Aristotele, non credo alla natura bensí ad Aristotele»(1). Questa era la posizione delle scienze naturali nei confronti della tradizione: si rifiutava il punto di vista del ricercatore rispetto a quello che la tradizione aveva diffuso e ripetuto per secoli. Leggendo gli scritti di Giordano Bruno, vediamo l’opposizione nei confronti di Aristotele da parte di un nuovo spirito che racconta e spiega ciò che l’uomo deve riconoscere da solo. Ora di fronte a tale questione ci poniamo in maniera completamente diversa. Consideriamo in altro modo l’osservazione diretta delle scienze naturali, ed anche Aristotele. Sappiamo che molto di ciò che nel medioevo è stato capito leggendolo, era soltanto una spiegazione malintesa dei suoi scritti. Dal punto di vista dello spirito del suo tempo, Aristotele era un ricercatore che scrutava direttamente la natura e traduceva in parole ciò che capiva. E se comprendiamo giustamente Aristotele, ciò che disse non ci appare in contraddizione con la diretta osservazione scientifica del suo tempo. Possiamo allora divenire di nuovo suoi ammiratori, constatando il fatto che ciò che Aristotele ci indicava parlando dei nervi che derivano dal cuore invece che dal cervello, era qualcosa di totalmente diverso, qualcosa che è ancora valido ai nostri tempi. La ricerca scientifico-spirituale si trova in una posizione analoga non solo nei confronti di questi documenti gli scritti di Aristotele – bensí anche nei confronti del documento principale dell’Occidente: la Bibbia. Ciò che è accaduto nel XVI secolo in riferimento all’osservazione e alla ricerca della natura esteriore, ha luogo di nuovo oggi per la ricerca dei sostrati spirituali del mondo. A partire dallo spirito di quella ricerca descritto nelle ultime tre conferenze(2), l’umanità cerca di penetrare di nuovo nei mondi non percepibili ai sensi esteriori bensí percepibili ai suoi sensi spirituali, per mezzo dei quali possiamo vedere il mondo spirituale come con i sensi fisici possiamo vedere il mondo fisico. Non occorre ripetere, perché già detto spesso, che l’uomo è capace di sviluppare in sé le forze per percepire non soltanto gli oggetti fisici ma anche per percepire oltre il sensibile un mondo spirituale che è piú reale dello stesso mondo sensibile. Vi è un buon motivo nel fatto che, da tempo, l’umanità ha dimenticato i metodi della ricerca spirituale. I grandi progressi, le grandi conquiste nel mondo fisico, furono raggiunti perché negli ultimi secoli gli strumenti sono stati molto perfezionati. Ma quando una cosa progredisce nella natura umana, altre facoltà sono relegate nel sottofondo. Vediamo come negli ultimi secoli i metodi delle scienze naturali sono fioriti per il mondo oggettivo fisico esteriore. Mai sono stati trovati tanti strumenti per scoprire i segreti della natura, per studiarne le leggi. Sono state perfezionate e ampliate enormemente le capacita cui ci riferiamo, ma le facoltà con cui l’uomo può vedere nel mondo spirituale sono regredite. E non vi è da stupirsi se l’uomo è giunto a credere che l’esistenza materiale possa spiegare anche l’esistenza spirituale. Attualmente siamo di fronte al sopraggiungere di un’epoca in cui l’umanità si renderà di nuovo conto che esistono mezzi e strumenti, diversi da quelli dei laboratori della fisica e della fisiologia, che possono venire impiegati in maniera eccellente. Abbiamo in ogni caso a che fare con uno strumento che si differenzia totalmente dagli altri: con lo strumento originario e principale, lo strumento che dobbiamo scorgere nell’uomo stesso. Nel prossimo periodo invernale studieremo l’uomo con i metodi della concentrazione e della meditazione. Sono infatti questi gli altri metodi che l’uomo può applicare alla propria anima e con i quali riesce a vedere l’ambiente in un modo del tutto diverso. Egli può giungere a dirsi: “Io sono come un nato cieco dopo un’operazione, un cieco a cui prima erano negati i colori e la luce del mondo”. Ma è giunto ora per lui il momento di vedere. Può alfine scorgere che dietro a ciò che i sensi e la ragione percepiscono, vi è qualcos’altro. Adesso sa, e non solo ipoteticamente attraverso filosofie speculative, che il sensibile, il materiale, è solo un ispessimento dello spirituale, e che ciò che percepiamo con i sensi si comporta nei confronti dello spirituale come l’acqua si comporta con il ghiaccio: l’acqua è fine, mentre il ghiaccio è denso, e chi non potesse vedere l’acqua, riuscendo però a vedere il ghiaccio, direbbe: all’infuori del ghiaccio non vi è nulla. Cosí, chi può vedere solo con i sensi dice che attorno non esistono che processi sensibili, nient’altro che fatti fisici. Dobbiamo quindi inoltrarci in questo territorio sovrasensibile, all’interno di questi avvenimenti sovrasensibili, per poter poi spiegare e riconoscere anche lo spirituale. Allora chi non si è formato occhi ed orecchi spirituali, nel mondo non vede altro che ciò che è spesso, come accade per il ghiaccio rispetto all’acqua, la quale non appare come origine di quello, cosí come lo spirituale non appare origine del sensibile. Quando il geologo ci indica ipoteticamente in che modo il mondo si è sviluppato, agisce come se, seduto in un punto esterno all’universo, potesse osservare l’evoluzione, descrivendo cosí la scena esteriore alla maniera delle scienze naturali. La Scienza dello Spirito non ha nulla da opporre contro ciò che le scienze naturali dicono in senso positivo. Ma chi conosce nel giusto modo le scienze naturali sa che prima che sorgesse il fisico era presente lo Spirito. Il progresso fu possibile solo per il fatto che lo Spirito è coinvolto in massima parte nell’evoluzione. Questa corrente spirituale ci indica, con tale visione del mondo, la possibilità che l’uomo stesso diventi lo strumento per la ricerca dei fondamenti importanti del mondo, cosí che alla fine la nostra visione giunga a ricercarne le cause prime spirituali e gli inizi. In questo modo la Scienza dello Spirito è indipendente da qualsiasi documento. Essa dice: non cerchiamo prima in un documento; non cerchiamo, come accadeva un tempo, nei libri di Aristotele. Cerchiamo nei mondi spirituali. Esaminiamo la geometria scolastica, la geometria euclidea messa per iscritto ai suoi inizi da Euclide, il grande matematico. Noi oggi possiamo prenderla come documento e considerarla storicamente. Ma oggi, chi studia la geometria a scuola, la studia forse secondo il libro fondamentale di Euclide? Oggi si lavora, si studia e si impara dalle cose stesse: si costruisce per esempio un triangolo e si comprendono in tal modo le leggi dalla cosa in sé. Con quanto acquisito ci si può poi avvicinare ad Euclide e riconoscere quello che aveva descritto nel suo libro. Anche lo scienziato dello Spirito ricerca, indipendentemente dai libri e solo attraverso i propri organi di conoscenza, come si è sviluppato il mondo, penetrando cosí l’evoluzione, lo sviluppo della Terra, risalendo all’epoca precedente a quella in cui essa si è cristallizzata nella forma attuale. Studiando gli avvenimenti spirituali egli trova come, ad un certo punto, il nostro Spirito si è inserito nell’esistenza terrena; scopre come l’uomo sia comparso per primo, e come non si sia sviluppato da creature subordinate ma sia un discendente di entità spirituali preesistenti. Possiamo risalire a tempi anteriori, quando esistevano solo entità spirituali. Lí troviamo l’uomo collegato a quelle entità spirituali. Solo piú tardi le creature inferiori si sono sviluppate a partire dall’uomo. Nell’evoluzione, alcuni esseri sono rimasti indietro ed altri si sono andati sviluppando, e cosí anche l’inferiore si dirama, deriva dal superiore. Il ricercatore dello Spirito sa che i suoi organi di ricerca spirituale vengono formati con metodi che egli stesso è in grado di sviluppare. È cosí che il ricercatore dello Spirito apprende la nascita del mondo e il suo divenire secondo proprie leggi, indipendenti da un particolare documento, allo stesso modo che l’attuale insegnamento della matematica non è legato al suo sviluppo nel corso della storia. E cosí, quando il ricercatore ha acquisito questa saggezza, si avvicina alla Bibbia sapendo come vagliarla. Comprende allora perché nella Bibbia ci siano delle contraddizioni, tanto dal punto di vista della ricerca biblica storico-critica, quanto dal punto di vista delle ricerche delle scienze naturali. Entrambi i punti di vista provengono da un unico grande errore, dovuto al fatto che in generale si è creduto di dover accettare le verità della Bibbia da un punto di osservazione e di percezione fisico-sensibile. Si riteneva possibile accostarsi alla Bibbia con questi criteri. Non si possedevano ancora i risultati della ricerca della Scienza dello Spirito antroposofica. Diamo ora qualche esempio. La Scienza dello Spirito ci indica che nella ricerca della creazione della Terra con i metodi della geologia e con altri, giungiamo solo fino ad un certo punto. Risalendo poi lo sviluppo dell’umanità a ritroso, sembra che si vada verso l’indeterminato. Perché questo? Mai, per quanto si voglia, la scienza fisica potrà seguire l’uomo fino alle origini, dato che la scienza fisica può trovare solo il fisico. Ma il fisico nell’uomo è preceduto dall’animico e dallo spirituale. L’uomo era prima anima ed ancor prima Spirito ed è poi disceso nell’esistenza terrena. Soltanto per quel tanto che la vita fisica è partecipe nella discesa dell’uomo nell’esistenza terrena, le scienze naturali possono indicarci questa evoluzione. Non possiamo indagare la vita animica con le forze abituali. Anche la geologia non può darci alcun aiuto. Ci offre solo lo studio di ciò che è rimasto come materia percepibile ai sensi. Può soltanto indicare ciò che si vedrebbe se si fosse potuta porre una sedia nell’universo e da lí osservare tutto ciò che si è sviluppato sulla Terra. Di questo però la Scienza dello Spirito non si interessa. Per vedere l’uomo come essere spirituale in un remoto passato, bisogna aver sviluppato occhi ed orecchi spirituali, in mancanza dei quali l’animico e lo spirituale scompaiono all’investigazione. Si devono avere ben altri concetti per poter risalire a tali periodi remoti. Quello che può essere investigato dell’uomo quando era ancora solo anima, non appare alle percezioni oggettive e sensibili come quelle del mondo esteriore, ma si mostra in immagini. La nostra coscienza, attraverso lo sviluppo delle forze interiori, perviene a ciò che chiamiamo coscienza immaginativa, ovvero una coscienza per immagini. Vediamo allora in immagini, in un diverso stato di coscienza, ciò che è accaduto anticamente. Quello che appare al veggente nella sua interiorità assume veste immaginativa. Un frammento ancora presente di questa chiaroveggenza è il sogno. Il quale però è caotico. Mentre le immagini che si presentano allo sguardo del veggente corrispondono alla realtà. Allo stesso modo, l’uomo nel mondo fisicosensibile può distinguere se le proprie rappresentazioni corrispondono alla verità o sono solo fantasia. A chi si ferma alla frase: “il mondo è una mia rappresentazione” e “le cose esteriori stimolano solo rappresentazioni” chiederei di riflettere, facendolo prima avvicinare ad un ferro rovente per sentire come brucia, e allontanandolo poi per sentire se la sola rappresentazione bruci ancora ugualmente. qualcosa che differenzia la semplice rappresentazione dalla percezione stimolata da un oggetto esterno. Perciò non si può dire che il veggente viva solo tra fantasmi. Egli ha acquisito uno sviluppo tale da poter distinguere ciò che è mera fantasia da ciò che è immagine di una realtà animico- spirituale. Per mezzo dei suoi organi di percezione sovrasensibili, il veggente guarda dietro gli eventi e gli oggetti sensibili, e vi scorge eventi ed esseri spirituali. Il ricercatore dello Spirito non parla di forze astratte, ma di entità reali. Per lui le apparizioni spirituali sono una realtà, e il mondo sovraterreno si popola di esseri spirituali.
(1) «Non credo alla natura, bensí ad Aristotele». Questo avvenimento viene riferito dal professor Lauretz Müller nel suo discorso di rettorato dell’8 novembre 1894 “L’importanza di Galilei per la filosofia”, Vienna 1894, p. 39 f. (2) Si tratta delle prime tre conferenze del presente ciclo. La prima è intitolata “Dove e come si trova lo Spirito?”, Berlino 15 ottobre 1908. La seconda è “La rivelazione di Goethe – exoterica”, Berlino 22 ottobre 1908. La terza è “La rivelazione di Goethe – esoterica”, Berlino 24 ottobre 1908. Rudolf Steiner - Conferenza tenuta a Berlino il 12 novembre 1908- O.O. N. 57- Traduzione di Paolo Perper | |
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