Titolo: La vita religiosa di Krishnamurti Mar Apr 23, 2013 7:23 am
La vita religiosa Domanda: Vorrei sapere che cos’è una vita religiosa. Ho soggiornato per diversi mesi in alcuni monasteri; ho meditato; ho condotto una vita disciplinata; ho letto moltissimo. Mi sono recato in svariati templi, chiese e moschee. Mi sono adoperato per condurre una vita semplicissima, innocua, cercando di non recare offesa a persone o ad animali. Non è tutto ciò che ci vuole per una vita religiosa? Ho praticato lo yoga, studiato lo Zen e seguito molte discipline religiose. Sono, e sono sempre stato, vegetariano. Come vede, ora sto invecchiando, e ho vissuto con alcuni uomini santi in diverse parti del mondo, ma chissà come, sento che tutto ciò è solo un approssimarsi alla cosa vera. Mi chiedo, quindi, se sia possibile discutere oggi di ciò che è per lei una vita religiosa. KRISHNAMURTI: Un giorno venne da me un samnyàsin, ed era triste. Disse di aver fatto voto di castità e di aver abbandonato il mondo per diventare un mendicante, errante di villaggio in villaggio, e di esser giunto, un mattino, data l’imperiosità dei suoi desideri sessuali, alla decisione di farsi asportare chirurgicamente gli organi sessuali. Per molti mesi aveva sofferto ininterrottamente, ma in qualche modo era guarito e, dopo parecchi anni, si era reso pienamente conto di ciò che aveva fatto. Così, venne da me e in quella piccola stanza mi domandò come fare, essendosi mutilato, per ritornare normale – naturalmente, non fisicamente, ma interiormente. L’aveva fatto perché l’attività sessuale era ritenuta contraria a una vita religiosa. Era considerata mondana, parte di un mondo di piacere che un vero samnyàsin deve evitare a tutti i costi. Disse: «Eccomi qui, con la sensazione di essere del tutto perduto, privato della mia virilità. Ho lottato così tenacemente contro i miei desideri sessuali, tentando di controllarli, e alla fine è accaduta questa cosa terribile. Che cosa devo fare adesso? So che quello che ho fatto era sbagliato. La mia energia se n’è quasi del tutto andata e mi sembra di stare concludendo la mia vita nell’oscurità». Mi prese la mano e restammo seduti in silenzio per un po’.
Questa è una vita religiosa? Il rifiuto del piacere o della bellezza è la via che conduce a una vita religiosa? Rifiutare la bellezza dei cieli, delle colline e dell’aspetto umano condurrà forse a una vita religiosa? Ma è ciò che la maggior parte dei santi e dei monaci crede. Si tormentano in quella credenza. Può mai una mente tormentata, contorta, distorta scoprire che cosa sia una vita religiosa? Eppure, ogni religione sostiene che l’unica via alla realtà o a Dio, o come lo vogliamo chiamare, passi attraverso questa tortura, questa distorsione. Fanno tutti una distinzione tra quella che definiscono una vita spirituale o religiosa e ciò che chiamano vita mondana.
Un uomo che viva unicamente per il piacere, con sprazzi occasionali di afflizione e di pietà, la cui vita sia interamente dedi¬cata allo svago e al divertimento, è naturalmente un uomo mondano, quantunque egli possa essere intelligentissimo, molto erudito, e riempire la sua vita dei pensieri altrui o propri. E un uomo che abbia una dote naturale e la usi a vantaggio della società, o per il proprio piacere, e che consegua la fama nella realizzazione di quella dote, ebbene, anche un simile uomo è mondano. Ma è anche mondano andare in chiesa, o al tempio, o alla moschea, pregare, permeati di pregiudizi, di fanatismo, totalmente inconsapevoli della brutalità che ciò implica. È mondano essere patrioti, nazionalisti, idealisti. Di certo, anche l’uomo che si rinchiude in un monastero – alzandosi a ore fisse con un libro in mano, leggendo e pregando – è mondano. E l’uomo che si fa in quattro per compiere buone azioni, che sia un riformatore sociale o un missionario, è esattamente come il politico nella sua partecipazione al mondo. La divisione tra vita religiosa e mondo è l’essenza stessa della mondanità. Le menti di tutti costoro – monaci, santi, riformatori – non sono poi così diverse dalle menti di quelli che si interessano soltanto alle cose che danno piacere. È, dunque, importante non dividere la vita in mondana e non mondana. E importante non fare distinzioni tra il mondano e il cosiddetto religioso. Senza il mondo della materia, il mondo materiale, non saremmo qui. Senza la bellezza del cielo e dell’unico albero sulla collina, senza quella donna che passa e quell’uomo che va a cavallo, la vita non sarebbe possibile. Sia¬mo interessati alla vita nel suo insieme, non a una determinata parte di essa che è considerata religiosa, in opposizione al resto. Si comincia, così, a vedere che una vita religiosa è interes¬sata al tutto e non al particolare. Replica: Comprendo ciò che dice. Dobbiamo occuparci della totalità della vita; non possiamo separare il mondo dal cosid¬detto spirito. La domanda, quindi, è: in che modo possiamo agire religiosamente in relazione a tutte le cose nella vita? KRISHNAMURTI: Che cosa intendiamo con agire religiosamente? Non intende forse un modo di vivere in cui non vi sia divi¬sione – divisione fra il mondano e il religioso, tra ciò che dovrebbe e ciò che non dovrebbe essere, tra me e lei, tra simpatia e antipatia? Questa divisione è conflitto. Una vita di conflitto non è una vita religiosa. Una vita religiosa è realizzabile soltan¬to quando venga profondamente compreso il conflitto. Questa comprensione è intelligenza. È questa intelligenza che agisce rettamente. Ciò che la maggior parte della gente definisce intelligenza è mera abilità in qualche attività tecnica, o astuzia nei raggiri commerciali o politici. Replica: Allora la mia domanda in realtà significa: come si fa a vivere senza conflitto e a far sì che ci sia quel sentimento di au¬tentica santità, che non è semplicemente religiosità emotiva, condizionata da qualche impalcatura religiosa – indipendentemente da quanto antica e venerata essa sia? KRISHNAMURTI: Un uomo che viva senza eccessivo conflitto in un villaggio, o che sogni in una grotta su un «sacro» pendio, di certo non sta vivendo la vita religiosa di cui stiamo parlando. Porre termine al conflitto è una delle cose più complicate. Richiede osservazione di se stessi e la sensibilità della consapevolezza così dell’esterno come dell’interno. Il conflitto può cessare soltanto laddove vi sia la comprensione della contraddizio¬ne in se stessi. Questa contraddizione persisterà sempre se non c’è libertà dal conosciuto, che è il passato. Libertà dal passato significa vivere nell’«ora» che non appartiene al tempo, in cui c’è soltanto questo movimento di libertà, non toccato dal passato, dal conosciuto. Replica: Che cosa intende con libertà dal passato? KRISHNAMURTI: Il passato è tutto il nostro cumulo di ricordi. Questi ricordi agiscono nel presente e danno vita alle nostre speranze e paure del futuro. Queste speranze e paure sono il futuro psicologico; senza di esse non c’è alcun futuro. Il presente, dunque, è l’azione del passato, e la mente è questo movimento del passato. Il passato in azione nel presente crea ciò che chia¬miamo futuro. Questa reazione del passato è involontaria, non è richiesta o indotta; è su di noi prima che la si conosca. Replica: Allora, come ce ne libereremo? KRISHNAMURTI: Essere consapevoli di tale movimento, senza scelta – perché la scelta è di nuovo parte di questo stesso movimento del passato – è osservare il passato in atto: una tale osservazione non è un movimento del passato. Osservare senza l’immagine del pensiero è azione in cui il passato è terminato. Osservare l’albero senza il pensiero, è azione priva del passato. Osservare l’azione del passato è, ancora, azione priva del passato. L’atto di vedere è più importante di ciò che viene visto. Essere consapevoli del passato in quell’osservazione priva di scelta non è solamente agire in modo diverso, ma è essere diversi. In questa consapevolezza la memoria agisce senza difficoltà ed efficientemente. Essere religiosi è essere a tal punto consapevoli, in un modo privo di scelta, che c’è libertà dal conosciuto anche mentre il conosciuto agisce, dovunque esso abbia a farlo. Replica: Ma il conosciuto, il passato, talvolta agisce pure quando non dovrebbe farlo; agisce comunque per provocare conflitto. KRISHNAMURTI: Anche essere consapevoli di ciò è vivere in uno stato d’inazione rispetto al passato che sta agendo. Così, la libertà dal conosciuto è autenticamente vita religiosa. Ciò non significa eliminare il conosciuto, ma penetrare in una dimensione del tutto diversa, da cui venga osservato il conosciuto. L’atto di vedere in un modo privo di scelta è atto d’amore. La vita religiosa è questo atto; l’intero vivere è questo atto, e lo è la mente religiosa. Religione, mente, vita e amore sono, quindi, tutt’uno.
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Titolo: Re: La vita religiosa di Krishnamurti Ven Apr 26, 2013 10:31 am
Grazie Neter.
Nel mondo antroposofico si è discusso molto di questa figura. Alcuni della Società Teosofica, assicuravano che Krishnamurti era il Messia e altri non accettarono questo concetto e si ritirarono quindi dalla Società Teosofica, tuttavia c'è da sottolineare che Krishnamurti stesso smentì di essere il Messia.
“io non voglio seguaci e lo sottolineo. Nel momento stesso in cui si segue qualcuno non si segue più la Verità.”
“Il mio interesse va a un’unica cosa essenziale: la liberazione dell’uomo. Desidero liberarlo da tutte le sue gabbie e tutte le sue paure, e non dargli una setta o una religione in più, non formulare nuove teorie o nuove filosofie” “ho un unico scopo: rendere l’uomo libero, spingerlo verso la libertà, aiutarlo a staccarsi da tutti i limiti, perché soltanto ciò può dare eterna felicità, soltanto ciò può dare la realizzazione incondizionata del sé”
“il mio desiderio è che coloro che cercano di capirmi siano liberi e non che mi seguano o che mi trasformino in una gabbia per ricavarne un’altra religione o un’altra setta. Al contrario, vorrei che fossero liberi da ogni paura: dalla paura della religione, dalla paura della salvezza, dalla paura della spiritualità, dalla paura dell’amore, dalla paura della morte, dalla paura stessa della vita.”
Ecco, vediamo allora che il centro del pensiero di Krishnamurti, del suo insegnamento è proprio la libertà
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Titolo: Re: La vita religiosa di Krishnamurti Dom Apr 28, 2013 5:46 am
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Titolo: Re: La vita religiosa di Krishnamurti Mar Mag 07, 2013 6:07 am
Krishnamurti: Come Vincere La Paura.
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Titolo: Re: La vita religiosa di Krishnamurti Gio Mag 09, 2013 2:41 pm
Urge un cambiamento di coscienza
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Titolo: Re: La vita religiosa di Krishnamurti Ven Mag 10, 2013 12:58 pm
Krishnamurti: Che Cos'è l'Amore ?
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Titolo: Re: La vita religiosa di Krishnamurti Lun Mag 13, 2013 1:26 pm
Capire senza Imparare
cesare
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Titolo: Re: La vita religiosa di Krishnamurti Gio Mag 16, 2013 9:36 am
Buongiorno a tutti i partecipanti al Forum, domando, comprendendo che la risposta necessariamente non rappresenti la soluzione, che relazione vi sia tra gli animi che realizzano gli studi tecnici-olistici ( studi scientifico spirituali indirizzati a cogliere i pensieri per realizzare metodi e sistemi di relazione con la Vita ) e quegli animi descritti propriamente dal Krishnamurti, ove sembra trasparire una rinuncia a conoscenza a vantaggio di azioni incodizionatamente piene di infinito. Grazie e buono studio e realizzazzione nel campo della Vita. Cesare
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Titolo: Re: La vita religiosa di Krishnamurti Gio Mag 16, 2013 7:24 pm
Commento di Enzo Nastati
Caro Cesare, non cosco così bene il lavoro di Krishamurti per entrare nel merito di quanto da te riportato; posso portare un pesiero che forse può aiutare. Nel cammino di iniziazione il discepolo si trova subito davanti a due vie: quella che permette di approfondire i misteri del Divino, e quella che concerne i misteri della materia. La prima si articola a sua volta in due vie: quella che cerca Dio nell'inteirorità (o misteri del Tempo) e quella che lo cerca nell'esterno, nel Cosmo (misteri della Luce/Spazio). E' chiaro che alla fine il Dio che si trova è "lo stesso" dato che Egli è sia dentro che fuori di noi. Semplificando la prima è la via dei mistici-cuore, la seconda dei sapienti-testa (ricordiamoci dei pastori e dei magi). La terza via, quella dell'agire nel mondo, è quella della volontà sacrificale ed è la via (oggigiorno) della RosaCroce. Pochi, pochissimi uomini hanno raggiunto l'iniziazione in ambedue questi contesti. esempio di ciò sono i due cornetti che Michelangelo ha scolpito sulla fronte di Mosè: uno rivolto all'alto,l'altro al basso: le due iniziazioni nelle due vie. Ora si tratta di comprendere dove collocare Krishnamurti anche se molti iniziati hanno percorso molte vie lungo il cammino della vita. Se questo spunto ti può servire ne sono contento. Grazie per la domanda Enzo
neter
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Titolo: Re: La vita religiosa di Krishnamurti Ven Mag 17, 2013 10:05 am
Caro Cesare, provo a rispondere alla tua domanda: che relazione vi sia tra gli animi che realizzano gli studi tecnici-olistici ( studi scientifico spirituali indirizzati a cogliere i pensieri per realizzare metodi e sistemi di relazione con la Vita ) e quegli animi descritti propriamente dal Krishnamurti. Domandiamoci quale è “ la qualità necessaria”, affinché degli uomini possano realizzare degli studi tecnici olistici . La risposta la troviamo nel libro Filosofia della Libertà di Steiner ; per avere la conoscenza dobbiamo unire la percezione al puro concetto , ovvero, il pensiero libero dai sensi . Il Krishnamurti ( a mio avviso) ha lavorato alla realizzazione del puro concetto, portando l’attenzione su quello “stato di libertà” necessario perché si producano delle vere intuizioni, che sono alla base del lavoro proposto dallo Steiner in Filosofia della Libertà. Si può anche dire che, il Krishnamurti si ferma all'essenziale “ all'intuizione dell’idea-archetipo”, che è già sufficiente per un uomo che riuscisse a viverla in pieno , a liberalo dai suoi legami e di conseguenza, ad innalzarlo ad un “piano superiore “. La relazione che risulta tra i due tipi di animi è quella che si può cogliere tra i pioli di una scala : dove il Krishnamurti rappresenta il primo piolo essenziale, per poter salire al secondo (realizzare dei veri studi olistici), nati dalla conoscenza . Grazie . Neter
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Titolo: Re: La vita religiosa di Krishnamurti Gio Mag 23, 2013 6:05 pm
KRISHNAMURTI : IL CAOS DELLA MENTE
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Titolo: Re: La vita religiosa di Krishnamurti Ven Mag 24, 2013 3:58 pm
Jiddu Krishnamurti A mente libera
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Titolo: Re: La vita religiosa di Krishnamurti Ven Mag 31, 2013 12:21 pm
Jiddu Krishnamurti La Condizione Umana
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Titolo: Re: La vita religiosa di Krishnamurti Gio Giu 20, 2013 6:41 am
"...La Verità è una terra priva di sentieri... non può essere portata al nostro livello, piuttosto noi dobbiamo salire al suo... non si può portare la cima della montagna in una valle... allo stesso modo non è possibile organizzare un credo, una fede... sono aspetti intimi, non si possono, né si devono organizzare... se lo fate muoiono, si cristallizzano, diventano convinzioni sistematiche, sette o religioni da imporre forzatamente agli altri... quando create organizzazioni con questi propositi, divengono puntelli, menomazioni, catene, che vi ostacoleranno sino a mutilarvi, vi impediranno di riconoscere la vostra unicità... il vostro unico ed esclusivo modo di procedere verso la Verità... nel preciso istante in cui iniziate a seguire qualcuno cessate di seguire la Verità... intendo determinare un cambiamento specifico nel mondo, e realizzerò questo mio proposito con imperturbabile concentrazione... intendo liberare l'uomo da tutte le gabbie, da tutte le paure... voglio impedire che si creino nuove dottrine o filosofie, e che si fondino nuove religioni o nuove sette..."
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Titolo: Re: La vita religiosa di Krishnamurti Lun Lug 08, 2013 8:00 am
Non amare il florido ramo, non mettere nel tuo cuore la sua immagine sola; essa avvizzisce.
Ama l'albero intero, così amerai il florido ramo, la foglia tenera e la foglia morta, il timido bocciolo ed il fiore aperto, il petalo caduto e la cima ondeggiante, lo splendido riflesso dell'Amore pieno.
Ama la vita nella sua pienezza, essa non conosce decadimento.
Jiddu Krishnamurti
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Titolo: Re: La vita religiosa di Krishnamurti Gio Lug 11, 2013 6:02 am
Il cuore dell'insegnamento di Krishnamurti
Ecco come Krishnamurti, su richiesta della sua biografa Mary Lutyens, riassunse il proprio insegnamento:
Il cuore dell'insegnamento di Krishnamurti è contenuto nell'affermazione fatta nel 1929: "La verità è una terra senza sentieri. L'uomo non può raggiungerla attraverso nessuna organizzazione, credo, dogma, clero, o rituali, né attraverso lo studio filosofico, o le tecniche psicologiche. Deve trovarla attraverso lo specchio dei rapporti, attraverso il riconoscimento dei contenuti della propria mente e l'osservazione, e non mediante l'analisi intellettuale o la dissezione introspettiva. Gli uomini hanno costruito in se stessi le immagini della propria sicurezza, religiose, politiche e personali, che si esprimono come simboli idee e credenze. Il loro peso domina il pensiero, i rapporti, la vita quotidiana dell'uomo. Sono la causa dei nostri problemi, perché in qualunque rapporto dividono le persone. La nostra percezione è modellata dai concetti già formati nella mente. Il contenuto della nostra coscienza è la coscienza stessa, ed è comune a tutta l'umanità. La personalità consiste soltanto nel nome, nella forma e nella cultura ricavata dall'ambiente. La specificità dell'individuo non sta nei fattori superficiali, ma nella totale libertà dal contenuto della coscienza. La libertà non è una reazione, la libertà non è una scelta. E' una pretesa umana pensare che la possibilità di scelta sia libertà. La libertà è pura osservazione senza movente; la libertà non si situa alla fine dell'evoluzione umana, ma nel primo momento della sua esistenza. L'osservazione porta a scoprire la mancanza di libertà. La libertà risiede nella consapevolezza priva di scelta della vita quotidiana. Il pensiero è tempo. Il pensiero nasce dalle esperienze e dalle conoscenze, che sono inseparabili dal tempo. Il tempo è il nemico psicologico dell'uomo. Il nostro agire si basa sul conosciuto e quindi sul tempo, e così l'uomo è continuamente schiavo del passato. Diventando consapevoli del movimento della coscienza, possiamo osservare la divisione tra il pensatore e il pensiero, tra osservatore e osservato, tra il soggetto dell'esperienza e l'esperienza. Scopriremo che questa divisione è illusoria. Allora rimane la pura osservazione, che è intuizione senza residuo del passato. L'intuizione priva di tempo induce un profondo e radicale cambiamento nella mente. La negazione totale è l'essenza della positività. Dove c'è negazione di tutto ciò che non è amore (cioè desiderio e piacere), allora c'è amore, con la sua compassione e intelligenza". Jiddu Krishnamurti (Londra, 21 ottobre 1980) Dal libro "Libertà Totale" Casa Editrice Astrolabio - Ubaldini Editore, Roma Fonte: riflessioni.it