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     Il compito dell'Uomo verso gli Spiriti Elementari

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    MessaggioTitolo: Il compito dell'Uomo verso gli Spiriti Elementari   Il compito dell'Uomo verso gli Spiriti Elementari Icon_minitimeVen Apr 13, 2012 7:49 am


    IL COMPITO DELL'UOMO VERSO GLI SPIRITI ELEMENTARI


    Dobbiamo una volta porre chiaramente dinanzi ai nostri occhi un fatto semplicissimo ma di vastissima portata riguardo alla luce che nasce dal fuoco. È assai probabile che molte persone, alla domanda: «Vedi la luce? rispondano: « Sí, certo che la vedo ». Eppure questa risposta è falsa quanto mai, perché realmente nessun occhio fisico scorge la luce; è assolutamente erroneo il dire che si vede la luce. Per mezzo della luce si vedono gli oggetti solidi, liquidi, aeriformi, ma la luce stessa non si vede. Immaginiamo per un momento che tutto lo spazio sia illuminato e che la sorgente della luce sia dietro a noi, in qualche punto dal quale non potremmo vederla; se guardassimo nello spazio illuminato dalla luce, vedremmo forse la luce? Non vedremmo assolutamente nulla. Vedremmo qualcosa solo quando un qualsiasi oggetto venisse introdotto nello spazio illuminato. Non si vede la luce, ma solo il solido, il liquido e l'aeriforme, per mezzo della luce. In realtà la luce fisica non viene veduta con gli occhi fisici. Questo è un fatto che si presenta con speciale chiarezza dinanzi all’occhio spirituale. Perciò la Scienza dello Spirito dice: la luce rende sí tutto visibile, ma essa stessa è invisibile. Questa è una parola importante: la luce è impercepibile. Non si può scorgerla per mezzo dei sensi esterni; si può percepire un solido, un liquido, un gas; come ultimo elemento si può ancora percepire esteriormente il calore, o fuoco. E lo si può già cominciare a percepire interiormente; ma la luce stessa non si può piú percepire esteriormente. Sbaglia chi crede, vedendo il Sole, di vedere la luce! Vede un corpo fiammante, una sostanza in combustione dalla quale scaturisce la luce. Se la esaminasse vedrebbe ch’è composta di gas, di liquido e di solido. Ma la luce non si vede; si vede ciò che arde.
    Salendo dalla Terra passiamo dunque (cosí dice la Scienza dello Spirito) attraverso l’acqua e l’aria, al fuoco e poi alla luce; passiamo da ciò che è esteriormente percepibile, visibile, all’invisibile, all’eterico-spirituale. Si dice anche: il fuoco sta al confine tra il mondo esternamente percepibile, materiale, e ciò che è eterico, spirituale, che non si può piú percepire esteriormente. Che cosa fa dunque un corpo consunto dalla fiamma, dal fuoco? Che cosa accade quando un oggetto brucia? Quando un oggetto brucia vediamo da un lato sorgere la luce, la prima cosa non esteriormente percepibile che già opera nel mondo spirituale. Se il calore è tanto forte da divenire una sorgente di luce, esso produce qualcosa che non è piú materiale, cede qualcosa all’invisibile, a ciò che non può piú essere percepito esteriormente; ma deve acquistarlo a prezzo del fumo, deve cioè lasciare che da quanto prima era trasparente, illuminato, si sviluppi l’opaco, il fumo. Cosí vediamo come si differenzi di fatto il calore o fuoco, come si bipartisca. Una parte diviene la luce, con la quale il fuoco si schiude la via al mondo soprasensibile; in compenso, della parte che invia come luce nel mondo soprasensibile, deve abbandonare qualcosa al mondo materiale, al mondo dell’opaco, ma visibile. Nulla nasce unilateralmente nel mondo. Tutto quanto nasce ha due lati: se dal calore si produce luce, dall’altro lato si sprigiona oscurità, materia caliginosa. Questo insegna l’antichissima dottrina spirituale.
    Ma il processo finora descritto è solo l’aspetto esterno, il processo fisico materiale. Alla sua base sta qualcosa di essenzialmente diverso. Se dinanzi a noi sta un oggetto che irradia solo calore, ma non ancora luce, allora in esso, sotto un certo aspetto, il calore stesso col quale veniamo in contatto sarà l’elemento esterno fisico; ma esso contiene inoltre un elemento spirituale. Se ora il calore diviene tanto forte da produrre luce e formare fumo, allora una parte della spiritualità che era nel calore deve penetrare nel fumo. Ma la spiritualità che stava nel calore, che trapassa ora nel fumo, in materia aeriforme, dunque in uno stato che è al di sotto del calore, rimane ora chiusa come per incantesimo nel fumo, in ciò che appare piú opaco. Esseri spirituali che stanno nel calore, sono per cosí dire costretti, come per incantesimo, a passare in ciò che si condensa, che diviene fumo. Cosí tutto quello che procede dal calore, come un intorbidamento, come una materializzazione, è collegato con l’incantesimo di esseri spirituali. Possiamo dirlo in modo ancora piú evidente. Immaginiamo, cosa che oggi è già possibile, di portare l’aria allo stato liquido. L’aria per se stessa non è altro che calore condensato; è nata dal calore quando si è prodotto il fumo. Quello che di spirituale vorrebbe esistere nel fuoco è stato chiuso per incantesimo nel fumo. Esseri spirituali, che si chiamano anche esseri elementari, sono come stregati in tutta l’aria, e vengono stregati sempre piú, e sempre piú esiliati in un’esistenza ancora piú bassa, quando l’aria si tramuta in acqua. Perciò la Scienza dello Spirito vede in ciò ch’è esteriormente percepibile qualcosa che è derivato da uno stato originario di fuoco o di calore; cosí prima il calore divenne aria o fumo o gas, perché si condensò fino a trasformarsi in gas; questo si trasformò in liquido, e il liquido in solido. Guardate all’origine, cosí parla lo scienziato occultista, considerate qualsiasi oggetto solido: una volta era liquido, e solo nel progresso dell’evoluzione è giunto allo stato solido; il liquido fu una volta gassoso, e il gas si è formato come fumo dal fuoco. Ma con questa condensazione, con questo divenire gassoso e solido, va sempre congiunto l’incantesimo di esseri spirituali.
    Se dunque gettiamo ora uno sguardo sul mondo che ci circonda, se guardiamo le pietre solide, i fiumi che scorrono, se consideriamo quanto si condensa dall’acqua e s’innalza come nebbia, se guardiamo l’aria, e tutto il solido, il liquido, l’aeriforme e il fuoco, in realtà in tutto ciò non abbiamo null’altro che fuoco. Tutto è fuoco, solo appunto fuoco condensato: oro, argento, rame, sono fuoco condensato. Tutto era fuoco in origine; tutto nacque dal fuoco. Ma in tutta questa materia solidificata vi è un mondo spirituale che è incantato in essa.
    Come possono dunque le entità divino-spirituali che ci attorniano far sí che si produca il solido, il liquido, l’aeriforme, quali esistono sul nostro pianeta? Esse inviano giú i loro spiriti elementari che vivono nel fuoco e li imprigionano nell’aria, nell’acqua, nella terra: sono i messaggeri elementari degli spiriti creatori, degli architetti spirituali. In origine gli spiriti degli elementi vivono nel fuoco. Nel fuoco essi si trovano ancora a loro agio, figuratamente parlando, ma poi vengono per cosí dire condannati a vivere nell’incantesimo. E noi, guardandoci intorno, diciamo: «Questi esseri, ai quali dobbiamo tutto quel che ci circonda, hanno dovuto scendere dall’elemento del fuoco; essi sono magicamente confinati nelle cose che vediamo intorno a noi».
    Possiamo noi come uomini fare qualcosa per questi spiriti degli elementi? Questa è la grande domanda che si ponevano i santi Risci. Possiamo fare qualcosa per scioglierli dall’incantesimo? Sí, lo possiamo, perché anche ciò che noi uomini facciamo qui nel mondo fisico non è altro che l’espressione esterna di processi spirituali. Tutto quel che facciamo ha al tempo stesso il suo significato nel mondo spirituale. Immaginiamo che un uomo si trovi di fronte, diciamo, a un cristallo di rocca, o a un pezzo d’oro o ad altro. Egli lo guarda. Che cosa accade se un uomo guarda, semplicemente fissa coi suoi occhi fisici, un qualsiasi oggetto fisico? Che cosa avviene? Avviene un continuo scambio tra l’uomo e lo spirito elementare imprigionato. Ciò ch’è imprigionato nella materia e l’uomo hanno dei rapporti reciproci. Poniamo il caso che l’uomo si limiti a fissare l’oggetto e ne percepisca solo ciò che cade sotto gli occhi; qualcosa di quello spirito elementare passa continuamente nell’uomo. Di continuo, da mane a sera, qualcosa degli spiriti elementari incantati passa nell’uomo. Mentre percepiamo gli oggetti che ci circondano, una schiera di spiriti elementari, che fu condannata all’incantesimo e che continuamente viene resa prigioniera a causa dei processi di condensazione del mondo, passa senza posa in noi. Consideriamo ora l’uomo che, fissando gli oggetti, non provi alcuna inclinazione a riflettere su di essi, a far vivere nella sua anima lo spirito delle cose. Egli se la prende comoda: vive sulla Terra, ma non produce alcuna elaborazione spirituale, né con le idee, né coi sentimenti, in nessun modo; rimane per cosí dire semplice spettatore di quanto materialmente incontra nel mondo. In tal caso gli spiriti elementari entrano in lui e rimangono nel suo interno; sono in lui, ma nel processo cosmico non hanno guadagnato altro se non d’essere penetrati dal mondo esterno nell’uomo. Poniamo invece che l’uomo sia tale da elaborare spiritualmente le impressioni del mondo esterno, che con le sue idee, coi suoi concetti, si formi delle rappresentazioni sulle basi spirituali del mondo, che non si limiti a guardare un pezzo di cristallo, ma rifletta intorno alla sua natura, ne senta la bellezza e spiritualizzi la sua impressione. Che cosa fa allora? Egli libera col suo procedimento spirituale lo spirito elementare che dal mondo esterno affluisce in lui, lo risolleva a ciò che era, lo scioglie dal suo incantesimo. Con la nostra spiritualizzazione, noi cosí possiamo liberare, oppure invece rendere prigionieri nel nostro interno, senza trasmutarli, gli spiriti che sono incantati nell’aria, nell’acqua e nella terra; per mezzo della nostra crescente spiritualizzazione possiamo salvarli, renderli liberi, ricondurli al loro elemento. Durante tutta la sua vita l’uomo assorbe in sé, dal mondo esterno, spiriti elementari. In quanto si limita a guardare gli oggetti esterni, lascia semplicemente entrare in sé gli spiriti senza mutarli; se cerca invece di elaborare le cose del mondo esterno nel suo spirito, per mezzo di idee, concetti, sentimenti di bellezza e cosí via, egli salva e libera quegli spiriti elementari.
    Che cosa accade ora degli spiriti elementari che sono per cosí dire passati dalle cose nell’uomo? Che cosa avviene di essi? Restano intanto nell’uomo; anche quelli da lui liberati devono a tutta prima rimanere nell’uomo, ma solo fino alla sua morte fisica. Quando l’uomo passa la soglia della morte, allora si manifesta una differenza tra gli esseri elementari che sono solamente penetrati nell’uomo, ch’egli non ha ricondotto a un elemento piú alto, e quelli che con la sua stessa spiritualizzazione egli ha riportato al loro precedente elemento. Gli esseri elementari che l’uomo non ha modificati non hanno per ora guadagnato nulla nel loro passaggio dalle cose all’uomo; gli altri invece hanno guadagnato la possibilità di far ritorno, alla morte dell’uomo, nel loro mondo originario. Nella sua vita l’uomo è come un punto di transito per gli spiriti degli elementi. Quando poi, compiuto il suo soggiorno nei mondi spirituali, egli rinasce in un’incarnazione successiva, lo accompagnano nella sua rinascita tutti gli spiriti elementari ch’egli non ha liberato prima, e con lui ritornano nel mondo fisico; invece quelli che ha liberati non deve piú riportarli con sé quando ridiscende; essi hanno fatto ritorno al loro elemento originario.
    Vediamo cosí come sia posto nelle mani dell’uomo, attraverso la sua evoluzione e secondo il modo in cui egli si comporta di fronte alla natura esteriore, di liberare gli esseri elementari necessariamente imprigionati per l’esistenza della nostra dimora terrestre, oppure d’incatenarli piú ancora di prima alla terra. Che cosa fa dunque un uomo che guarda un oggetto fisico e, purificandolo, libera lo spirito elementare racchiuso in esso? Spiritualmente compie l’azione contraria a quella che era avvenuta prima. Mentre prima dal fuoco si era formato il fumo, ora l’uomo rigenera spiritualmente dal fumo il fuoco spirituale; sprigiona però quel fuoco solo dopo la sua morte. Da ciò si può avere un’idea dell’immensa profondità e spiritualità degli antichi sacrifici, considerati alla luce dell’antichissima sapienza spirituale. Figuriamoci il sacerdote dinanzi all’altare delle offerte, ai tempi in cui la religione si fondava sulla vera conoscenza delle leggi spirituali. Immaginiamo che il sacerdote accenda la fiamma e se ne sprigioni il fumo, e che quel fumo venga realmente offerto in sacrificio, vale a dire venga accompagnato da preghiere. Che cosa avviene in tali sacrifici? Il sacerdote sta dinanzi all’altare sul quale si produce del fumo. Là dove un elemento piú denso si sprigiona dal calore, viene incatenato uno spirito, ma al tempo stesso, per il fatto che si segue con le preghiere tutto il processo, quello spirito viene accolto dagli uomini e penetra in essi, affinché, dopo la loro morte, possa risalire nel mondo superiore. Che cosa diceva quindi il seguace dell’antichissima sapienza a coloro che dovevano intenderla? Diceva: «Se consideri il mondo esterno cosí che il tuo processo spirituale non rimanga attaccato al fumo, allora liberi, dopo la tua morte, lo spirito incantato nel fumo». E allora, l’uomo che aveva comprensione per gli spiriti incatenati nel fumo e passati negli uomini, aggiungeva: «Se hai lasciato lo spirito tal quale si trovava nel fumo, esso deve rinascere con te, dopo la tua morte non può far ritorno al mondo spirituale; ma se lo hai liberato, se lo hai ricondotto al fuoco, allora, dopo la tua morte, risalirà ai mondi spirituali e alla tua rinascita non dovrà piú far ritorno alla Terra».
    Abbiamo cosí il significato di una parte di quei versi profondi della Bhāgavād-Gīta …che non parlano affatto dell’Io umano, parlano degli spiriti della natura, degli spiriti degli elementi che passano dal mondo esterno nell’uomo, e dicono: «Guarda il fuoco, guarda il fumo, guarda ciò che con la sua attività spirituale l’uomo muta in fuoco; quelli sono gli spiriti ch’egli libera alla sua morte. Invece, ciò ch’egli lascia tal quale sta nel fumo; alla sua morte deve rimanere a lui congiunto, e deve rinascere quand’egli rinasce».
    Con questo ci è dunque anzitutto spiegata la sorte degli spiriti elementari. Mediante la saggezza che l’uomo sviluppa in sé, egli libera continuamente gli spiriti degli elementi all’epoca della sua morte; con la sua ignoranza, rimanendo attaccato solo agli oggetti dei sensi, egli lega a sé gli spiriti elementari e li costringe a far sempre ritorno con lui su questa Terra, a rinascere con lui.

    Rudolf Steiner
    Da Gerarchie spirituali, O.O. n° 110, Editrice Antroposofica, Milano 1995, pp. 26-33.

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