Egitto, come una precisa “Qualità dell’Intelligenza”; un altro
modo di esistenza dell’Intelligenza umana. Questo “Egitto”
non ha niente a che vedere con i tempi storici (anche se
questa Intelligenza si espresse nella terra del Nilo in una
precisa epoca storica), ma rappresenta piuttosto un ben
preciso Luogo/Stato di coscienza. Per entrare in questo
Egitto, eternamente presente, l’uomo deve imporre a se stesso
una disciplina. Egli deve, abbandonando la coscienza
dialettica, risvegliare un rapporto interiore vivente con
l’oggetto della propria ricerca, quella che AOR [nome con
cui si firmava René Schwaller de Lubicz] definiva
Intelligenza del Cuore. Questo era lo scopo: risvegliare, con
un lavoro su di sé, l’Intelligenza del Cuore, giungere con essa
all’essenza vivente dei fenomeni, e quindi poter giungere
all’Essere Universale. Se l’uomo riesce a penetrare nel
proprio “Cuore”, riesce anche a penetrare nel “Cuore” delle
cose.