L’essenza di Michele
Michele è un’entità del tutto particolare: un’entità che, in sostanza, non rivela nulla da sé, se non le si porta incontro, dalla Terra, qualche frutto di uno strenuo lavoro spirituale. Michele è uno spirito taciturno, chiuso. Mentre gli altri Arcangeli dirigenti sono spiriti loquaci (spiritualmente parlando, s’intende), Michele è uno spirito chiuso, taciturno, che dà tutt’al piú poche, scarse direttive, poiché quello che si riceve da Michele non è veramente la parola, ma lo sguardo (se è lecito dir cosí), la forza dello sguardo. Ciò è dovuto al fatto che in fondo Michele si occupa soprattutto di quanto gli uomini creano partendo dallo spirituale. Egli vive negli effetti di ciò che gli uomini hanno creato; gli altri spiriti invece vivono piuttosto con le cause. Michele vive essenzialmente con gli effetti. Gli altri spiriti immettono nell’uomo gli impulsi a ciò ch’egli deve fare; Michele sarà il vero eroe spirituale della libertà. Egli lascia fare agli uomini, ma accoglie poi ciò che dalle loro azioni deriva, per portarlo piú oltre nel cosmo, per proseguire nel cosmo l’azione, l’attività che gli uomini non sono ancora in grado di compiere.
Di fronte ad altre entità della gerarchia degli Arcangeli, si ha il senso che da esse provengano, in grado maggiore o minore, gli impulsi a compiere azioni diverse. Michele invece è lo spirito dal quale non derivano impulsi diretti, perché nell’attuale periodo della sua reggenza gli eventi scaturiscono dalla libertà umana. Quando però l’uomo, mosso unicamente dalla sua libertà, stimolato dalla lettura della luce astrale, compie coscientemente o incoscientemente questo o quello, Michele trasferisce nel cosmo l’azione umana terrena, affinché divenga azione cosmica. Egli si preoccupa dunque delle conseguenze, altri spiriti piuttosto delle cause.
Michele però non è solamente uno spirito chiuso e taciturno: egli si accosta all’uomo con una chiara ripulsa di molte cose in cui questi vive oggi ancora sulla Terra. Per esempio, tutte le cognizioni riguardanti la vita degli uomini, degli animali o delle piante, che mirano a dare importanza alle qualità ereditate, a ciò che si trasmette ereditariamente nella natura fisica, si ha l’impressione che Michele le respinga con disapprovazione. Con ciò vuol mostrare che quelle cognizioni non possono fruttare nulla all’uomo per il mondo spirituale. Michele può trasportare nel cosmo soltanto ciò che l’uomo trova nel mondo umano, in quello animale o in quello vegetale, indipendentemente da quanto è soggetto all’ereditarietà. Di fronte a questo genere di conoscenze, non ci viene incontro, da parte di Michele, l’eloquentissimo gesto della mano che respinge disapprovando, bensí il consenso dello sguardo che dice: “Questo è pensato giustamente, agli occhi della direzione del cosmo!” Ecco infatti ciò che s’impara sempre piú a voler conseguire: meditare per raggiungere la luce astrale, per poter contemplare i misteri dell’esistenza, allo scopo di presentarsi poi a Michele onde riceverne lo sguardo di approvazione, che dica: “Questo va bene, questo è giusto agli occhi della guida del cosmo”.
Brano tratto dalla VI Conferenza dell' Opera Omnia di R. Steiner - Sedi di Misteri nel Medioevo : “L’essenza di Michele”
Editrice Antroposofica - Milano 1984 alla pp. 90-91