LA NATIVITA' (Édouard Schuré)
Cristo è piú di un Bodhisattva e piú di unBuddha. È una potenza cosmica, l’eletto deiDeva, il Verbo solare stesso, che doveva entrarein un corpo una sola volta per dare all’umanitàil suo piú potente impulso. U
no Spiritodi tale levatura non poteva incarnarsi nelgrembo di una donna e nel corpo di un bambino.Questo Dio non poteva seguire il camminocui anche i piú grandi uomini sono costretti,cioè la severa trafila dell’evoluzioneanimale che viene ripercorsa con la gestazionematerna. Non poteva subire il temporaneoeclissarsi della coscienza divina che è la leggeineluttabile di ogni incarnazione. Un Cristodirettamente incarnato nel seno di una donnaavrebbe fatto morire la madre, come Giovefece morire Semele, madre del secondo Dioniso,stando alla leggenda greca. Egli aveva bisogno,per incarnarsi, di un corpo di adulto,di un corpo che si fosse evoluto da una razzaforte fino al grado di perfezione e di purezzadegno dell’Archetipo umano, dell’Adamo primitivomodellato dagli Elohim nella luce increataall’origine del nostro mondo.Questo corpo lo forní il popolo ebraico nellapersona del maestro Gesú, figlio di Maria.Ma occorreva che dalla nascita fino all’età ditrent’anni, epoca in cui il Cristo doveva prenderepossesso della sua dimora umana, il corpodel maestro Gesú fosse plasmato e armonizzatoda un altissimo Iniziato, e che un uomoquasi divino offrisse la propria persona inolocausto, come un vaso sacro, per ricevere ilDio fatto uomo. Qual è il grande profeta,certo illustre nei fasti religiosi dell’umanità,cui toccò questo compito straordinario? Glievangelisti non lo dicono, ma il Vangelo diMatteo lo lascia intuire chiaramente nellapiú suggestiva delle sue leggende.Il bambino divino è nato nella notte profumatae calma di Betlemme, mentre sui montineri della Giudea grava il silenzio. Solo i pastoriodono le voci angeliche risuonare sottoil cielo stellato. Il bambino dorme nella mangiatoia.Sua madre estasiata lo cova con gliocchi. E quando lui apre i suoi, Maria si senteprofondamente penetrata, come da una spada,da questo raggio solare che la interroga conpaura. La povera anima stupita che viene daaltri mondi, getta attorno a sé uno sguardosgomento, ma ritrova subito il suo cielo perdutonelle pupille vibranti della madre e siriaddormenta d’un sonno profondo.
Édouard Schuré - Da: Evoluzione divina - Tilopa - Roma 1983 - p. 249