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     Noia: di Krishnamurti

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    MessaggioTitolo: Noia: di Krishnamurti   Noia: di Krishnamurti Icon_minitimeLun Nov 03, 2014 2:26 pm

    Noia

    Aveva appena smesso di piovere; le strade erano pulite, e la polvere era stata lavata via dagli alberi. La terra era stata rinfrescata, e le rane gracidavano rumorose nello stagno; erano grosse, e gonfiavano le loro gole con evidente piacere. L’erba era brillante di minuscole gocce d’acqua, e la pace regnava nel paesaggio dopo il violento temporale. Gli armenti erano bagnati fradici, ma durante la pioggia non avevano mai cercato riparo, e ora stavano pascolando tranquilli. Alcuni bambini stavano giocando nel piccolo ruscello che la pioggia aveva formato vicino al bordo dei marciapiede; erano nudi, ed era bello vedere i loro corpi lucidi d’acqua e i loro occhi brillanti. Stavano vivendo il tempo della loro vita, e com’erano felici! Nient’altro importava, e sorrisero di una gioia traboccante quando qualcuno disse loro qualcosa, anche se non avevano capito nemmeno una parola. Il sole stava uscendo di nuovo e le ombre erano lunghe.
    Quanto è necessario per la mente purificarsi da ogni pensiero, essere costantemente vuota, non resa vuota, ma semplicemente vuota; morire a tutti i pensieri, a tutti i ricordi di ieri, e all’ora da venire! È semplice morire, ed è difficile continuare: poiché la continuità è lo sforzo tra essere o non essere; è desiderio, e il desiderio può morire solo quando la mente cessa di elaborare. Quanto è semplice solamente vivere! Ma non significa stagnazione: esiste una grande felicità nel non volere, nel non essere qualcosa, nel non andare da nessuna parte; e il silenzio della creazione si raggiunge solo quando la mente finalmente si purifica da ogni pensiero. La mente non è tranquilla fino a che viaggia con lo scopo di arrivare, poiché per la mente arrivare è avere successo, e il successo è sempre lo stesso, sia all’inizio sia alla fine. Non può esistere purificazione della mente se essa sta tessendo il modello del proprio divenire.
    Disse che era sempre stata attiva in un modo o nell’altro, riuscendo anche a far fronte a molti impegni: si era dedicata ai figli, alla vita sociale, allo sport; ma dietro a questa attività frenetica c’era sempre stata la noia, pressante e costante. Era annoiata dalla routine della vita, dal piacere, dal dolore, dall’ipocrisia, e da qualsiasi altra cosa: sin da quando ne aveva memoria, la noia era stata come una nuvola incombente su ogni attimo della sua vita. Aveva cercato di sfuggirle, ma qualunque nuovo interesse presto diventava un’ulteriore noia, una nuova causa di stanchezza infinita; aveva letto molto, e aveva vissuto i consueti turbamenti della vita familiare, ma una sensazione di noia mortale aveva continuato ad aleggiare su ogni cosa. Questa sensazione non aveva niente a che vedere con la sua salute: fisicamente stava molto bene.
    Perché credi di annoiarti? È il risultato di possibili frustrazioni, di alcuni desideri fondamentali che sono stati contrastati?
    «Non in particolar modo. Nella vita ho incontrato vari ostacoli, ma non mi hanno mai creato problemi; e quando li ho incontrati, li ho affrontati in maniera intelligente e non ne sono mai stata sopraffatta. Non credo che il mio problema sia la frustrazione, poiché sono sempre riuscita a ottenere ciò che volevo: non ho mai chiesto né preteso la luna, sono stata sempre ragionevole nelle mie richieste; ciò nonostante, questo senso di noia per tutto, per la mia famiglia e per il mio lavoro, non mi ha mai abbandonata.»
    Cosa intendi per noia? Vuoi dire insoddisfazione? Significa che niente ti ha mai dato completa soddisfazione?
    «Non è proprio così. Sono insoddisfatta come una qualsiasi altra persona normale, ma sono stata capace di riconciliarmi con le inevitabili delusioni.»
    Che cosa ti piace? C’è un qualche profondo interesse nella tua vita?
    «No, nessun interesse particolare. Se ne avessi avuto uno speciale di certo non mi sarei mai annoiata. Sono una persona entusiasta, te l’assicuro, e se avessi avuto un interesse non me lo sarei lasciato scappare tanto facilmente. Ho avuto vari interessi intermittenti, ma tutti mi hanno portato alla fine verso questa nuvola carica di noia.»
    Cosa intendi per interesse? Come si verifica questo cambiamento dall’interesse alla noia? Cosa significa interesse? Tu sei interessata a ciò che ti piace e ti gratifica, vero? L’interesse non è forse un processo di acquisizione? Credo che non saresti interessata a nulla se non pensassi di ricavarne qualcosa, non è così? Si mantiene un interesse fino a che si sta acquisendo; l’acquisizione è interesse, sei d’accordo? Hai cercato di ricavare soddisfazione da tutto ciò con cui sei venuta in contatto nella tua vita; ma quando l’hai usato ed esaurito interamente, ti è venuto a noia. Ogni acquisizione è una forma di noia, di stanchezza: il nostro desiderio è cambiare continuamente giocattolo; non appena perdiamo interesse per uno, ne ricerchiamo un altro, e c’è sempre un nuovo giocattolo da guardare e verso cui rivolgere la nostra attenzione e il nostro interesse. Ci dedichiamo a qualcosa allo scopo di acquisirla: l’acquisizione è nel piacere, nella conoscenza, nella fama, nel potere, nell’efficienza, nell’avere una famiglia, in tutte queste e altre cose. Quando non c’è più nulla da acquisire in una religione, in un salvatore, perdiamo interesse e ci rivolgiamo a qualcos’altro. Alcuni vanno a dormire in una qualche associazione e non si svegliano più, e coloro che si svegliano si rimettono a dormire semplicemente passando a un’altra. Questo movimento acquisitivo viene chiamato espansione di pensiero, progresso.
    «Ma l’interesse è sempre acquisizione?»
    In questo momento, sei forse interessata a qualcosa che non ti dia qualcos’altro in cambio, sia esso una commedia, un gioco, una conversazione, un libro o una persona? Se un dipinto non ti dà nulla, passi oltre; se una persona non ti stimola o non ti turba in qualche modo, se non c’è alcun piacere o sofferenza in una particolare relazione, perdi interesse, ti annoi. Non lo hai notato?
    «Sì, ma non lo avevo mai fatto in questi termini.»
    Non saresti venuta qui se non volessi qualcosa: tu vuoi essere libera dalla noia. E siccome io non posso darti questa libertà, è probabile che ti annoierai di nuovo; ma se noi riuscissimo insieme a comprendere il processo dell’acquisizione, dell’interesse, della noia, allora forse troveremmo la libertà. La libertà non può essere acquisita: se la acquisisci, ne sarai presto annoiata. L’acquisizione non offusca forse la mente? Positiva o negativa che sia, è comunque un fardello, poiché man mano che acquisiamo, perdiamo interesse: nel tentativo di possedere, sei attenta, interessata; ma il possesso è noia. Puoi voler possedere di più, ma la ricerca di qualcosa di più è solamente un altro movimento verso la noia: allora tenti nuove forme di acquisizione, e fino a che è presente lo sforzo di acquisire, ci sarà interesse; ma c’è sempre una fine all’acquisizione, e così ci sarà sempre noia. Non è forse questo quello che è continuato ad accadere?
    «Penso di sì, ma non ne ho colto il significato profondo.»
    Eccolo.
    Il possesso estenua la mente. L’acquisizione conduce alla mancanza di sensibilità in qualsiasi ambito si esplichi: nella conoscenza, nella proprietà, nella virtù. La natura della mente è acquisire, assorbire, non è così? O piuttosto, il modello che la mente si è creata per se stessa è quello di accumulare; e in questa stessa attività la mente predispone la propria estenuazione, la propria noia: poiché l’interesse e la curiosità sono l’inizio dell’acquisizione, che presto però si trasforma in noia; e l’urgenza di essere liberi dalla noia non è altro che l’ennesima forma di possesso. Così la mente vaga dalla noia all’interesse e ancora alla noia, fino a che è completamente esausta; e queste continue e altalenanti ondate di interesse ed esaurimento sono ciò che noi riconosciamo come esistenza.
    «Ma come si può allora essere liberi dall’acquisire senza impegnarci in ulteriori acquisizioni?»
    Solamente cercando di sperimentare e verificare la verità dell’intero processo di acquisizione, e non certo sforzandoci di essere non acquisitivi, distaccati. Essere non acquisitivi è un’altra forma di acquisizione che presto si trasformerebbe in estenuazione. La difficoltà, se possiamo usare questa parola, non sta nella comprensione verbale di ciò che è stato detto, ma nello sperimentare il falso come falso: vedere la verità nella falsità è l’inizio della saggezza. Per la mente è difficile riuscire a restare immobile, silenziosa: è perennemente preoccupata, è sempre concentrata su qualcosa, acquisendolo o negandolo, cercando e trovando. La mente non è mai ferma, è in continuo movimento; e il passato, incombendo sul presente, determina il proprio futuro. È un movimento nel tempo, ed è molto raro che ci sia mai un intervallo fra i pensieri, perché un pensiero segue l’altro senza pausa, e la mente in questo processo incessante si affina sempre più, determinando così le prerogative per la propria estenuazione e il proprio esaurimento. Se temperiamo in continuazione una matita, presto non ne resterà più nulla; allo stesso modo, la mente, lavorando ed elaborando senza posa, si esaurisce, si consuma. La mente ha sempre paura di arrivare a una conclusione; ma lo stesso vivere è concludere, finire giorno dopo giorno; è la morte a tutte le acquisizioni, ai ricordi, alle esperienze, al passato. Come si può quindi vivere fino a che esiste l’esperienza? L’esperienza è conoscenza, memoria; e la memoria è lo stato dello sperimentare? Nello stato dello sperimentare, è presente la memoria in qualità di sperimentatore? La purificazione della mente è vivere, creare. La bellezza sta nello sperimentare, non nell’esperienza malata; poiché l’esperienza è comunque del passato, e il passato non è lo sperimentare, non è il vivere. La purificazione della mente è la tranquillità del cuore.
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