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     L’antropologia secondo la Scienza dello Spirito - Rudolf Steiner

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    MessaggioTitolo: L’antropologia secondo la Scienza dello Spirito - Rudolf Steiner   L’antropologia secondo la Scienza dello Spirito - Rudolf Steiner Icon_minitimeVen Apr 26, 2013 12:47 pm


    RITMI DELLA NATURA UMANA


    Vi ricorderete che abbiamo parlato di un certo ritmo in relazione ai quattro elementi costitutivi della natura umana. Sarà il nostro punto di partenza di oggi, per rispondere alla domanda: come può un tale sapere, interiormente fondato, farci cogliere la necessità e lo scopo del movimento spirituale antroposofico?
    Oggi collegheremo due cose in apparenza molto distanti. Ricorderete che certe relazioni si stabiliscono tra l’Io, il corpo astrale, il corpo eterico e il corpo fisico dell’uomo. Quello che diremo del quarto elemento, dell’Io, può essere, per cosí dire, toccato con mano, se prendiamo in considerazione l’alternanza dei due stati di coscienza che attraversa l’Io durante le ventiquattro ore, nel corso di una giornata. In un certo modo, considereremo come una unità questa giornata di ventiquattro ore nel corso della quale l’Io fa l’esperienza del giorno e della notte, della veglia e del sonno.
    Se perciò diciamo che l’esperienza vissuta dall’Io nel corso di una giornata deriva dal numero uno,
    occorre anche dire che il numero corrispondente al ritmo del nostro corpo astrale è il sette. Mentre nel tempo di ventiquattro ore, in una giornata, l’Io ritorna al suo punto di partenza, il corpo astrale vi impiega sette giorni. Cerchiamo di capirci su questo punto.
    Pensate al vostro risveglio del mattino, consistente, come si dice – certamente in maniera errata – a
    emergere dall’oscurità dell’incoscienza, che s’accompagna alla ricomparsa degli oggetti del mondo fisico sensibile. È questo ciò che provate al mattino, e che sentite di nuovo ventiquattro ore piú tardi, non tenendo conto delle eccezioni. Ecco il normale svolgimento della cosa. Si può dire: dopo una giornata di ventiquattro ore, l’Io ritorna al suo punto di partenza. Se cerchiamo qual è il processo corrispondente per il corpo astrale, diremo: se esiste effettivamente una regolarità riguardante il corpo astrale, è dopo sette giorni che esso raggiungerà il suo punto di partenza. Pertanto, mentre l’Io compie il suo ciclo in una giornata, il corpo astrale procede in maniera decisamente piú lenta, e compie il suo ciclo in sette giorni.
    A sua volta, il corpo eterico compie il suo ciclo in quattro volte sette giorni, e ritorna al suo punto di
    partenza dopo quattro volte sette giorni. Ora considerate bene ciò che è stato detto la penultima volta: per il corpo fisico, lo svolgimento non è altrettanto regolare come per il corpo astrale e per il corpo eterico, ma gli si può accordare un valore approssimativo: esso compie il suo ciclo approssimativamente in dieci volte ventotto giorni, prima di tornare al suo punto di partenza.
    Come ben sapete, nell’essere umano esiste una grande differenza tra il corpo eterico femminile, avente un carattere maschile, e il corpo eterico maschile, avente un carattere femminile. Ne deriva una certa irregolarità dei ritmi del corpo eterico e del corpo fisico. Ma in generale, le cifre 1, 7, 4x7 e 10x4x7 indicano la “velocità di rivoluzione” dei quattro elementi costitutivi della natura umana. Ciò, beninteso, è detto in maniera immaginativa, poiché non si tratta di rivoluzione, ma della ripetizione degli stessi stati, e quei numeri ne caratterizzano i ritmi. Le manifestazioni della nostra vita quotidiana che ho indicato due settimane fa, risultano comprensibili solo alla luce di quanto è celato dietro il mondo fisico sensibile. Ho anche accennato, in una conferenza pubblica, ad un fatto che persino i piú materialisti dei ricercatori e dei medici non possono negare, né trattare come “spettro nato dalla superstizione”, poiché è evidente. Ecco ciò che dovrebbe spingere l’uomo a riflettere: nella polmonite si produce un fenomeno particolare al settimo giorno: una crisi che il malato deve superare con il nostro aiuto. La febbre cala di colpo, e se il malato
    non riesce a superare la crisi, l’esito può essere fatale. È un fatto ben noto. Ma ciò che non è sempre chiaro è il punto di partenza della malattia: se il primo giorno non può essere determinato, non può esserlo neppure il settimo, ma la relazione esiste comunque. Ugualmente, bisogna chiedersi: perché in una polmonite la febbre cala il settimo giorno? Perché una manifestazione particolare fa la sua comparsa il settimo giorno?
    Soltanto chi vede quanto accade dietro l’apparire, dietro le manifestazioni fisico-sensibili, chi ha la
    visione del Mondo Spirituale, chi ha la conoscenza di quei ritmi, sa come si producono manifestazioni come quella della febbre. Ma cos’è dunque la febbre? Perché si produce? La febbre non è una malattia, è al contrario una reazione suscitata dall’organismo per combattere il processo patologico. La febbre è una difesa dell’organismo nei confronti della malattia, in presenza di una qualunque patologia dell’organismo, ad esempio di una lesione polmonare. Quando in un uomo sano si verifica lo squilibrio di un qualsiasi organo, di un qualsiasi elemento, le attività interiori armoniose ne sono disturbate. Allora l’organismo intero tenta di reagire e di far nascere delle forze in grado di compensare quei disordini isolati. Ha quindi luogo una rivoluzione dell’intero organismo. Altrimenti, in assenza di nemici da combattere, l’organismo non avrebbe bisogno di radunare le proprie forze. La febbre è l’espressione di questo radunare le forze.

    Continua...

    Da Conferenza tenuta a Berlino il 12.1.1909, O.O. N. 107.
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    MessaggioTitolo: Re: L’antropologia secondo la Scienza dello Spirito - Rudolf Steiner   L’antropologia secondo la Scienza dello Spirito - Rudolf Steiner Icon_minitimeSab Apr 27, 2013 10:10 am


    Ora, chi vede quanto accade dietro l’apparire dell’esistenza, sa che i differenti organi del corpo umano sono nati e si sono sviluppati in epoche diverse dell’evoluzione umana. Ciò che dal punto di vista della Scienza dello Spirito possiamo definire “lo studio del corpo umano”, è la cosa piú complicata che si possa immaginare, poiché l’organismo umano è estremamente vario e i suoi differenti organi sono stati conformati in diverse epoche. Tali conformazioni sono state poi ulteriormente riprese e sviluppate. Tutto ciò che esiste in quanto organismo fisico è l’espressione, il risultato, degli elementi costitutivi superiori dell’uomo; pertanto, gli elementi fisici in questione esprimono sempre gli ordini superiori negli elementi superiori.

    Ciò che noi attualmente definiamo polmone è per sua conformazione in rapporto con il corpo astrale umano e vi è apparentato. Vedremo più oltre ciò che nel polmone riguarda il corpo astrale: come sull’antica Luna, che ha preceduto la Terra, sia apparso l’abbozzo primitivo del polmone, e come quell’abbozzo sia stato in qualche modo impiantato nell’uomo dalle Entità spirituali superiori. Oggi ci limiteremo a sapere che nel polmone si trova un’espressione del corpo astrale. L’espressione propriamente detta del corpo astrale è, per la verità, il sistema nervoso. Ma l’uomo è in effetti molto complicato, e gli sviluppi seguono vie parallele.

    Contemporaneamente allo sviluppo del corpo astrale e all’inserimento del sistema nervoso, è stato anche dato l’abbozzo del polmone. E il polmone è stato in qualche modo associato al ritmo del corpo astrale, a quel ritmo che dipende dal numero sette. Le manifestazioni febbrili sono in rapporto con certe funzioni del corpo eterico. In alcune forme di febbre, si verifica qualcosa nel corpo eterico. Per cui la febbre è in qualche modo inserita nel ritmo in cui è inserito lo stesso corpo eterico. Ogni febbre viene incorporata nel ritmo. Ma in che modo? Cerchiamo di chiarirlo.

    Compiendo il suo ciclo in quattro volte sette giorni, il corpo eterico si muove nettamente con maggiore lentezza del corpo astrale, che compie il suo ciclo in sette giorni. Possiamo dunque stabilire un paragone tra il rapporto dei ritmi del corpo eterico e del corpo astrale da una parte, e il rapporto delle lancette dell’orologio dall’altra. Mentre la lancetta delle ore compie un giro, quella dei minuti ne compie dodici.

    La relazione è dunque di 1:12. Esaminate l’orologio a mezzogiorno: le due lancette coincidono sulla cifra 12.

    In seguito, la lancetta dei minuti compie un giro e si ritrova sul numero 12, ma non coincide piú con la lancetta delle ore, in quanto questa si trova sul numero 1. Pertanto le due lancette possono coincidere di nuovo soltanto circa cinque minuti piú tardi. Esiste una simile relazione tra il ciclo del corpo astrale e quello del corpo eterico: il corpo astrale comincia a muoversi, e sette giorni piú tardi, quando è ritornato al suo punto di partenza, esso non coincide piú con il corpo eterico, che non è avanzato che di un quarto di giro.

    Allo stesso modo, dopo sette giorni lo stato del corpo astrale non coincide piú con lo stesso stato del

    corpo eterico, ma con uno stato del corpo eterico in ritardo di un quarto di ciclo. Supponete che compaia la malattia in questione. Uno stato ben preciso del corpo astrale coincide con uno stato ben preciso del corpo eterico. È a quel punto che l’azione congiunta dei due stati suscita la febbre, per affrontare il nemico. Sette giorni piú tardi, il corpo astrale coincide con un punto del tutto diverso del corpo eterico.

    Ora, accade che il corpo eterico non abbia soltanto il potere di suscitare la febbre, altrimenti, una volta partito, non potrebbe cessare di produrre la febbre. Cosí, sette giorni piú tardi il punto del corpo eterico che coincide con quello del corpo astrale in cui sette giorni prima si era prodotta la febbre, quel punto del corpo eterico tende a porre rimedio alla febbre, a moderarla. Dunque, se dopo sette giorni il malato ha superato il disturbo, tutto va bene. Se al contrario non l’ha superato, se il corpo astrale non si è impegnato a eliminare la malattia, egli viene a trovarsi in una situazione sfavorevole, con il corpo eterico che tende a moderare la febbre. Occorre osservare bene questi punti di coincidenza. Potremmo incontrare simili punti

    in tutte le manifestazioni possibili e immaginabili dell’esistenza umana. Ed è precisamente grazie a tali ritmi, grazie ai misteriosi accorgimenti interni, che noi potremmo giungere a veder chiaro nell’essere umano. La tendenza del corpo eterico si rivela effettivamente nel quattro volte sette. In altre malattie potrete osservare che è importante precisamente il quattordicesimo giorno, il due volte sette. Possiamo chiaramente dimostrare che per certe manifestazioni il punto cruciale può essere particolarmente intenso dopo quattro volte sette giorni. In quel caso, se il fenomeno diminuisce, ci si può di sicuro attendere una guarigione. Tutti questi fatti sono in relazione con i ritmi, precisamente con quei ritmi di cui abbiamo trattato tre settimane fa, ed esaminato piú in dettaglio oggi. Tutto ciò può sembrare difficile, ma nondimeno può essere capito se si accede, pur se di poco, alla dimensione nascosta del mondo fisico-sensibile. Ciò deve costantemente essere approfondito. Attualmente affrontiamo la questione dell’origine di questi ritmi.

    L’origine di questi ritmi si colloca nelle grandi concatenazioni cosmiche. Abbiamo senza posa insistito sul fatto che i quattro elementi costitutivi dell’essere umano – corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e

    Io – hanno alle loro spalle un’evoluzione che passa per Saturno, Sole, Luna e Terra. Se esaminiamo

    retrospettivamente l’antica Luna, scopriamo che questa si era ad un certo momento staccata dal Sole. A quell’epoca una gran parte di ciò che costituisce la nostra Luna attuale era collegata alla Terra. Ma il Sole si trovava all’esterno, e quando simili corpi celesti procedono di pari passo, le loro forze, che non sono altro che l’espressione delle loro entità, esercitano un’influenza sulla regolarità della vita dei loro esseri.

    La durata della rivoluzione di un pianeta intorno al Sole, o di un satellite intorno a un pianeta, non è frutto del caso, ma viene regolato dalle Entità che rappresentano gli Spiriti delle Gerarchie. Abbiamo visto come un corpo celeste non si metta a girare per conto proprio, per via di forze inanimate, abbiamo già dimostrato in quale modo grottesco lo scienziato attuale tenti di spiegare la teoria di Kant-Laplace per mezzo dell’esperimento consistente nel far girare una goccia d’olio deposta sulla superficie dell’acqua con un disco di cartone attraversato da un ago: alcune goccioline si staccano allora dalla goccia grande,

    girandole intorno. Cosí lo sperimentatore realizza un sistema planetario in scala ridotta, e lo scienziato ne deduce la formazione del sistema planetario in grande. Quello che in altre circostanze può essere lodevole, cioè dimenticare se stessi, è però qui fuori luogo, poiché il brav’uomo dimentica che il sistema planetario

    in scala ridotta non potrebbe funzionare se egli non girasse l’ago. Certo, è consentito dedicarsi a tali

    esperimenti, essi sono persino molto utili, ma non bisogna dimenticare l’essenziale. Quante persone sono vittime di tali suggestioni! Si trascura il fatto che sia “il signor professore” che ha agito. All’esterno, nello spazio, non vi è un signor professore, ma le Gerarchie delle Entità spirituali che regolano i movimenti dei corpi celesti, che realizzano l’ordinamento di tutta la materia nel cosmo, facendo girare i corpi celesti gli uni intorno agli altri. E noi potremmo, se ne avessimo il tempo, esaminare piú in dettaglio i movimenti dei corpi celesti che formano un sistema coerente, nel quale ritroveremmo i ritmi dei nostri elementi costitutivi

    dell’umano. Per il momento queste indicazioni sono sufficienti.

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    MessaggioTitolo: Re: L’antropologia secondo la Scienza dello Spirito - Rudolf Steiner   L’antropologia secondo la Scienza dello Spirito - Rudolf Steiner Icon_minitimeDom Apr 28, 2013 5:58 am


    Esaminiamo ora piú da vicino l’azione del karma con l’aiuto di un esempio. Nel Kamaloca prendiamo la decisione di compiere una certa cosa o un’altra. Ciò che si innesta in quanto forza nella nostra anima, vi rimane e non la lascia piú. Noi rinasciamo con tutte le forze acquisite, è ineluttabile. La vita non implica che alcune attività in rapporto al karma, collegate a una riparazione che dobbiamo a un altro, debbano necessariamente collegarvisi, come vedremo. Possiamo aver disseminato molti ostacoli sul nostro cammino, conducendo un’esistenza limitata, ristretta, senza utilizzare tutte le nostre possibilità, limitando i nostri svaghi, le nostre attività e trascurando delle opportunità che ci offriva l’esistenza, lasciando cosí alcune facoltà inutilizzate. Si tratta allora di fattori karmici che il Kamaloca risveglierà: è cosí che noi modelliamo la nostra esistenza futura.
    Eccoci dunque, neonati, ritornati sulla terra. Ammettiamo che viviamo fino al nostro decimo o ventesimo anno.
    La nostra anima contiene tutte le forze acquisite nel Kamaloca, e quando esse sono mature, vogliono manifestarsi.
    In un certo momento della nostra vita appare ineluttabile la necessità di agire. Supponiamo quindi che verso il ventesimo anno nasca il bisogno interiore di compiere una qualche azione in rapporto a una forza acquisita nel Kamaloca. Prendiamo un caso tra i piú semplici: il bisogno di riparare a un torto causato ad altri.
    La persona in questione è presente, la forza di attrazione ci ha fatti incontrare. Le condizioni esteriori della riparazione sono quindi rispettate. Ciò nondimeno, può sussistere un ostacolo: accade che la nostra struttura non sia all’altezza del compito da svolgere. Dipendiamo, riguardo alla nostra struttura, dalle forze ereditarie.
    Alla nascita noi siamo tributari delle forze ereditarie. Per il corpo fisico e per il corpo eterico ereditiamo alcune caratteristiche dai nostri ascendenti. Naturalmente, quel retaggio non è del tutto estraneo al contenuto karmico inserito nella nostra anima. Questo perché quando l’anima discende dal Mondo spirituale è attirata verso quei genitori, verso quella famiglia da cui può ereditare le caratteristiche piú conformi alle proprie necessità animiche.
    Queste caratteristiche non sono però in totale conformità con tali necessità. Lo stesso accade per il nostro corpo.
    Esiste sempre una certa non concordanza tra le forze ereditarie e ciò che contiene la nostra anima per via della sua esistenza passata. Ed è importante, in particolare, che l’anima sia abbastanza forte da trionfare sugli ostacoli apportati dall’eredità, che le sia cioè possibile, durante il corso della vita, rimodellare la sua struttura in modo da superare quelle discordanze. In questo gli uomini differiscono molto. Esistono anime divenute forti in virtú delle loro esistenze precedenti. Ogni anima deve incarnarsi in un corpo abbastanza conforme, anche se non del tutto conforme. Essa può essere abbastanza forte per venire a capo di quasi tutto quel che non le si addice. Ma
    non sempre ciò accade. Esaminiamo in dettaglio questo punto, prendendo le mosse dal nostro cervello.
    Questo strumento della vita rappresentativa, della vita del pensiero, lo ereditiamo dai nostri ascendenti.
    Ne abbiamo ereditato il modello e le delicate circonvoluzioni. Attraverso la sua forza interiore, l’anima perverrà, fino a un certo punto, a superare ciò che non le conviene e ad adattare il proprio strumento a quelle forze; ma questo solo fino a un certo punto. Un’anima forte vi perverrà meglio, un’anima piú debole, meno facilmente.
    E se per via delle circostanze la nostra anima è nell’impossibilità di trionfare sulla conformazione, sulla struttura del nostro cervello, non potremo utilizzare correttamente tale strumento. L’incapacità di utilizzare a pieno questo strumento, costituisce un handicap, una malattia cosiddetta mentale. Quando l’anima non è abbastanza forte per venire a capo di una certa struttura, può manifestarsi un temperamento malinconico. Ciò si verifica verso la metà dell’incarnazione, nel caso esista una qualche inadeguatezza dello strumento cerebrale rispetto alle forze dell’anima. All’inizio e alla fine avviene invece diversamente. Questa è sempre la causa misteriosa della dualità e della disarmonia della natura umana. Tutto ciò che l’uomo considera spesso riguardo alla propria insoddisfazione,
    non è che uno schermo. In realtà, la causa è quella da me indicata. Vediamo quindi come si stabilisce per l’anima incamminata da un’incarnazione all’altra il rapporto con la corrente ereditaria che l’accoglie.
    Immaginiamoci dunque tornati a nascere, e che la nostra anima nel suo ventesimo anno aspiri a riparare questo o quel torto. Anche la persona interessata è presente, ma la nostra anima è incapace di superare le resistenze interiori collegate alla compensazione. Sí, per compiere una qualunque azione è sempre necessario mettere in moto le nostre forze. Generalmente l’uomo non rileva a priori ciò che accade dentro di lui. Non è necessario. Ecco ciò che può accadere. Un uomo si è incarnato e nella sua anima venti anni dopo la sua nascita persiste un desiderio di compensazione. Le condizioni esterne necessarie alla compensazione vengono realizzate, ma l’uomo è interiormente incapace di utilizzare i propri organi e di compiere ciò che è necessario.

    Continua..


    Rudolf Steiner
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    MessaggioTitolo: Re: L’antropologia secondo la Scienza dello Spirito - Rudolf Steiner   L’antropologia secondo la Scienza dello Spirito - Rudolf Steiner Icon_minitimeLun Apr 29, 2013 10:30 am


    Non è essenziale che l’uomo sia a conoscenza di quel che è appena stato detto, ma egli ne avverte l’effetto.

    Questo effetto si manifesta allora nella forma di una qualunque malattia: ecco la relazione karmica tra ciò che si è verificato nell’incarnazione precedente e la malattia. In un caso del genere avente una causa spirituale, il processo patologico si svolgerà in maniera da rendere l’uomo adatto ad effettuare la compensazione quando si presenteranno altre condizioni esterne favorevoli. E se nel ventesimo anno l’anima è nell’incapacità di compiere ciò verso cui essa tende, che succede? Essa si batte, per cosí dire, contro il suo organo inutilizzabile, va all’assalto di quell’organo, lo rovina, in un certo senso lo distrugge. L’organo che avrebbe dovuto utilizzare per assolvere un compito esteriore, viene distrutto sotto l’influenza di quelle forze, e questo suscita un processo di reazione che chiamiamo guarigione: un processo di reazione che fa appello alle forze di rigenerazione dell’organismo.

    Quell’organo che è stato rovinato perché non era in grado di compiere la sua missione, viene a quel punto riedificato dalla malattia, secondo le necessità dell’anima per svolgere il proprio compito.

    Ma può verificarsi che dopo la malattia sia troppo tardi per svolgere quel compito. Nondimeno, l’anima ha acquisito delle nuove forze che, nell’incarnazione seguente, avranno l’effetto di modellare l’organo in maniera da renderlo adatto ad assolvere quel compito. In tal modo la malattia può suscitare in un’esistenza delle forze che nell’incarnazione successiva ci permetteranno di assolvere i compiti che ci ha assegnato il karma.

    Ci troviamo qui in presenza di un aspetto misterioso della malattia intesa come fattore di progressione, di elevazione: una relazione karmica tra la malattia e quella elevazione. Affinché l’anima sviluppi la forza di strutturare un organo e renderlo utilizzabile, occorre che quell’organo inadatto sia prima distrutto, per essere in seguito

    riedificato dalle forze dell’anima. Affrontiamo qui una legge dell’esistenza umana che potremmo cosí delineare:

    l’uomo deve acquisire la sua forza superando un ostacolo dopo l’altro; tutte le forze che abbiamo acquisito le dobbiamo al fatto di aver trionfato su molte resistenze nelle incarnazioni precedenti; le nostre attitudini odierne sono il risultato delle nostre malattie nelle incarnazioni precedenti.

    Per essere assolutamente chiari, supponiamo che un’anima non sia ancora in grado di utilizzare il suo mesencefalo. In che modo può acquisire la facoltà di utilizzarlo correttamente? Essa può farlo solo prendendo prima coscienza di quella incapacità, poi distruggendo quell’organo e quindi riedificandolo. È nella riedificazione che essa acquisisce la forza di cui ha bisogno. Tutto ciò che in passato abbiamo compiuto con la distruzione e la ricostruzione, diventa un talento. In tutte le religioni, coloro che hanno riferito di una distruzione e di una riedificazione della Terra, erano a conoscenza di questo. Nell’induismo, Shiva è [con la sua danza chiamata Shiva Nataraja] rappresenta quelle forze di distruzione e riedificazione.

    Vogliamo parlare adesso di uno di quei processi di malattia aventi un’origine karmica. Per quanto concerne i processi in cui interviene meno l’individualità che l’essere umano in generale, è per
    altre vie che viene suscitata la generalizzazione delle malattie. Per questo in determinate epoche fanno la loro comparsa le malattie esantematiche. Queste malattie infantili sono l’espressione di un apprendistato che il bambino compie al fine di acquisire la padronanza interiore di una certa parte dei suoi organi, controllo che egli conserverà durante tutte le incarnazioni future. Tali malattie devono essere considerate come un processo di affermazione dell’uomo. Questo ci porta a considerare le malattie in maniera del tutto particolare. Evidentemente, non possiamo concludere che sia spiegabile allo stesso modo il fatto che una persona venga investita da un treno. Un tale evento deve essere ricercato al di fuori della malattia, al di fuori di ciò che è stato in precedenza descritto.

    Continua..


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    MessaggioTitolo: Re: L’antropologia secondo la Scienza dello Spirito - Rudolf Steiner   L’antropologia secondo la Scienza dello Spirito - Rudolf Steiner Icon_minitimeMar Apr 30, 2013 1:07 pm


    Esiste un tipo di malattia che può essere considerata molto interessante, una malattia cioè suscitata karmicamente e che non può essere compresa se non esaminando piú da vicino le condizioni dell’esistenza. Supponete che seguiate un certo apprendistato. È necessario apprendere: le acquisizioni piú importanti dell’esistenza hanno bisogno di un apprendistato. Ma non è tutto, poiché l’apprendistato non è che un processo esteriore. Quando impariamo qualcosa, non abbiamo fatto l’esperienza degli effetti che dovrebbe avere su di noi ciò che abbiamo imparato. Nasciamo con delle attitudini acquisite per via di eredità, e in parte in virtú di esistenze precedenti.
    L’estensione delle nostre attitudini è limitata. In ogni vita facciamo nuove esperienze. Queste esperienze non sono cosí intimamente collegate a noi che per quanto apportiamo nascendo come temperamento, disposizioni naturali ecc. Ciò che abbiamo appreso nel corso della vita – il contenuto della nostra memoria, le nostre abitudini – non è ancora strettamente legato a noi. Questo si manifesta nella vita solo in modo parziale e non appare legato al corpo eterico che dopo la vita, nel grande quadro retrospettivo. Occorre allora incorporarlo, assimilarlo.
    Supponiamo che abbiamo imparato qualcosa, impresso nel corpo vitale, e che rinasciamo. Quando rinasciamo può accadere che sviluppiamo quello che abbiamo appreso in una certa direzione e non in un’altra, sia a causa delle condizioni ereditarie o altre, sia perché, non essendosi svolto il nostro apprendistato armoniosamente, non abbiamo raggiunto il livello voluto. Supponiamo che abbiamo appreso in questa vita qualcosa che nella vita successiva avrà bisogno di una conformazione particolare di una certa zona del nostro cervello, o un funzionamento particolare del nostro sistema circolatorio, e supponiamo che non abbiamo svolto l’apprendistato che il caso richiedeva. Nell’immediato questo non costituisce un difetto. Nella sua vita l’uomo deve procedere per salti, quindi è bene che sappia che ha praticato alcune attività in maniera parziale. Egli quindi ritorna sulla Terra recando i frutti di ciò che ha appreso, ma gli manca la possibilità di strutturarsi in modo da mettere in pratica ed eseguire ciò che aveva imparato. Può anche succedere che una persona sia stata iniziata, in una precedente incarnazione, ai grandi misteri dell’esistenza. Quando ritorna sulla Terra, le forze che sono state impiantate in essa vogliono manifestarsi. Supponiamo però che essa non abbia sviluppato alcune forze adatte a generare l’armonia degli organi. Allora, in un certo momento dell’esistenza, ciò che essa ha appreso in precedenza vuole esteriorizzarsi, ma l’organo adatto a farlo le viene meno. Che succede allora? Succede che s’instaura una malattia, una malattia che ha una causa karmica molto profonda. Occorre allora che una parte del suo organismo venga distrutta e riedificata. L’anima percepisce allora, attraverso tale nuova elaborazione, quali siano le forze convergenti in questa nuova direzione, e ne riporta il sentimento.
    Allorquando questi fatti derivano da un apprendistato, e ancor piú da un’Iniziazione, i frutti ne vengono abitualmente raccolti nella stessa esistenza. In tal modo una malattia sopraggiunge facendo provare all’anima ciò che le manca. Può quindi apparire immediatamente dopo la malattia ciò che non si sarebbe potuto ottenere senza di essa. Può verificarsi che nell’esistenza precedente si sarebbe potuto pervenire a un certo grado di Illuminazione, ma che un nodo nel cervello non si sia sciolto, poiché le forze necessarie non erano state sviluppate.
    Quel nodo viene allora inevitabilmente distrutto, ciò che può scatenare una grave malattia. L’organo in questione viene ricostruito, e l’anima riceve allora le forze necessarie allo scioglimento di quel nodo. In seguito si accede al grado di Illuminazione al quale si doveva giungere. Possiamo quindi considerare la malattia come un evento significativo. Questo è un argomento che può far indignare il mondo profano di oggi. Ciononostante sono numerosi quelli che hanno potuto provare a qual punto una insoddisfazione permanente – come quando si ha qualcosa nell’anima e che non si può risolvere – renda la vita interiore impossibile. È allora che si instaura una malattia grave. Trionfare di questa grave malattia costituisce il segno di rinnovamento della vita, che agisce come una liberazione, uno scioglimento, essendo l’organo diventato di nuovo utilizzabile. Un organo inutilizzabile è stato la causa. Certo, nel loro ciclo di vita attuale, gli uomini hanno ancora molti di quei nodi che non possono essere sciolti. Non pensiamo solo all’Illuminazione, questo si verifica anche in molti processi secondari.
    Ci vediamo quindi posti davanti alla necessità di sviluppare quell’attitudine e siamo ancora una volta di fronte a una causa di malattia di origine karmica. Allo stesso modo non possiamo accontentarci di dire semplicemente: se vengo colpito dalla malattia, ciò è il risultato del mio karma. Poiché in questo caso non bisogna pensare soltanto al karma del passato e considerare la malattia come un raggiungimento, ma al contrario che essa non è che il secondo tempo della sequenza, che essa può essere la sorgente feconda di una forza creatrice, di un’attitudine per l’avvenire. Vuol dire mal comprendere la malattia e il karma, considerare solo il passato.
    Ciò sarebbe, vorrei dire, scorgere nel karma una semplice legge del caso. Ma il karma diventa una regola d’azione, un arricchimento della vita, se diventiamo capaci, grazie ad esso, di volgere il nostro sguardo dal presente verso l’avvenire.
    Siamo perciò orientati verso una grande legge che regge la nostra esistenza umana. E per farci una certa idea di questa grande legge, sulla quale ritorneremo – gettiamo uno sguardo verso l’epoca nella quale l’uomo ha acquisito la sua forma attuale: l’era lemurica. È in quell’epoca che egli è disceso da un’esistenza divinospirituale verso la sua esistenza esteriore attuale, che egli si è rivestito di involucri, che si è impegnato nella via delle incarnazioni esteriori, procedendo d’incarnazione in incarnazione fino all’epoca attuale. Ma prima di intraprendere il cammino delle incarnazioni, l’uomo non aveva nel senso attuale la possibilità di contrarre malattie.
    Questa possibilità di contrarre malattie per via di una strutturazione difettosa degli organi, l’uomo l’ha acquisita con la facoltà di regolare in se stesso il suo rapporto con l’ambiente ed essendo soggetto all’errore. In precedenza, egli non avrebbe potuto suscitare una malattia in sé. Quando era ancora sotto l’influenza delle Potenze e delle Forze divine, la possibilità di contrarre una malattia non esisteva ancora. In seguito questa possibilità fece la sua apparizione. Dove troveremo dunque i mezzi migliori per la guarigione? Li troveremo piú facilmente volgendo lo sguardo al passato, verso quelle epoche in cui le forze divino-spirituali agivano ancora nell’uomo, conferendogli una salute perfetta, senza alcuna possibilità di malattia, risalendo quindi all’epoca delle prime incarnazioni dell’uomo. È ciò che si avvertiva quando si aveva ancora una certa conoscenza di quei fatti. Partendo da lí, cercate allora di esaminare in profondità ciò che ci rivelano le mitologie in proposito.
    Per il momento non pretendo di rimandarvi alla sorgente chiamata “arte di guarire” del culto egizio di Hermes, ma semplicemente al culto greco-romano di Esculapio. Esculapio, figlio di Apollo, è il padre dei medici greci.
    E che ci racconta in proposito il mito greco? Fin dalla sua giovinezza, suo padre lo condusse su quella montagna dove egli divenne discepolo del Centauro Chirone. Ed è Chirone, il Centauro, che insegnò ad Esculapio – il padre della medicina – le proprietà curative delle piante e degli altri elementi della terra. Che tipo di personalità è dunque il centauro Chirone? È un essere che possiamo caratterizzare come esistito prima dell’epoca lemurica, prima della discesa dell’uomo: un essere mezzo uomo e mezzo animale. Questo mito contiene il modo in cui furono rivelate a Esculapio, nei corrispondenti Misteri, quelle forze di guarigione, quelle grandi forze generanti la salute, prima che l’uomo potesse accedere alla prima incarnazione.

    Vediamo in tal modo come si esprima nel mito greco quella grande legge che vuole che ci si interessi alla
    partenza dell’uomo verso la peregrinazione terrestre. Quando gli uomini avranno superato l’ABC della Scienza dello Spirito, i miti ci riveleranno precisamente ciò che essi sono: immagini di quello che la vita ha di piú profondo. I miti sono giustamente l’immagine dei piú profondi misteri dell’esistenza umana.
    Se la vita intera sarà considerata da questo punto di vista, essa si svolgerà in conformità con tale punto di vista e la Scienza dello Spirito, occorre sottolinearlo, farà parte della vita quotidiana. Gli uomini vivranno la Scienza dello Spirito, e sarà in tal modo realizzato ciò a cui essa mira fin dall’inizio. La Scienza dello Spirito darà all’umanità l’impulso alla sua risalita, al suo bene piú grande e al suo progresso.

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