Agli iscritti al Forum:
cari amici, è da tempo che ho un pensiero in mente, pensiero che riguarda anche il Forum ma, in generale, le “discussioni o dialoghi” antroposofici.
Spessissimo questi momenti di incontro si basano sul riportare ciò che ha detto lo Steiner, o altro pensatore, ed iniziare ad argomentare al riguardo. Niente da dire su questo, personalmente l’ho fatto per anni e anni.
Ma ci sono almeno tre punti da valutare e lo farò riportando proprio tre aneddoti dello Steiner (sperando che così anche gli “amanti” dell’ipse dixit abbiano da riflettere).
Primo: nel 1920 (se non erro) l’appena nato movimento pedagogico Waldorf in Stoccarda (Baviera), era pronto per aprire la scuola di Amburgo (nord est della Germania). Chiesero dunque consiglio allo Steiner il quale chiese se avessero predisposto il programma di studio. La risposta fu che avrebbero applicato quello di Stoccarda. La risposta dello Steiner fu lapidaria: non si sarebbe applicato il programma di Stoccarda per due motivi: era passato “già un anno” dall’inizio della pedagogia Waldorf e poi di Amburgo non era Stoccarda (come indole di popolo).
Secondo: il Movimento dei Giovani antroposofi chiese allo Steiner di iniziare a muoversi autonomamente rispetto alla Società antroposofica che vedevano poco aperta alle problematiche giovanili. Lo Steiner li incoraggiò raccomandando loro di non organizzare “conferenze” ma di incontrarsi per scambiarsi le esperienze spirituali personali (immaginate il disappunto di questi “giovani” che in realtà volevano applicare il metodo “vecchio”).
Terzo: nel 1919, nel formare i maestri Waldorf lo Steiner, mentre esponeva le basi della nuova fisica con particolare riguardo all’ottica, riprese gli studi sui colori di Goethe da un altro punto di vista e questo perché (sua espressione) erano passati 100 anni da quando Goethe aveva elaborato la sua teoria dei colori.
Ed ora il mio punto di vista: ogni volta che noi ci “appoggiamo” ad una autorità esterna (lo Steiner o altro Maestro) significa che non abbiamo la forza interiore per sostenere quella argomentazione. Ossia, il nostro Io non ha compenetrato quella verità e quindi “parliamo” della cosa senza “essere noi la cosa”. Perché questa dovrebbe essere l’antroposofia: una entrata cosciente nel Mondo dello Spirito.
Secondo mio punto di vista: siamo sicuri di “fare del bene” ripetendo frasi estrapolate dai loro contesti e “vecchie” di decenni (o secoli)? La Verità è Una ma si manifesta a gradi, quindi, il basarsi sugli altrui pensieri può essere un aiuto per il bambino-uomo che inizia a reggersi sulle sue gambe ma poi l’uomo non più bambino è chiamato a “camminare” a parlare “di suo”, a rielaborare i pensieri già scesi attraverso i Maestri e allora, e solo allora, il Mondo dello Spirito scenderà ad “ascoltare”, e solo allora si stabilirà la Risonanza verticale tra Uomo e Dio.
Terzo mio punto di vista: siamo sicuri che ripetendo e ripetendo i pensieri donatoci dallo Steiner lo aiutiamo ad evolvere? Lo aiutiamo nel suo post mortem? Ne siamo certi? Oppure lo leghiamo a quelle “forma-pensiero” tramite le quali 100 anni fa ha voluto o potuto esprimersi? Ora egli spazia nell’infinito e noi lo limitiamo al “finito” della parola morta e questo essendosi lui legato al destino del Movimento antroposofico (cioè a noi) anche oltre la sua dipartita. E’ questo l’amore che pratichiamo per lo Steiner (e altri Maestri)?
Cerchiamo quindi di vivere il presente, il “qui e ora” sapendo che è figlio di ieri (i Maestri) ma che deve fare un nuovo frutto per il domani che arriva. Quanto ci hanno portato i Maestri ha già fatto frutto, ora noi siamo chiamati a rielaboralo, rinnovarlo, adattarlo alla realtà del presente ed allora esso sarà fecondo per il futuro che inizia trascorso l’attimo del presente.
Grazie.
Enzo N.