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| Titolo: II Principio Individuale di Specie Mer Ott 19, 2011 6:17 pm | |
| Riporto un commento di Enzo Nastati
II Principio Individuale di Specie
Se prendiamo in considerazione il regno animale vediamo che il singolo animale non è portatore di un Io individualizzato (la coscienza e l'autocoscienza), ma è governato da un Principio Individuale di Specie. Per esempio la famiglia dei felini ha un proprio Principio che governa tutti i felini e ne indirizza i comportamenti tramite l'istinto. L'istinto è il modo con cui questo Principio governa i suoi figli nella loro espressione sulla Terra. Ogni singolo animale può essere considerato come un organo di senso del Principio Individuale di Specie che può evolvere grazie alle esperienze che fa sulla Terra attraverso i suoi organi: gli animali. Al momento della morte l'animale porterà le esperienze che ha maturato al suo Principio ed in base a queste il Principio potrà compiere un passo avanti nel cammino evolutivo o subire un arresto. Da questo possiamo comprendere quale sia la responsabilità che abbiamo nel confronto degli animali e quanto sia importante che permettiamo loro di fare delle esperienze conformi al loro istinto, senza ridurli in condizioni di costrizione o sottoporli a maltrattamenti.
Le stesse considerazioni possono essere fatte per le piante; infatti anch'esse rispondono ad specifici Principi Individuali di Specie, che possono evolvere spiritualmente grazie alle esperienze che i loro "organi-figlio" possono fare sulla Terra. In particolare la coscienza del Principio Individuale di Specie non si trova incarnata nella pianta (solamente l'uomo in tutti i Regni della Natura ha l'Io incarnato, per cui è cosciente di se stesso), bensì si localizza circa 50 cm sotto le radici di essa. Riassumendo ogni pianta (quasi fosse un organo di senso) fa capo ad uno specifico Principio Individuale di Specie che è una entità spirituale che risiede nelle sfere planetarie superiori e che, grazie alle esperienze dei suoi "figli" sulla Terra, evolve. Sotto le radici di ogni pianta si trova la "coscienza" di tale Principio Individuale di Specie, coscienza cui la pianta fa capo per potersi collegare al proprio Principio spirituale per "sapere" come crescere, come reagire ad uno stress o all'attacco di un parassita, ed inoltre tale punto di coscienza fa sì che il Principio Individuale di specie di quella pianta possa confrontarsi con l'Io della Terra, traendo esperienza e forza anche da questo.
Forse ora risulta più comprensibile il nostro non praticare qualsiasi forma di intervento violento sulla natura, ma non solo quelle più gravi conosciute come manipolazione genetica ed ingegneria genetica, ma già gli interventi di natura "chimica" (concimazione, antiparassitari, stimolatori, ecc.) in quanto rappresentano elementi di profondo disturbo per l'evoluzione che i rispettivi Principi Individuali di Specie devono compiere tramite i loro "figli" sulla Terra che rimangono così abbandonati a sé stessi ed esposti a tutti i tipi di malattie, o altro.
Enzo Nastati | |
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