IL VANGELO DI GIOVANNI
La teologia attuale distingue nettamente i primi tre Vangeli e il Vangelo di Giovanni. I primi tre sono chiamati sinottici. Il quarto è spesso considerato una composizione didattica senza alcun valore storico. È però importante ricordare che in tutto ciò che nei Vangeli si riferisce al Cristo troviamo una profonda simbologia e nello stesso tempo un importante fatto storico. La vera differenza fra i tre sinottici e il Vangelo di Giovanni deriva dalla diversità di Iniziazione: Giovanni, infatti, era iniziato molto piú profondamente degli altri tre evangelisti. Il nome di Giovanni non è mai ricordato direttamente nel Vangelo di Giovanni, dove lo si indica come il discepolo che il Signore amava.
Con questa espressione si definiscono gli Iniziati al piú alto livello. Per significare che certe discepoli avevano ricevuto la massima Iniziazione, si dice che il Signore li amava. Il discepolo che scrisse il Vangelo di Giovanni ha descritto per prima cosa la propria esperienza. I capitoli da 1 a 12 sono esperienze nel mondo astrale. Il capitolo 13 e i seguenti descrivono eventi sul piano del Devachan.
È tutto molto significativo e importante. Giovanni descrive le esperienze nel piano astrale, perché giudica che si possano capire le azioni del Cristo Gesú sulla terra solo se le contempliamo alla luce dello spirituale. Si può intendere ciò che il Maestro ha detto e ha fatto solo mettendosi in uno stato superiore. Per mezzo dello sviluppo interiore l’uomo può arrivare a vedere il mondo astrale, cui giunge per mezzo di un ben determinato tipo di meditazioni. L’uomo deve chiudersi al mondo esterno, poi deve lasciar emergere nell’anima le verità eterne. Gli si apre allora intorno un mondo nuovo.
Le azioni del Cristo Gesú sulla terra potevano essere interpretate nel modo esatto solo da chi si trasferiva in un mondo superiore. Quanto era stato sperimentato vivendo con Gesú diventava comprensibile solo attraverso la percezione astrale. Chi voleva vivere le azioni del Cristo Gesú doveva mettersi in condizione di comprendere animicamente il Cristo per mezzo di adeguate meditazioni cristiane.
Questo dice Giovanni nel Prologo del suo Vangelo. È una preghiera di meditazione dall’inizio fino alla frase: «le tenebre non compresero la Luce». Quando l’anima vive quanto è contenuto in questa frase, si risvegliano le forze che permettono di comprendere i primi dodici versetti: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio». Questa antica verità era rappresentata visivamente negli antichi Misteri, specialmente in quelli a colorazione egizia. Le parole risuonano nell’aria, altrimenti non le udremmo. Nello spazio aereo si trovano le parole che pronunciamo. Se mentre parlo l’aria si indurisse improvvisamente, le onde che si muovono nell’aria cadrebbero come corpi solidi e rigidi. Il Maestro dei Misteri spiegava al discepolo: «Cosí come l’uomo parla e la sua interiorità si spinge nell’aria, cosí anche l’Anima del mondo parlò in una materia ben piú sottile, la sostanza dell’Akasha, e questa si è solidificata. Tutto quanto è intorno a noi è la parola divina solidificata, il Logos ghiacciato». Cosí diceva il Maestro dei Misteri
«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio». Era ancora nella sua interiorità, era un Dio esso stesso. Poi riempí lo spazio e si solidificò. Questo Logos è contenuto dovunque. Dovunque intorno a noi abbiamo i cristalli del Logos. Ma nello stesso tempo in cui sorge la vita, il Logos esce dal suo stato come di torpore. Nell’uomo diventa luce della conoscenza. Quando conosciamo, da questo mondo ci viene incontro il Dio che per primo è disceso nel mondo. Nella vita interiore si deve arrivare a penetrare tanto profondamente nel mondo da diventare consci che il Logos vive nel mondo.
Ciò che accadde all’inizio fu la formazione dell’uomo fisico; in questo uomo fisico penetrò l’uomo spirituale. Allora la Luce splendette nelle tenebre; ma all’inizio le tenebre non La compresero. Quando l’uomo continua ad evolversi, gli perviene il contenuto della visione astrale del Verbo. Allora comprende che cosa era il Cristo Gesú e che cosa significasse il Suo insegnamento: che i tempi erano maturi per produrre un Adamo al contrario. L’uomo era sceso nel corpo, e con questo erano venute nascita e morte. La Luce, poi, penetrò nelle tenebre. Ora l’uomo doveva essere di nuovo riportato in alto, a comprendere che la vita è vincitrice della morte. Apparve il Precursore, il Battista Giovanni. Il Battista annuncia che le cose antiche – quelle che sono sotto il segno di ciò che un tempo fu suscitato dalle forze divine – saranno ora sostituite da un nuovo Regno. Fino a quel momento si diceva: «Dio vi annienterà se agirete contro la Sua Legge».
Il nuovo Regno, invece, è quello che l’uomo può sperimentare dentro di sé, quando sperimenta la Divinità. Il concetto dell’antica Alleanza era che dobbiamo sottometterci ai Comandamenti di Dio; la nuova Alleanza dice che dobbiamo seguire volontariamente Dio nella nostra interiorità. Questo è l’amore per il bene preannunciato profeticamente e che dovrà crescere. Cristo, ilrappresentante dei nuovi tempi, deve crescere; Giovanni, che è solo il suo Precursore, deve diminuire.
Si incontrano qui due grandi momenti, come appare nella visione di Giovanni. Tutto si manifesta per immagini. Ma contemporaneamente appare anche il vero Battista, con la sua reale missione, all’occhio spirituale di Giovanni. Gli appare dunque ora tutta la missione cristiana e la descrive nel secondo capitolo.
Se torniamo con lo sguardo a quegli antichissimi tempi, a quei tempi che sono almeno attorno ai duemila anni prima di Cristo, vediamo che vi erano saggi cosí progrediti che erano stati
iniziati ai Misteri. Un simbolo era l’offerta dell’acqua.
Il sacerdote della saggezza usava l’acqua come simbolo. Esiste la legge per cui l’uomo si esclude dal Mondo spirituale se beve alcol.
L’uomo che vuole salire ai Mondi spirituali non deve bere vino, nemmeno il vino del sacrificio. La missione del Cristianesimo è caratterizzata dalle nozze di Cana. Gli antichi saggi sacerdoti possedevano le massime conoscenze spirituali ottenute dalla piú profonda sapienza, ma all’antica cultura pagana mancava una cosa: il possesso del mondo fisico. Gli strumenti erano molto primitivi, tutta la cultura esteriore era assai primitiva.
Gli uomini non avevano ancora rapporto in maniera immediata con ciò che doveva avvenire qui sulla terra. Perché l’uomo imparasse a dominare la Terra, dovette essere trattenuto nei limiti del fisico. Doveva diventare forte e santificare l’uomo inferiore.
Questa cultura fu preparata dai grandi Maestri, che richiamarono l’attenzione sull’importanza del piano fisico. L’arte egizia, per esempio, è grande per la sua concezione spirituale ma non per la rappresentazione sul piano fisico. Tutta l’arte greca, invece, fa scendere l’uomo sul piano fisico. Anche il Diritto romano richiama l’uomo sul piano fisico. E legato a tutto questo è il culto di Dioniso. Il rappresentante del vino è addirittura deificato. L’introduzione del vino tra gli uomini è rappresentata in nobile forma nelle Nozze di Cana in Galilea. Qui si dimostra che l’acqua è superiore al vino. L’acqua fu infatti trasformata in vino perché l’uomo doveva essere portato a scendere sul piano fisico.
Oggi siamo scesi sul piano fisico con tutte le nostre organizzazioni. Se accanto alla cultura sul piano fisico non esiste anche una cultura etica, le organizzazioni fisiche hanno un effetto demolitore.
Sviluppando la morale, l’uomo potrà produrre forze ben diverse da quelle che esistono sul piano fisico. John Warrel Keely mise in moto la sua macchina per mezzo di vibrazioni ottenute nel suo organismo. Queste vibrazioni dipendono dalla natura morale dell’uomo. È questo il primo bagliore di quella che sarà la tecnica in avvenire. In futuro avremo macchine che si metteranno in moto solo se riceveranno le forze da uomini morali. Gli uomini immorali non potranno farle
funzionare. Il meccanismo puramente meccanico si dovrà trasformare in meccanismo morale.
La Scienza dello Spirito prepara questa ascesa. Il Cristianesimo ha dovuto dapprima far scendere
gli uomini, ora deve farli risalire: il vino deve essere ritrasformato in acqua.
Lo sguardo di Giovanni andava oltre la realtà fisica. Ciò che aveva fatto il Signore, la Sua missione, si manifestava al discepolo Giovanni come le Nozze di Cana in Galilea. In questo modo dobbiamo intendere i primi dodici capitoli del Vangelo di Giovanni. Non è scritto che lo pregasse Maria, ma “la Madre di Gesú”. Qui abbiamo un’espressione mistica. In ogni mistica, per Madre si intende ciò che deve essere fecondato quando l’uomo sale a un livello superiore. Gesú doveva portare a un livello superiore tutta la coscienza umana di quel tempo. Tutta la coscienza dell’umanità gli chiede di essere portata a un livello superiore. Per questo Gesú poté dire: «Donna, che ho io a che fare con te?». A Sua Madre Gesú non l’avrebbe detto. Le nozze ebbero luogo al terzo giorno. Questo significa che Giovanni aveva passato tre giorni nel sonno iniziatico. Poi ebbe luogo la visione delle Nozze di Cana in Galilea. Quanto segue sono eventi che Giovanni sperimenta nella visione astrale.
Nel terzo capitolo segue il dialogo con Nicodemo. Nella visione astrale a Giovanni appare sempre il Signore stesso. Ciò che dovrà accadere a Giovanni è detto nel dialogo con Nicodemo. Il Signore si esprime chiaramente: Giovanni dovrà comprendere, gli è spiegato nella visione, che si tratta di uccidere l’uomo inferiore e di vivificare l’uomo superiore. Poco alla volta si rende conto di chi sia in realtà Gesú, che in Gesú si esprimono le forze originarie del mondo, il Padre del mondo. Seguono quindi le parole del Cristo a proposito del Padre. L’energia delle forze occulte che Gesú possiede appare a Giovanni come immagine speculare astrale degli avvenimenti reali. Tutto è realmente accaduto, ma Giovanni lo vive nella visione astrale. Cosí Giovanni apprende dal Signore stesso le piú profonde verità.
C’è poi l’incontro con la Samaritana nel quarto capitolo. Il Signore le dice: «Cinque mariti hai avuto, e quello che hai ora non è tuo marito». Ella deve infatti essere condotta all’Io superiore. Deve prima, a tale scopo, passare per i corpi inferiori, e questi sono i ‘vecchi mariti’, i precedenti. Nel racconto del cieco nato è, risulta chiaramente che egli è nato cieco a causa del suo karma.
I primi eventi del Vangelo di Giovanni sono quindi esperienze astrali. Non sarebbe dunque naturale che vi si parlasse di Giovanni, poiché egli stesso sperimenta tutto in coscienza di immagini Nei primi dodici capitoli, Giovanni non compare, non è ancora il discepolo, giacché vede tutto sul piano astrale.
Ora dorme il sonno dell’Iniziazione e dovrà essere chiamato a salire a un grado superiore. Questo avviene mentre nei tre giorni sperimenta le visioni fino al quarto giorno. Gli appare allora la sua stessa Iniziazione, la sua resurrezione.
Questa è la resurrezione di Lazzaro.
Lazzaro è l’Autore del Vangelo di Giovanni.
Marta e Maria sono gli stati di coscienza della sua anima: l’anima divina e l’anima rivolta alla vita terrestre. La descrizione del miracolo di Lazzaro è la descrizione di una Iniziazione
superiore.
Nel dodicesimo capitolo è preparato il vero riconoscimento della personalità di Gesú. Lo dice lo stesso Giovanni: «Ora riconosco chi mi ha ridestato».
Con il tredicesimo capitolo comincia lo sviluppo superiore di Giovanni. Ogni parola del
Vangelo di Giovanni diventa chiara se la intendiamo come esperienza di Giovanni. Egli diventa ora cosciente nel suo Io, non nella coscienza immaginativa. Diviene coscientemente il discepolo che il Signore amava.
Conferenza tenuta a Colonia il 12 febbraio 1906, O.O. N° 97.
Traduzione di Giovanna Scotto.