L’INIZIATO
Il vero iniziato è chi dopo un assiduo lavoro e una efficace pratica della dottrina, perfezionato, evoluto, sorpassa i gradini del più alto visibile mondo volgare ed entra nel mondo delle cause, rinunziando a quello degli effetti.
E’ chi sorpassa il fiume immenso delle sensazioni esteriori e sente sviluppare in lui l’uomo interiore, cioè il Cristo loquente.
E’ chi si è separato, cioè chi ha diviso il suo corpo alto, la sua prima trinità, dal corpo e dalla mente contemporanei, entrando nella fase di evoluzione da cui più non si recede e parlando la doppia lingua dello spirito e dell’uomo.
Poiché in ogni uomo è da considerarsi un doppio essere, l’antico sintetico delle precedenti vite e il nuovo moderno, l’iniziatura deve essere intesa come il ritorno dell’uomo palese all’uomo misterioso o arcano.
L’iniziatura comincia dal lavorio che il Maestro fa sul discepolo, onde l’uomo antico si manifesti integro.
Le religioni sono educazioni spirituali involventi l’essere nuovo e l’antico in uno stesso mantello di idee alimentate dalla fede; l’iniziatura, invece, impedisce la formazione di novelli strati intorno all’essere occulto e arcano, e lo denuda.
L’azione continua di spogliarsi dell’artificiale, per porre a nudo nella sua integrità lo spirito antico, è una continua morte del sé artificiale, senza il conforto di un aiuto morale o di un incoraggiamento.
Il novizio non deve che istruirsi nella scienza e aspirare nel silenzio alla manifestazione dell’Io Solare in sé, senza farsi prendere dalle manifestazioni esteriori.
Il Geova del discepolo si deve manifestare direttamente e immediatamente.
Sviluppando intuizioni e liberandosi da ogni artificio, il discepolo cammina.
Egli non deve spogliarsi di ogni volontà alla vita, né da nessuna cura delle cose temporanee, ma aspirare:
1. all’assoluta signoria della vita, come creatore della vita stessa;
2. al possesso dello stato di santità, onde – secondo la volontà creatrice che in lui risiede sotto forma del suo principio solare più alto, che è la Prima Virtù stessa di tutto l’universo reale – disponga di tutte le cose materiali, sensibili e ipersensibili, considerandole come produzione sua e non come beni che ci vengono o piovono da mani aliene, per disporne secondo il principio dell’assoluta giustizia, il cui simbolo è la bilancia di Mikael;
3. al possesso dello stato di mobilità (Ibi), onde tutte le basse cose siano dominate;
4. al riacquisto dello stato luminoso, onde tutte le vie, tutte le dominazioni siano illuminate dalla verità, sempre presente a se stesso, dominatore attivo, creatore e ricreatore delle cose.
La Magia, con le sue operazioni, non aspetta che un solo fenomeno, un grande fenomeno: che il Sole spunti, che all’oriente della psiche addormentata del discepolo si affacci il grande dio della luce mentale e che il giorno sia fatto nell’animo di chi la invoca.
Ora, coloro che vogliono studiare e praticare la magia non devono dimenticare che la conoscenza dell’Io Interiore forma la prima parte della manifestazione intelligente e cosciente del discepolo, dopo la quale si entra in relazione con il mondo delle cause coscientemente e non per fede cieca.
In Magia, appena conosciuti i rudimenti teorici, bisogna operare: discutere è tempo perso, bisogna che il discepolo lavori, preghi, pratichi.
Le pratiche di magia, date da un maestro, hanno costantemente questa forma: produrre, affaticarsi, tentare e non darsi conto momentaneamente del lavorio psichico o animista, di cui l’operante non si dà ragione appunto perché egli non vede immediatamente ciò che le sue operazioni producono; ma la mano amica che ha invocato comincerà latente a dissipare le tenebre e invisibile, insensibile, il lavorio di reintegrazione della luce beatrice non sarà interrotto fino al giorno del trionfo completo dell’intelletto di verità in lui.
Un fenomeno solo dovete chiedere e aspettarvi dalla nostra dottrina, la reintegrazione del vostro io intelligente, che lo spirito vostro si rischiari e trovi la Luce e, nella Luce, il Maestro.
Avvenuto questo unico e grande fenomeno, tutti gli altri sono trastulli da bimbi: si sa che cosa siano e non varrà la pena di tentare una ubriacatura.
Con questo ho finito: credo di avere scritto quanto basta, cioè quanto utile e necessario agli uomini di buona volontà per pervenire.