LA NATIVITA' SECONDO CATERINA EMMERICK
Giuseppe passava di casa in casa, per chiedere un po’ di asilo, alludendo alle delicate condizioni della santa Sposa, ma non ottenne che ripulse. Ritornato quindi sui suoi passi piú triste che mai, in
formò la diletta Consorte di aver cercato inutilmente e poi soggiunse che conosceva un sito alla periferia della città, dove i pastori solevano sostare nell’andare a Betlemme con il gregge. Cosí avrebbero potuto trovare almeno un riparo per la notte.Nella collina v’era una grotta, dentro la quale Giuseppe cercò rifugio. Sulla stessa zona rocciosa erano aperte altre caverne; uno stretto passaggio introduceva a una specie di abitazione. La grotta era naturale, però una parte di essa prospettava un riparo in muratura, aveva aperture protette superiormente da grate, dalle quali entravano aria e luce. Dentro un’altra grotta, piú ampia e calda, venne messo l’asinello di Giuseppe. In essa s’internava un angolo abbastanza spazioso. Su quella parte della grotta, di fronte all’entrata, si rifugiò la Vergine quando nacque la “Luce del mondo”. Sulla zona a mezzogiorno stava il presepio, dove il bambino Gesú fu adorato. Il presepio era scavato nella stessa roccia, destinato ad abbeverar gli armenti. Su di esso v’era una mangiatoia di legno. Davanti al presepio si sarebbe poi assisa la Vergine con il bambino Gesú, quando sarebbero venuti i tre Re a offrire i loro doni.Era abbastanza tardi quando i santi Sposi si avvicinarono alla grotta. Giuseppe preparò un posto per la soave Consorte, la quale l’occupò, mentre egli faceva un po’ di luce e penetrava dentro la grotta. Giuseppe, dopo avere appeso alla parete dell’ambiente una lampada accesa, le domandò umilmente perdono di non aver potuto trovare un migliore rifugio, ma Ella si sentiva felice e si coricò sul giaciglio preparato con involti e coperte da Giuseppe.Poi egli usci di là per attingere acqua e piú tardi si avviò verso la città per provvedere l’indispensabile, tra cui un po’ di carbone. Ritornato con carboni ardenti, accese un focherello e preparò un giaciglio sul quale la santa Consorte potesse passar meno disagiatamente la notte. Ella diceva che la nascita del divin Bambino sarebbe avvenuta a mezzanotte, dacché si compivano allora nove mesi trascorsi dall’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele. La Vergine domandò che si disponesse ogni cosa cosí da poter onorare nel miglior modo l’entrata nel mondo del Bambino promesso dall’Altissimo e concepito in modo soprannaturale. Quando la Vergine confidò che si avvicinava l’ora del grande evento, il Consorte accese varie lampade e poi uscí dalla grotta.Appena tornato, vide la Vergine che pregava con lo sguardo fisso sul Pargoletto adagiato davanti a Lei. Tutto luminoso, il Figlio di Dio e della Vergine era coricato sopra un tappeto, davanti alla estatica sua Mamma. Giuseppe, compreso di umiltà e fervore, si prostrò dinanzi al divino Neonato.
Estratto da E. Pilla, Le rivelazioni di Caterina Emmerick, Cantagalli, Siena 1968