IL NUMERO COSMICO
Si possono addurre le cose piú diverse per mostrare come l’uomo sia costruito secondo le meravigliose leggi cosmiche. Per ricordare una delle piú ricorrenti, noi respiriamo in media diciotto volte in un minuto. Se calcoliamo quanti respiri facciamo nelle ventiquattro ore di un giorno, arriviamo a 25.920; tale numero di respiri corrisponde al giorno di un uomo. Anche se molti invecchiano di piú, possiamo calcolare in settanta o settantun anni il giorno cosmico di un uomo, e in quel periodo vi sono di nuovo 25.920 giorni, vale a dire tanti giorni quanti sono i respiri in un giorno. L’universo ci espira e ci inspira fra quando nasciamo e quando moriamo, fa cioè tanti respiri nella vita terrena di un uomo quanti noi ne facciamo in un giorno. È l’anno solare platonico. Il sole sorge in una determinata costellazione dello zodiaco; il punto dell’equinozio di primavera si sposta sempre: nell’antichità sorgeva nella regione del Toro, poi in Ariete e ora nei Pesci. L’astronomia moderna lo rende in schemi. In apparenza, ed è apparenza, ma ora non ha importanza, il punto della primavera si sposta in tutto il cielo, fa il giro e dopo un certo numero di anni ritorna nello stesso punto, dopo cioè 25.920 anni. L’anno solare platonico è appunto di 25.920 anni. Il giorno cosmico di un uomo di settantun anni conta 25.920 giorni, come una giornata di ventiquattr’ore conta 25.920 respiri. Vediamo cosí che siamo inseriti nel ritmo cosmico. In proposito si potrebbero fare molte altre osservazioni, ma comunque credo che non vi sia altra astratta idea religiosa che possa sollecitare maggior fervore quanto la coscienza di essere inseriti col proprio organismo fisico nel macrocosmo, nella struttura cosmica.
(R. Steiner, Arte e conoscenza dell’Arte,Ed. Antroposofica, Milano 1998)