Il vero terapeuta
Colui che apprende l’eterno, apprende anche ciò che è mortale, dal momento che ambedue si originano dal medesimo, e ciò anche se la dottrina eterna è stata trasmessa dalla sua bocca mentre la medicina no.
Poiché infatti egli dice che i malati hanno bisogno del medico, e il medico deriva da Dio, come può il medico non riconoscerlo come il suo maestro, dal quale egli discende? Il medico è colui che nelle malattie corporali fa le veci ed è il vicario di Dio, ragion per cui deve aver avuto da Dio tutto ciò di cui è capace. Infatti, come la medicina non proviene dal medico ma da Dio, così anche l’arte del medico discende da Dio e non dal medico. E ciò benché vi siano tre specie di medici: una che è stata generata dalla natura per mezzo dei medici celesti nell’influenza costellata del concepimento, proprio allo stesso modo in cui sono nati anche i musici, i mechanici e le artes in genere; vi è poi un’altra specie, quella dei medici che vengono istruiti dagli uomini, educati nella medicina e con essa familiarizzati fino al punto in cui a ciascuno è stato dato imparare; la terza specie è quella che Dio stesso produce e sono i medici che vengono istruiti da Dio, come quando Cristo dice: «Ogni scrivano è ammaestrato da Dio», ciò che significa: qualsiasi cosa di cui siamo capaci l’abbiamo da Dio. Stante che la medicina presenta in triplice modo i suoi professores, non si deve fare gran caso se essi non concordano nella loro theorica e nei loro criteri: nelle opere essi tornano ad andare d’accordo e pervengono a un solo termine e a un’unica meta. In tanto la natura può imprimere una specie, in quanto il germe è in grado di recepirne l’influsso. Così anche l’uomo può insegnare per quel tanto che
può, Dio invece tutto quel che vuole. La conclusione di tutto questo è che l’uomo che vuole insegnare ad altri deve desumere il suo sapere da Dio e dalla natura, e solo da questi gli uomini hanno da imparare.
Tratto da: Contro i falsi medici - di Paracelso - Ed. Laterza
Roma-Bari 1995, pp. 17-19.