La via del risveglio
Preparati al tempo che sta per giungere. Presto l’orologio del mondo batterà l’ultima ora, il numero segnato sul quadrante è rosso, intriso di sangue. Da questo lo potrai riconoscere. La prima ora del nuovo tempo sarà preceduta da una tempesta. Stai in guardia, non farti sorprendere nel sonno, perché quelli che passeranno con gli occhi chiusi nell’alba del nuovo giorno rimarranno gli animali che sono sempre stati e non si desteranno mai più. Esiste anche un equinozio dello spirito, e la prima ora del tempo nuovo cui mi riferisco ne è il punto culminante. In esso si raggiungerà l’equilibrio fra luce e tenebre. Da un millennio e più gli uomini hanno imparato a capire le leggi della natura e a servirsene. Fortunati coloro che hanno riconosciuto e compreso il senso di questo lavoro, ossia che la legge interiore è identica a quella esterna, solo di un’ottava più alta: costoro sono chiamati a raccogliere le messi; gli altri, invece, resteranno schiavi che si spezzano la schiena sui campi, con la faccia rivolta a terra. La chiave del dominio della natura interiore è arrugginita sin dal diluvio universale. Essa consiste nella veglia!
Restare svegli è tutto.
Di nulla l’uomo è tanto certo come di essere sveglio; in realtà, è catturato da una rete di sonno e sogni che lui stesso ha tessuto. Più fitta è la rete, più potente domina il sonno; quelli che vi restano imprigionati sono i dormienti, che attraversano la vita come un branco di animali diretti al macello: ottusi, indifferenti e spensierati. Quelli tra loro che sognano vedono attraverso la rete un mondo tra le maglie, colgono soltanto scorci ingannevoli cui adeguano le loro azioni, senza sospettare che tali immagini sono solo insensati frammenti di una totalità imponente. Questo “sognatori” non sono, come tu forse credi, i fantasticatori e i poeti, bensì gli attivi, i diligenti, gli irrequieti, quelli rosi dalla smania di agire; somigliano a brutti scarafaggi laboriosi che si inerpicano sulla superficie liscia di un tubo e poi, arrivati in cima, vi cadono dentro. Immaginano di essere svegli, ma quel che credono di vivere è in verità solo un sogno, predeterminato fin nei minimi particolari e indipendente dalla loro volontà.
Sono esistiti, e ancora esistono, taluni che sapevano di sognare, pionieri che si sono spinti fino ai bastioni dietro cui si cela l’Io eternamente sveglio: veggenti come Goethe, Schopenhauer e Kant, i quali, però, non possedevano le armi per espugnare la fortezza, e il loro grido di battaglia non ha svegliato i dormienti.
Restare svegli è tutto.
Il primo passo da compiere è così facile che ci riuscirebbe anche un bambino; solo che lo storpio ha disimparato a camminare e rimane completamente paralizzato perché non vuole rinunciare alle grucce ereditate dai suoi antenati.
Restare svegli è tutto.
Sii sveglio in ogni cosa che fai! Non credere di esserlo già. No, tu dormi e sogni. Mettiti d’impegno, raccogli le forze e per un unico istante lasciati pervadere completamente da questa sensazione: “Ora sono sveglio!”. Se riuscirai a provarla, ti accorgerai subito che lo stato in cui ti sei finora trovato era una sorta di torpore, di stordimento. Questo è il primo timido passo di un lungo, lungo cammino che conduce dalla schiavitù all’onnipotenza.
Procedi così da un risveglio all’altro.
Non esiste pensiero tormentoso che in tal modo non possa essere respinto; esso si arresta e non può più risalire fino a te, che ti elevi sopra di lui come la chioma di un albero cresce sui rami nudi. E quando riuscirai a trasmettere anche al corpo questo stato di veglia, i dolori ti cadranno di dosso come foglie morte. I bagni gelidi degli ebrei e dei brahmani, le veglie dei seguaci del Buddha e degli asceti cristiani, i tormenti che si infliggono i fachiri indiani per non addormentarsi sono soltanto riti esteriori pietrificati che, come ruderi di colonne, rivelano a colui che cerca: “qui, nella notte dei tempi, è sorto un misterioso tempio della volontà del risveglio”. Leggi i testi sacri di tutti i popoli della terra, fra loro si tende, a mo’ di filo conduttore, l’occulta dottrina della veglia; è la scala celeste di Giacobbe il quale lottò contro l’angelo del Signore per tutta la “notte”, finché giunse il “giorno” a dargli la vittoria. Devi salire un piolo dopo l’altro, verso uno stato di veglia sempre più luminoso, se vuoi superare la morte le cui armi sono il sonno, il sogno e lo stordimento. Il primo piolo di questa scala celeste si chiama genio; come dovremmo chiamare allora i livelli più alti? Sono ignoti alla massa e vengono considerati leggende. Anche la storia di Troia per molti secoli fu ritenuta un racconto favoloso, finché qualcuno non trovò il coraggio e non andò a scavare.
Sulla strada del risveglio il primo nemico che ti si contrapporrà sarà il tuo stesso corpo. Lotterà contro di te fino al primo canto del gallo, ma allorché vedrai spuntare il giorno della veglia eterna, che ti allontanerà dai sonnambuli – i quali credono di essere uomini e non sanno di essere dèi addormentati -, anche il sonno del corpo cesserà in te e l’universo sarà ai tuoi piedi. Allora potrai fare miracoli, se vorrai, e non dovrai più attendere devotamente come uno schiavo in lacrime che a un idolo crudele piaccia farti un dono o… mozzarti il capo. Certo dovrai rinunciare alla gioia del cane fedele e scodinzolante, la gioia di chi riconosce sopra di sé un padrone da servire, ma pensaci un po’, scambieresti ora la tua condizione di uomo con quella del tuo cane? Non farti scoraggiare dal timore di non poter raggiungere la meta in questa vita! Chi ha intrapreso la nostra via anche una sola volta, continua a venire al mondo con una maturità interiore che gli permette di proseguire il proprio lavoro: nascerà genio. Il sentiero che ti indico è disseminato di avvenimenti straordinari: persone morte che hai conosciuto in vita risorgeranno davanti a te e ti parleranno! Sono soltanto immagini! Figure di luce, splendenti e inebrianti, ti appariranno e ti benediranno. Sono soltanto immagini… forme immateriali emanate dal tuo corpo il quale, sotto l’influsso della tua mutevole volontà, passa attraverso la morte magica e da materia si fa spirito, così come il ghiaccio rigido si dissolve in nuvole di vapore se toccato dal fuoco. Solo quando avrai estirpato dal tuo corpo l’elemento putrescente potrai dire: “Ora il sonno mi ha abbandonato per sempre”. In quel momento si compirà il miracolo che gli uomini ritengono impossibile – perché, ingannati dai loro sensi, non capiscono che materia e forza sono la stessa cosa –, il miracolo per cui, se anche ti seppelliscono, nella bara non c’è alcun cadavere. Allora, non prima, riuscirai a distinguere il reale dall’apparente; i soli che allora incontrerai avranno già percorso, prima di te, la stessa strada, Gli altri non saranno che ombre. Fino a quel momento resterà incerto se sei l’essere più fortunato o il più disgraziato della terra. Ma non temere: nessuno che abbia intrapreso la via del risveglio, anche se si è smarrito, è stato mai abbandonato dalle sue guide.
Voglio rivelarti un sistema per capire se un’apparizione è reale o illusoria: se, quando ti si presenta, la tua coscienza è offuscata e le cose attorno a te si confondono o scompaiono, allora non fidarti! Stai in guardia! Quel che vedi è una parte di te. Se non indovini quale metafora essa nasconda, allora è uno spettro inconsistente, un’ombra, un ladro che si nutre della tua vita. I ladri che rubano la forza dell’anima sono peggiori di quelli comuni. Ti attirano come fuochi fatui nelle paludi di un’illusoria speranza per lasciarti da solo nelle tenebre e sparire per sempre. Non farti abbagliare dai miracoli che fingeranno di fare per te, né dai nomi santi di cui si approprieranno, né dalle loro profezie, quand’anche si dovessero avverare. Essi sono i tuoi nemici mortali, vomitati fuori dall’inferno del tuo corpo col quale lotti per la supremazia. Sappi che le straordinarie forze che essi posseggono sono le tue – quelle che ti hanno carpito per tenerti in schiavitù. Non possono vivere al di fuori della tua vita, ma se li sottometti si ridurranno a muti e docili strumenti che potrai usare a tuo piacimento. Innumerevoli sono le vittime che costoro hanno mietuto fra gli esseri umani. Leggi le storie dei visionari e degli adepti delle sette e ti accorgerai che il sentiero verso il dominio di te stesso, che stai percorrendo, è ricoperto di teschi. L’umanità si è costruita inconsapevolmente un muro contro di loro; il materialismo. Tale muro è una protezione infallibile, è un simbolo del corpo, e contemporaneamente è il muro di una prigione che impedisce la visuale. Oggi che esso si sta lentamente sgretolando e la Fenice della vita interiore risorge con nuovo impeto dalle ceneri dove a lungo giacque come morta, ebbene oggi anche gli avvoltoi di un altro mondo agitano le ali. Perciò, stai in guardia! Solo dalla bilancia su cui porrai la tua coscienza potrai capire se fidarti di un’apparizione: quanto più la tua coscienza sarà desta, tanto più il piatto penderà dalla tua parte. Se una guida, un soccorritore o un fratello proveniente da un mondo spirituale vuole apparirti, può farlo anche senza saccheggiare la tua coscienza: come l’incredulo Tommaso potrai mettere la mano nel suo costato. Sarebbe facile evitare le apparizioni e i loro pericoli: basterebbe che tu ti comportassi come un uomo comune. Ma quale guadagno ne otterresti? Rimarresti prigioniero del carcere del tuo corpo in attesa che il boia, la “morte”, ti conduca al patibolo.
Il desiderio dei mortali di vedere gli esseri ultraterreni è un grido che risveglia anche i fantasmi degli inferi, perché tale desiderio non è puro, è piuttosto una cupidigia: vuole “prendere”, non importa come, anziché imparare a “dare”. Colui che sente la terra come una prigione, i devoti che invocano la redenzione, tutti costoro, senza saperlo, evocano il mondo degli spettri. Fallo anche tu, ma consapevolmente! Esiste forse, per gli inconsapevoli, una mano invisibile capace di trasformare per incanto in isole fertili le paludi in cui sono destinati a finire? Non lo so. Non mi sento di metterlo in dubbio… ma non ci credo. Quando, sul cammino del risveglio, attraverserai il regno degli spettri, a poco a poco ti accorgerai che essi sono soltanto pensieri divenuti improvvisamente visibili. Ecco perché ti appaiono estranei e simili a creature, perché il linguaggio delle forme è diverso da quello della mente. Allora sarà giunto il momento della trasformazione più straordinaria che ti possa capitare: gli uomini intorno a te si muteranno in… fantasmi. Quelli che ti sono cari diverranno ombre da un istante all’altro, persino il tuo stesso corpo. È la peggiore solitudine che si possa immaginare, come un pellegrinaggio nel deserto: chi non riesce a trovare la fonte della vita muore di sete.
Quanto ti ho rivelato si trova anche nei libri di devozione di ogni popolo: l’avvento di un nuovo regno, la veglia, il superamento del corpo e la solitudine. Eppure esiste un abisso incolmabile fra noi e questi devoti: loro credono che sia vicino il giorno in cui i buoni entreranno in paradiso mentre i cattivi verranno gettati nella palude infernale. Noi sappiamo che verrà un tempo in cui molti si sveglieranno e si distingueranno dai dormienti, come i padroni dagli schiavi, perché i dormienti non possono comprendere quelli che vegliano. Sappiamo inoltre che non esiste il Male e il Bene, ma solo il “Falso” e il “Vero”. Loro credono che “stare svegli” significhi tenere desti i sensi e gli occhi aperti e vegliare di notte in preghiera; noi sappiamo che “stare svegli” comporta un risveglio dell’Io immortale e l’insonnia del corpo ne è una naturale conseguenza. Loro credono che il corpo vada trascurato e disprezzato perché peccaminoso; noi sappiamo che non esistono peccati: il corpo è il principio da cui dobbiamo muovere e siamo discesi sulla terra per mutarlo in spirito. Loro credono che si debba ricercare la solitudine con il corpo per purificare lo spirito; noi sappiamo che tocca allo spirito sperimentare la solitudine per poi trasfigurare il corpo.
Sta a te scegliere la tua strada: la nostra o la loro. Devi decidere in piena libertà.
Non posso consigliarti, perché è molto più salutare cogliere per propria decisione un frutto amaro anziché, su consiglio altrui, vederne uno dolce che pende dall’albero.
Soltanto, non fare come tanti che, pur conoscendo quel che sta scritto: “Provate tutto e conservate il meglio”, non provano nulla e conservano la prima cosa che capita.
Gustav Meyrink