IL PECCATO ORIGINALE
Il mistero del peccato originale di Adamo è insolubile, cosí come i teologi lo presentano. Un atto di fede non è una spiegazione. L’esistenza della libertà effettiva dell’uomo a partire dalle origini è un’affermazione senza prova. Un Dio onnisciente avrebbe avuto direttamente la responsabilità del male che doveva prevedere. In realtà San Giovanni fa risalire il male al diavolo che «pecca dall’inizio» (Giovanni VIII, 44) e non all’uomo ignorante che è stato sedotto da lui.
Quanto alla propagazione di questo peccato originale attraverso la generazione naturale, essa è inammissibile, in quanto contraria alla responsabilità morale e personale. La Chiesa ne tralascia il modo di trasmissione senza spiegazione «a causa del mistero impenetrabile» che lo circonda(1), e non è giusto dire che «questo dogma corrisponde comunque alla nostra esperienza personale e all’esperienza umana in generale». La corruzione della parte animale dell’essere umano attraverso la concupiscenza che la penetra viene dagli istinti animali ai quali le anime umane hanno ceduto. Sant’Agostino sosteneva che tutto nella creazione è stato creato buono da Dio e che il male non è che l’assenza del bene, ma la sua teoria seguita dalla Chiesa non spiega la realtà e l’attività del male. Solo gli gnostici, i Manichei e i loro successori fino ai Catari hanno posto con precisione il problema dell’origine del male, e l’hanno risolto mostrando la causa efficiente di questo male nella volontà di Satana, e la causa finale in un bene superiore voluto da Dio, che ha permesso l’azione di Satana.
Lo stato attuale delle anime umane si spiega quindi per gli sbagli commessi nelle vite anteriori, a causa della seduzione di Lucifero, che le ha sprofondate nel mondo inferiore organizzato da Satana, in cui esse avevano la missione di penetrare. Un male positivo si è introdotto in loro e si è fissato nel «corpo del peccato», secondo l’espressione di San Paolo. Non è soltanto una privazione del bene, e si rileva che teologi come Bossuet, Lacordaire e molti altri, sono stati inclini verso questa opinione manichea del «veleno che attacca fisicamente la natura e ne fa un rifugio del peccato»(2).
Infine questo dogma del peccato originale non dà come altro scopo agli uomini che il ritorno allo stato anteriore del Paradiso, come se noi fossimo stati in una condizione di purezza e perfezione nei corpi fisici di un Paradiso terrestre materiale. Questo è prendere la Bibbia alla lettera, mentre nel nostro stato primordiale noi avevamo corpi spirituali e le nostre anime non erano ancora individualizzate. San Gregorio ha ben saputo dire che i corpi primigeni erano senza sesso, in uno stato spirituale androginico. Gli abiti di carne presi da Adamo ed Eva sono i corpi fisici, penetrati di desideri sessuali dopo la separazione dei sessi, e in seguito penetrati d’una impurità di cui i primi esseri umani terrestri ebbero vergogna, e questo li obbligò a coprirsi.
Abbiamo spiegato spesso, con precisione, lo scopo di questa evoluzione. Se non si vede altro che il ritorno a uno stato celeste o spirituale anteriore, non si dà alcun senso alla creazione del mondo e al suo divenire. L’unica via della quale si vorrebbe mostrare l’importanza non ne avrebbe alcuna, e sarebbe meglio in tal caso di uscirne attraverso un ascetismo radicale. È evidente, infatti, che provocare la creazione di nuove anime attraverso la generazione dei corpi sarebbe perpetuare scioccamente un mondo in cui non si nascerebbe che per soffrire, senza altro risultato possibile che quello di ritornare al punto di partenza, a meno che non si venga definitivamente seppelliti in un eterno inferno.
Mani diceva: l’Uomo universale, primo Inviato del Padre della Grandezza, cioè manifestazione dell’Assoluto e prima emanazione del mondo della Luce, si è impegnato nella sostanza stessa delle Tenebre. Egli è stato assorbito e frammentato in anime separate, ma il suo atto è stato un sacrificio d’amore divino per l’organizzazione della sostanza e la formazione del mondo. Il primo Uomo si è crocifisso nell’universo dove, come diceva Platone, l’anima si è crocifissa alla croce del mondo.
Secondo i manichei, le anime umane sono aiutate da entità spirituali, e in particolare dallo Spirito vivente, e nel corso della loro discesa o involuzione realizzano una formazione progressiva dei corpi. All’inizio, l’uomo è costituito da un’anima che uno Spirito ispira e dirige, ed è dotato di un corpo spirituale senza sesso, come quello degli angeli. Le forze di alcune entità dei Troni, dette sataniche, hanno continuamente agito per formare corpi di una sostanza sempre piú materiale, fino al periodo terrestre e allo stato minerale. Gli animali viventi apparvero sulla Terra prima dell’uomo (secondo la Genesi, cap. I), cioè le anime animali si distaccarono dall’uomo universale e i loro corpi furono materializzati prima (il filosofo Bergson ha avuto l’intuizione di questo processo). Ma in seguito, su istigazione delle entità luciferiche, le anime umane entrarono in corpi analoghi a quelli degli animali e con sessi separati. È questo il senso del peccato originale, concepito dai teologi come «necessario», e che di conseguenza non costituisce una colpa morale. Secondo il mito fondante dei catari, Lucifero fece intravedere alle anime umane una libertà che esse non avevano nel Paradiso (nel mondo spirituale primigenio): quella di contemplare la bellezza del corpo fisico e di averne una gioia sensibile.
Non si comprenderanno i Catari se non si pone in evidenza la distinzione che essi facevano tra Lucifero e Satana, e se con si conosce, in tal senso, l’insegnamento della Scienza dello Spirito, cosí da provare su di sé l’azione di queste due entità nelle profondità dell’anima. Il male cosmico ha la sua origine nelle forze sataniche che agitano la sostanza tenebrosa e che reggono un mondo ove tutto nasce per morire, ma la coscienza del male morale viene dal confronto dell’ideale umano con gli istinti animali nei quali le anime sono sprofondate. Quindi il male non è un’illusione, non è una creazione dell’immaginazione umana come lo credono generalmente gli Indú, ma è una realtà cosmica e morale. Gli istinti di violenza dell’animale resistono alla realizzazione dell’ideale d’amore dell’umanità, e uno stato d’animo che può essere considerato in regola per il regno animale è invece un male per l’uomo destinato a un’esistenza superiore.
D. Roché - L’evoluzione individuale e l’armonia sociale - Conferenza tenuta al IX Congresso della Società di Studi catari - Montpellier 1956