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     IL MISTERO DEL GOLGOTA La purificazione del sangue dall'io egoistico.

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    MessaggioTitolo: IL MISTERO DEL GOLGOTA La purificazione del sangue dall'io egoistico.   IL MISTERO DEL GOLGOTA La purificazione del sangue dall'io egoistico. Icon_minitimeMar Mar 04, 2014 6:39 pm


    IL MISTERO DEL GOLGOTA La purificazione del sangue dall'io egoistico.

    Il mistero del Golgotha non solo ha avuto un profondo significato nello sviluppo storico dell’umanità, ma possiede anche il significato piú profondo per l’evoluzione terrestre, purché si includa l’uomo nell’evoluzione terrestre. Qualora un osservatore da un lontano pianeta avesse diretto i propri occhi per millenni sulla nostra Terra, questa gli sarebbe apparsa coinvolta in una trasformazione. Se l’avesse osservata con lo sguardo chiaroveggente, e non solo con lo sguardo fisico, avrebbe potuto osservare anche che, con l’apparizione del Cristo Gesú è iniziata una trasformazione spirituale tale da far cambiare l’atmosfera spirituale dell’intera Terra. Anche la Terra ha il suo corpo fisico, il suo corpo eterico, il suo corpo astrale. Noi tutti non siamo solo avvolti dall’aria, ma anche dal corpo eterico ed astrale della Terra. L’osservatore avrebbe visto allora che questi corpi possedevano determinati colori fino all’apparizione del Cristo Gesú e poi essi sono cambiati, hanno preso nuovi colori, nuovi movimenti: cosí profondo è stato questo avvenimento per la Terra e per l’evoluzione umana! Ma non dobbiamo figurarci il fatto come se alla nascita di Gesú, con l’apparizione del Cristo, improvvisamente fosse subentrato questo cambiamento: esso si è preparato per secoli, e oggi non è ancora completato; si addensa e si consolida di continuo, e durerà ancora a lungo, finché tutti i frutti che sono stati seminati con l’apparizione del Cristo non saranno stati fatti maturare. Se volessimo comprendere di cosa si tratta, dovremmo far scorrere di fronte al nostro spirito l’intera evoluzione; dovremmo andare a ritroso fino al punto in cui l’uomo ha formato la sua figura attuale. Ora viviamo nel cosiddetto quinto periodo della quinta era della nostra Terra. Se andassimo a ritroso fino al periodo greco e latino, troveremmo in questo quarto periodo un’arte meravigliosa e un diritto meraviglioso. Ancora piú indietro nel terzo periodo fiorí la saggezza sacerdotale egizio-caldaico-babiloneseebraica. Nell’antica Persia sorsero i primi germi della religione che il saggio Zaratustra aveva posto nel secondo periodo della nostra quinta epoca. Ancora piú indietro arriviamo al tempo in cui fiorí l’antichissimo popolo indiano, non quello che conosciamo dai Veda e dalla Bhagavad-Gita: ancora piú indietro visse un’antica e straordinaria cultura, nel primo periodo della nostra epoca, che fiorí e venne accompagnata dagli antichi rishi, che insegnavano e guidavano ancora gli stessi Iniziati. Immediatamente prima, l’antica Atlantide era stata spazzata via dalla grande inondazione. In Atlantide erano vissuti nella quarta epoca della nostra cultura uomini che non avevano ancora leggi, che non avevano ancora divieti, che non pensavano logicamente, che non potevano fare calcoli, che non potevano contare.

    Tuttavia, allora l’uomo aveva altre forze animiche, per esempio possedeva una memoria eccezionale, e viveva in una splendida azione di scambio con la natura che lo circondava. Ci rappresentiamo giustamente tale epoca, se consideriamo che allora anche le relazioni fisiche erano del tutto diverse da quelle attuali.
    Un residuo di ciò, ci è rimasto nelle saghe del “Niflheim”, “Nebelheim”. Masse spesse e pesanti di nebbia pervadevano l’intera atmosfera dell’antica Atlantide, e siccome tutti gli esseri vivevano in questa atmosfera,i rapporti spirituali erano del tutto diversi. Andando ancora indietro arriviamo alla terza epoca,l’antica Lemuria. L’umanità che si era sviluppata in quell’epoca si estinse non a causa di una enorme inondazione, bensí per una potente rivoluzione della Terra tramite la forza ignea. A sud dell’attuale Asia, a nord dell’Australia, a ovest dell’Africa, si estendeva questo territorio, l’antica Lemuria. Un veggente che con lo sguardo spirituale guardasse ai primi tempi di questa Lemuria, troverebbe uomini che possedevano una figura totalmente diversa dall’attuale umanità. Non possedevano ancora il germe per l’anima superiore che abita nell’uomo attuale, ma possedevano gli involucri per quest’anima. Tali involucri consistevano nel corpo fisico, nel corpo astrale e nel corpo eterico; e tutti questi involucri avevano una specie di insenatura, ad eccezione dell’“Io”.

    La coscienza dell’Io, quella rivolti alla quale noi diciamo “Io”, questo immortale nucleo dell’essere dell’uomo, riposava ancora nel grembo della divinità. Giú sulla Terra vagavano gli uomini che erano pronti ad accogliere questo nucleo dell’essere, e se potessimo vederli si presenterebbero a noi in maniera grottesca, ai limiti estremi della deformità. Cosí come ora questi involucri umani sono avvolti dall’aria, cosí gli esseri di allora erano avvolti da un’atmosfera spirituale, un cerchio spirituale di aria, in cui vivevano e si muovevano. Avevano una figura, una dimora (questo disegno schematico potrà rendervelo chiaro), che era pronta ad accogliere in sé l’“Io”, il piú alto contenuto spirituale. Questo stava, però, in uno strato spirituale di aria, che si muoveva attorno e che circondava l’uomo. Dobbiamo chiarirci che anche lo spirito può prendere diverse forme: quello che era il nostro spirito allora,non aveva bisogno di alcun corpo. Le singole anime non vivevano separate, ma come in un bicchiere di acqua, che consiste di innumerevoli gocce d’acqua; e come le gocce sono fuse l’una all’altra, in questo bicchiere erano cosí sciolte tutte
    le anime, in questa atmosfera spirituale, ed erano collegate l’una all’altra. E se io prendo tante piccole spugnette ed ognuna di queste assorbe una goccia della massa acquosa, che viene di conseguenza divisa fra le dette spugnette in modo tale che ognuna di esse ne contenga una goccia, in maniera analoga dobbiamo rappresentarci il processo di animazione degli involucri umani. Ciò che era intorno si immerse nei corpi, e cosí si individualizzò la generale sostanza spirituale nei singoli involucri umani. Ogni involucro umano non raccolse interamente l’anima. Ho dovuto accennare a questo tipo di animazione in maniera tale che vi sia chiaro che al di fuori del corpo, nell’ambiente, rimase ancora molto di questa sostanza spirituale. E lo sviluppo dalla Lemuria fino a noi consistette nel fatto che questo elemento spirituale che era al di fuori dell’uomo, è sempre piú penetrato nei corpi umani. Dovete immaginare che l’uomo, allora, era in uno stato a metà fra il sonno e la veglia, come lo è oggi un uomo addormentato quando lo si osserva con occhi spirituali giacere nel letto con il corpo fisico ed eterico, e nel contempo il corpo astrale è fuori e lavora al suo corpo fisico (quando il corpo astrale è fuori ne consegue lo stato di sonno). In tal modo si sarebbe potuto vedere l’uomo di allora in maniera chiaroveggente: sognante all’interno dei piú vividi sogni. Quando un uomo si avvicinava ad un altro, nell’anima di questi saliva una forma di colori che, a seconda se chi si avvicinava era amico o nemico, reagiva con simpatia o antipatia. E tanto piú ciò che prima vi ho descritto si immergeva dall’ambiente nell’uomo, tanto piú la coscienza diveniva simile alla coscienza di veglia attuale. Tutto ciò ebbe anche un effetto collaterale fisico. Nella Bibbia c’è scritto: ”Dio insufflò all’uomo il respiro ed egli divenne un’anima vivente”. In effetti allora all’uomo non venne insufflato solo il respiro, ma anche ciò che, come spirito, viveva nell’aria. Ciò che come aria materiale vive in noi, l’aria che noi sentiamo, è il corpo fisico di uno spirito che circonda la Terra! Quando respiriamo, inspiriamo spirito! È infatti vero che ciò che allora si è immerso con l’inspirazione negli involucri umani è lo spirito, e l’aria è solo la materia di questo spirito. In realtà ed in verità, oggi respiriamo il corpo di questo spirito: ciò che allora si è immerso nell’uomo è ciò che viene chiamato lo Spirito Santo! Dobbiamo renderci conto che con questo tipo di respirazione, con questa immersione, era collegato ancora dell’altro, che a ciò è profondamente connesso: il sangue caldo dell’uomo! Prima di allora non vi erano creature a sangue caldo sulla Terra. Esse sono comparse dopo. Ed è successo allora anche qualcos’altro: in ogni involucro umano penetrò una certa quantità di calore. Il calore che portate in voi, era a quel tempo attorno agli antenati fisici dell’uomo. Immaginatevi il calore che fluisce nel sangue di tutti gli uomini sulla Terra, quando era ancora fuori dell’uomo e avviluppava la Terra! Calore e spirito circondavano la sfera terrestre, che era avvolta in una potente atmosfera calda. In questo calore era incorporata un’altra spiritualità, che era simile a quegli spiriti che avevano raggiunto il loro compimento sul Sole, quando il Sole era ancora un pianeta. La spiritualità che è incorporata nel calore, ha una perfezione tanto elevata, quanto gli esseri che oggi abitano il Sole. In effetti, allora, quando ancora circondava la Terra, questa calda spiritualità fu apportatrice di un’unica spiritualità per tutti gli uomini: ed altro non era che lo spirito della Terra stessa. Perché in effetti, come l’uomo possiede il proprio spirito, cosí per colui che penetra con lo sguardo queste cose ogni pianeta è l’espressione di un essere spirituale, e cosí anche la nostra Terra è il corpo di uno spirito: lo spirito della Terra. E il mezzo tramite cui questo spirito penetra nell’uomo, è il calore sanguigno, attraverso il quale lo spirito stesso della Terra pervade l’uomo. Cosí dobbiamo rappresentarci che, quando cominciò l’evoluzione lemurica, da una parte lo spirito che appartiene all’aria si immerse nell’uomo, dall’altro cominciò insieme ad immergersi anche lo spirito superiore che è contenuto nel calore del sangue: il vero spirito della Terra.

    Il primo spirito, che ha il suo corpo nell’aria, rende possibile all’uomo giungere a formare la lingua. Con il processo di respirazione si sviluppò la lingua: iniziò il processo dell’espressione dell’ ”Io”, che trovò la sua perfezione nel periodo atlantico. Al momento in cui Dio insufflò il respiro, lo spirito cominciò a parlare da sé nell’intimo dell’uomo, l’anima cominciò ad esprimersi attraverso la propria lingua, dall’interiorità dell’uomo venne il richiamo: «Jahvè!», che significa : «Io sono quello che è, quello che era, quello che sarà!». È il nocciolo esistenziale eterno in ogni uomo, che è immortale e che si svilupperà in tutte le eternità come permanenti individualità. Fu il primo riversarsi della divinità nell’uomo. Viene chiamato il riversarsi dello Spirito Santo o il riversarsi di Jahvè. Questo Dio che visse nei miti e nelle saghe dei vènti che allontanano in fretta ciò che vive nell’aria, che viene percepito come una specie di divinità impetuosa o ventosa, è Jahvè. Va percepita questa divinità come un essere che ha il suo corpo esteriore nell’aria.

    Tale divinità ha agito sul processo di individualizzazione dell’uomo. Attraverso la sua azione, l’uomo non poté acquisire subito l’individualizzazione, ma dovette trovare il modo di raggiungere tale fine. Dapprima egli formò dei gruppi: non si sentiva isolato come individualità, ma si sentiva appartenente ad un ceppo. L’uomo che oggi possiede una propria individualità, non può farsi una giusta rappresentazione del sentirsi parte di un ceppo: come la mano si sente parte dell’organismo, cosí l’uomo si percepiva di un unico ceppo. Tanto piú i ceppi si estesero ai vari popoli, tanto piú individualizzato divenne l’uomo. Ciò che noi conosciamo come il processo continuo dell’acquisizione dell’individualizzazione dell’uomo, è legato al sangue. Quando questo riversarsi dello spirito ebbe luogo, all’epoca lemurica, non si riversò negli involucri umani una individualità unitaria. Vi erano molte singole individualità nell’atmosfera spirituale della Terra: Jahvè era una divinità fra le altre. A seguito dell’immersione nell’uomo di molte anime di popolo, gli uomini si divisero allora in diversi popoli: tanto piú tali anime si incorporavano, tanto piú grandi divenivano i ceppi dei vari popoli; non fu però possibile realizzare un’associazione
    consapevole dell’umanità verso un’unione fraterna.
    L’unione fraterna diviene possibile solo per il fatto che, oltre agli esseri animicamente presenti nei vari ceppi di popolo, un unico spirito della Terra, che vive nel calore, a poco a poco affluisce nell’uomo.
    In realtà, quando si parla di Jahvè dobbiamo parlare di piú Jahvè, di molti Spiriti Santi, ma quando parliamo della spiritualità che vive nel calore, parliamo di un qualcosa di singolo. In questo unico spirito abbiamo proprio il Logos, il Cristo, lo spirito della Terra, lo spirito unificatore dell’umanità sulla Terra!

    Quando riflettiamo sul fatto che tutto ciò che vive nel sé spirituale è presente in pluralità, e che tutto ciò che vive nello spirito vitale agisce in unità, arriviamo al contrasto fra i due, e cosí capiamo che l’umanità, tramite il riversamento dello spirito, attraverso il manas, dovette venire preparata al riversarsi dello spirito unitario del budhi, finché venne il Cristo stesso che riuní tutto in unità!

    Nel tempo in cui apparve il Cristo, vi era un unico involucro che circondava l’intera Terra. Quella venuta apportò a noi tutto ciò che vive come spirito cristico, come principio unificatore. E proprio come lo spirito si riversò nella Lemuria, cosí lo spirito cristico a poco a poco si riversò nell’umanità, e si riversa tuttora sempre piú a fondo, questo spirito che ha il suo corpo nel calore del sangue. Quando si sarà riversato del tutto, la coscienza vivrà nell’intera umanità in modo tale da formare un’unica unione fraterna. L’uomo si sentirà attratto dall’altro come un fratello, tutto ciò che divide verrà allontanato, un grande senso di comunione abbraccerà l’umanità. In tutto il pianeta terrestre, e in tutti gli esseri che ad esso sono uniti, abbiamo ciò che viene chiamato il corpo dello Spirito-Cristo. Perciò si deve prendere del tutto alla lettera, parola per
    parola, l’espressione: “Chi mangia il mio pane, mi calpesta con i piedi!”. Allora, il pane di chi, mangia l’uomo? Cosa calpesta con i piedi? Il pane del corpo, e calpesta con i piedi il corpo che viene descritto come lo Spirito- Cristo! Ciò in cui è penetrato lo Spirito-Cristo! Chi da alcuni secoli prima della venuta del Cristo avesse potuto osservare nel tempo la nostra Terra, avrebbe potuto seguire con l’occhio dello spirito come ciò che prima formava l’atmosfera spirituale cominciassea poco a poco a riversarsi da questo l’intera atmosfera della nostra Terra venisse trasformata. È lo Spirito-Cristo che si è riversato, a partire da quel momento, e questo è il significato cosmico del Cristo Gesú.

    Tutto ciò è stato preparato millenni prima di Cristo. Chi avesse potuto seguire l’evoluzione della
    Terra avrebbe visto come il cambiamento sia cominciato nelle cosiddette zone dei fondatori delle religioni: Ermete Trismegisto, il tre volte potente, guidò in Egitto l’umanità alla trasformazione del piú stretto principio di casta; Zoroastro, Mosè, Pitagora, Platone, tutti lavorarono a questa trasformazione. Quanto prima comprenderemo tutto ciò, tanto prima comprenderemo lo spirito del Cristianesimo.
    Il riversamento dello spirito poté agire in modo che l’amore di un uomo verso l’altro uomo fosse
    legato al sangue; gli uomini si amavano per lo piú come membri di una casta: l’amore era determinato dal sangue in comune. Ma quegli spiriti che si stabilirono fra gli uomini come spiriti di popolo, che agirono su questo amore legato al sangue, agirono nel contempo in modo tale da rendere unici gli uomini ed individualizzarli sempre piú. Tale azione rese però l’uomo sempre piú egoista. D’altro canto, si riversò anche lo spirito del Cristianesimo, lo spirito del Cristo unificatore. Quando ora queste due correnti agiscono pienamente nell’uomo, a questi è possibile trovare, nell’amore, lo slancio verso l’altro partendo interamente da se stesso, spinto dallo Spirito-Cristo.

    Ora dovrebbe risultarci chiaro che al sangue umano era legato ciò che provocava il sentimento, ciò che esprimeva l’amore del sangue. Piú tardi divenne egocentricità: il sangue assunse un carattere egoistico, e questo sangue egoistico doveva venir superato. L’egoismo superfluo nel sangue umano venne sacrificato sulla croce. Se questo sangue non fosse scorso, l’egoismo si sarebbe sempre piú accresciuto e avrebbe preso sempre piú il sopravvento. Si è sacrificato del sangue umano per purificare l’umanità dall’egoismo,e questa purificazione del sangue dall’“ego” è il mistero del Golgotha.

    Chi vede solo la parte materiale, chi vede soltanto sanguinare l’uomo sulla croce, non potrà mai capire questo profondo avvenimento mistico. Comprendiamo il mistero del Golgotha soltanto sapendo che,sulla croce, corse del sangue che l’umanità doveva perdere, per sciogliersi dai legami dell’egocentrismo.

    Chi non lo comprende spiritualmente, non potrà mai capire il Cristianesimo, né il suddetto scioglimento.
    Se riusciamo a concepire quale incisiva importanza ebbe questo avvenimento per l’umanità, potremo comprendere lo sviluppo della stessa umanità: in questo avvenimento risiede la premessa per il piú profondo sviluppo spirituale dell’umanità stessa. Perciò, in tempi antichi, prima della comparsa del principio-Cristo nell’evoluzione umana, si manifestò il mistero dello Spirito; con la comparsa del Cristo Gesú si manifestò il mistero del Figlio; nel futuro ci sarà il mistero del Padre. Questo viene annunciato nell’Apocalisse: in essa si annunciano i futuri misteri del Padre.

    Vogliamo ora descrivere i Misteri dello Spirito. Essi furono fondati negli antichi vivai di Iniziati in un
    posto fra l’America e l’Europa: Atlantide. Queste scuole iniziatiche atlantidee si sono perpetuate fino ai nostri giorni. Una continuazione di queste scuole iniziatiche turaniche erano i Misteri che si trovavano nei paesi postatlantici. Troviamo dappertutto questi Misteri: nell’antica India, in Persia, in Caldea, in Egitto, in Grecia. Chi era abbastanza preparato e aveva superato le prove richieste, veniva accettato nella scuola e poteva venire iniziato. Poteva accogliere in sé gli insegnamenti della saggezza, veniva purificato da impulsi e desideri, veniva abituato ad una ordinata vita di pensieri, amava l’intera umanità; diveniva “senza patria”, perché poteva amare gli uomini in maniera uguale, e non solo quelli a cui apparteneva per legami di sangue. Tutto ciò si esercitava in tali scuole, e ciò che vi veniva esercitato è ancor oggi valido per uno sviluppo futuro.

    Il discepolo che era giunto a non sentirsi piú figlio di una casta, di una famiglia, aveva raggiunto
    l’ultima fase e amava l’intera umanità, era divenuto figlio dell’uomo, passava all’Iniziazione: questo il segreto delle piramidi. Veniva posto in un sonno di tre giorni. In tale sonno l’Iniziatore poteva trarre lo spirito del discepolo come il vostro spirito si trae fuori dal corpo nel sonno, ma ciò per il discepolo accadeva coscientemente. L’Iniziatore poteva far fluire nella vita ciò che il discepolo aveva precedentemente imparato. Aveva imparato che vi è un mondo astrale e devachanico, aveva raccolto concetti, sentimenti in sé, e siccome usciva dal corpo fisico con questi concetti e queste sensazioni che sono ancorate nel corpo astrale ed eterico, l’Iniziatore era in grado di proiettargli tutto ciò nella vita. Il discepolo peregrinava attraverso il mondo astrale e devachanico, vi esperiva ciò che aveva imparato e diveniva quindi un
    sapiente. Quei mondi non erano piú occulti per lui; ne aveva riportato il ricordo. Quando si risvegliava nel suo corpo fisico, perveniva ad un suono che faceva esultare la sua anima, di ritorno dai mondi spirituali, quando l’Io era divenuto un cittadino dei mondi superiori, essendosi soffermato fra gli spiriti.
    Cosí, quando l’uomo aveva vissuto i segreti del modo spirituale, quando ritornava alla vita, era divenuto un missionario, un annunciatore dello spirito, e tutto ciò risuonava nelle parole: «Eli, Eli, lama azobothami!» che significano: «Dio mio, Dio mio, come mi hai glorificato!». Questo è quello che si poteva sentire da chi era stato iniziato in tal guisa: «Dio mio, Dio mio, come mi hai glorificato!».

    Se aveste interrogato un uomo simile, avreste trovato che l’Iniziazione era un preannuncio di ciò che vive nel Cristo. Nel corpo eterico di un simile Iniziato era desto lo spirito vitale: in lui si era risvegliato interiormente il Cristo. Non era giunto fino al corpo fisico la possibilità che, come uomini eterici, questi Iniziati fossero divenuti immortali, ma nel loro corpo eterico avevano sperimentato l’immortalità.

    Ad un certo momento, subentrò un grande progresso con l’apparizione del Cristo sulla Terra, con
    Colui che morí sulla croce. Egli aveva vissuto fin dentro il corpo fisico, tutto in Lui era divenuto vita, tutto ciò che l’Iniziato nei Misteri attraversava nel suo corpo eterico. Lo si poteva vedere con gli occhi fisici! Gli Iniziati potevano divenire beati, perché realizzavano interiormente in quale modo la vita può vincere la morte. Nei nuovi tempi, dopo il Golgotha, ciò che prima viveva nei Misteri era sceso fino al piano fisico.

    Vi devo descrivere una cosa per poter capire il mistero del Figlio. Nel Vangelo si parla dell’Ultima
    Cena pasquale. Troviamo il Cristo Gesú circondato da dodici figure umane. Egli sedeva fra questi come ad una tavola. In che modo apparivano queste dodici figure umane? Chi come Iniziato ha vissuto le esperienze dei mondi superiori, ha vissuto le stesse cose. Questi dodici apostoli devono venire compresi come dodici diverse personificazioni. Dodici vite diverse in cui Egli stesso è passato, dodici vite che non sono nient’altro che ciò che Egli portava in sé, come arti della Sua stessa vita. Nell’ambito occulto si divide il corpo in dodici membra, e questo non è altro che la ripetizione di dodici incarnazioni, attraverso le quali l’uomo a poco a poco viene purificato. Tale è l’uomo, circondato dalle figure attraverso cui egli stesso è passato. Lo circondano come durante un pasto, ed egli stesso, l’uomo, è colui che dà ospitalità.

    Questa è un’immagine che è di fronte ad ogni anima nel Mistero dello Spirito. Chi la porta a conclusione è un Figlio dell’Uomo, un uomo che nella sequenza delle sue incarnazioni è cosí purificato dall’amore egoistico, che non si sente piú figlio di una famiglia, di un ceppo, di un popolo, bensí figlio dell’intera umanità! Fra i dodici, il tredicesimo, che rappresenta la piú alta perfezione, è colui che tutto ama: è l’Iniziato! Tutto questo è ciò che veniva sperimentato dagli Iniziandi nei mondi superiori, e che venne ripetuto sul piano fisico nell’Ultima Cena della Pasqua.

    Seguiamo per una volta questa ripetizione. È come ricoperta da un velo. Come tutto l’esoterico esteriormente viene dato come rivestito da un velo, cosí è anche l’Ultima Cena che il Cristo Gesú ha vissuto.
    Non è un pasto abituale: essa deve ripetere sul piano fisico, come comunità fisica, ciò che l’Iniziato dello Spirito ha vissuto prima sul piano superiore.
    Questo è espresso nel Vangelo di Luca, al ventiduesimo capitolo, versi 9-20: «Gli chiesero: “Dove vuoi che la prepariamo?” Ed Egli rispose: “Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà e dite al padrone di casa: ‘Il Maestro ti manda a dire: Dov’è la stanza in cui posso celebrare la Pasqua con i miei discepoli?’ Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata. Là preparate”». Anche in Marco 14, 13-25.
    Durante l’Ultima Cena, spiegò ancora una volta che Egli era lo Spirito della Terra, che il pane era il suo corpo, che il vino era il suo sangue. Egli poteva dire, quale spirito della Terra: “Questo è il mio sangue” di tutti i liquidi che scorrono sulla Terra. Egli poteva dire: “Questo è il mio corpo” di tutte le materie che edificano il corpo dell’essere terrestre.

    Si giunge quindi a una scena in cui Gesú sviluppa il Mistero dello Spirito verso il Mistero del Figlio,
    per proseguire fino al Mistero del Padre. Quando portate davanti alla vostra anima l’immagine della personificazione delle sue dodici incarnazioni, delle figure che attorno a Lui rappresentano le sue dodici membra, quando la fate giungere correttamente di fronte all’anima e poi tentate con delicatezza ed interiore tatto animico di concepire un atteggiamento che svela ciò che vi è di piú profondo nel cristianesimo, potrete scorgere il passaggio dal Mistero dello Spirito al Mistero del Figlio.

    Pensate, ancora per una volta, cosa dovette accadere perché giungesse il Mistero del Figlio: dovette essere sparso il sangue, che è importante per l’egoismo della Terra. Verranno tempi in cui gli uomini saranno sempre piú egoisti, e proprio per questo dovette venire sacrificato il sangue egoistico superfluo, in modo tale che l’umanità potesse venire indirizzata verso una grande unione fraterna.
    Ciò che l’umanità ha operato, è stato purificato e nobilitato dal Cristianesimo, sebbene l’elemento
    egoistico si sia sviluppato sempre piú per il fatto che l’umanità è divenuta sempre piú indipendente.

    Guardiamo ciò che ha avvolto la sfera terreste. Consideriamo, per esempio, tutti i mezzi esteriori di trasporto, tutto ciò che la ragione ha escogitato, quello che la ragione egoistica ha realizzato: sono solo vie traverse per la soddisfazione dell’egoismo. L’unico contrappeso contro questo crescente egoismo lo poteva formare il Cristianesimo.
    Come il Figlio dell’Uomo vede attorno a sé le dodici figure, simili a uno stampo delle sue incarnazioni, cosí colui che scorge nel futuro riconoscerà in queste stesse figure ciò che l’umanità deve attraversare per raggiungere lo stato di perfezione. Chi ha attraversato i Misteri del Figlio, vede nel futuro sino alla fine dell’evoluzione terrestre. Piú oltre, la Terra passerà ad una nuova condizione planetaria, partendo dal suo stato astrale; allo stadio di Giove, essa imprimerà, quale frutto dell’evoluzione, l’amore perfetto, che ha eliminato tutto l’egoismo: un amore totalmente illuminato, totalmente purificato, totalmente spiritualizzato. Per questo motivo il Cristo Gesú poté dire: «Voi che sedete attorno a me, rappresentate le diverse membra del mio corpo, i diversi gradi della perfezione, e se guardo al futuro, queste sono le dodici stazioni che devono venir superate per giungere infine al Padre, alla perfezione».

    L’impulso e la sofferenza, gli istinti e i desideri e ogni cosa presente nel sensibile, devono venir superati. Tutto questo si indica simbolicamente nella presenza dei dodici apostoli. Il periodo che viene dopo di loro è quello rappresentato da Giuda Iscariota. L’infima sensibilità è legata al piú grande egoismo. Giuda Iscariota è colui che tradisce il cristianesimo! Verrà un tempo in cui ciò che è accaduto sul Golgotha accadrà sull’intera Terra. Sembrerà come se l’egoismo volesse portare la morte al Cristo e al Buddha. Sarà il tempo dell’Anticristo. Vi sarà la legge per cui tutto ciò che accadde attorno alla croce, dovrà accadere anche sul piano fisico. In un lontano sviluppo futuro, cadrà tutto ciò che è inferiore nell’uomo, e ora questo futuro si sta già preparando. Egli non agirà piú, in seguito, partendo dalle passioni inferiori.

    Come oggi l’uomo produce la parola che può incarnare la cosa piú sublime che abita la sua anima, cosí in futuro egli agirà creando tramite la parola; come è divenuto egoista attraverso i sensi, attraverso la loro soppressione diverrà di nuovo altruista. Il sangue dell’uomo verrà trasformato in modo tale, che egli in futuro creerà a partire da sentimenti puri ed altruisti. Vi sarà un sesso umano che sarà creativo tramite la parola; gli organi della sessualità si trasformeranno e saranno nel cuore, nei polmoni e nella laringe.

    E avranno quindi luogo altre due evoluzioni, che deriveranno dal cristianesimo. Il tempo in cui
    domina l’egoismo è rappresentato da Giuda Iscariota. Considerando spassionatamente gli avvenimenti del mondo, si vede come i sensi dell’uomo siano in grado di tradire e distruggere tutto lo spirituale.

    L’uomo diverrà piú vitale se la parola, la cosa in lui piú sublime, diverrà creativa, e se il suo cuore sarà il suo organo spiritualmente creativo. Questa è un’immagine da applicare ad un punto del Vangelo da cui possiamo vedere cosa seguirà quando il cristianesimo avrà reso tutti gli uomini altruisti e fraterni.

    Vediamo incarnato in Giuda Iscariota ciò che rende gli uomini egoisti, mentre la mèta finale dell’umanità in un lontano futuro è la dodicesima stazione, la figura dello stesso Cristo. La trasformazione in questo modo si completa nella spinta della forza creativa dal grembo al cuore. Ora ponete attenzione alla posizione di quel discepolo di Gesú, quello che Egli piú amava e di cui si dice che si trovava vicino al petto di Gesú stesso. Tale posizione esprime come la forza riproduttiva inferiore, la forza generatrice dell’uomo, si spinga dal grembo al cuore, connessa ai polmoni e alla laringe. Questa posizione indica anche che Giovanni fu iniziato nel Mistero del Figlio dal Cristo Gesú. Dopo che il discepolo avrà vissuto questo, avrà trasformato le sue forze generatrici inferiori in forze superiori, e arriverà al Padre tramite il Figlio.
    E allora, cosa potrà dire? Potrà dire quello che tutti gli Iniziati dicono: «Mio Dio, mio Dio, hai
    magnificato il tuo Figlio!». Leggetelo in Giovanni: «Gesú disse: ”Ora il Figlio dell’Uomo è magnificato, e Dio è magnificato in Lui”». L’Ultima Cena ha perfezionato ciò che si è completato sul piano fisico. Quegli uomini che hanno sperimentato questo tramite il Cristo Gesú, uscendo dall’evoluzione terrestre e salendo ad una superiore, si raduneranno attorno al Cristo. In mezzo a questa assemblea Egli potrà gridare ancora una volta le parole già proferite allora sulla croce: «Eli, Eli, lama sabachtani!». Questo motto è stato tradotto male in greco. Significa: «Mio Dio, mio Dio, quanto mi hai magnificato!» (cioè spiritualizzato). Con un piccolo cambiamento al testo ebraico, è derivato il motto scritto: «Eli, Eli, lama asabthani!».

    Questo motto ci svela la lotta per distogliersi dalla materia: il Mistero del Figlio. Ci mostra che allora l’intimo sguardo veggente del Salvatore del mondo vedeva sino alla fine dell’evoluzione terrestre. La grande mèta dell’umanità consiste nel superamento di tutte le diversità e nel fondare un grande amore umano. Questa mèta non verrà raggiunta in alcun altro modo se non nell’imparare progressivamente a penetrare nel mondo spirituale. Gli uomini, però, non devono disciogliersi nella divinità prima di essere stati distinti singolarmente: essi saranno bensí individualizzati come l’acqua nelle piccole spugnette.

    L’umanità ha origine dal Divino e sviluppa i diversi Io; alla fine sarà completamente individualizzata, ma nel contempo unita in una unione fraterna, e formerà una unità che genererà una nuova stella:quella nuova stella che nell’Apocalisse viene chiamata “la nuova Gerusalemme”. Le armonie delle sfere formeranno un’eco nelle parole: «Eli, Eli, lama sabachtani», Mio Dio, mio Dio, come mi hai glorificato!
    Queste parole vennero pronunciate sul Golgotha e verranno ripetute quando l’umanità sarà ascesa al gradino piú alto, quando sarà progredita dal Figlio al Padre. Lo sguardo spirituale guarda lontano, molto lontano, afferrando il segreto del Golgotha!

    Le grandi feste dell’anno sono presenti come delle grandi fermate, a cui l’umanità deve fermarsi per elevarsi dai consueti affanni quotidiani e per gettare uno sguardo nella grande evoluzione dell’umanità.
    Deve guardare verso di essa non per secoli ma per millenni, e contemporaneamente deve guardare indietro, con la propria coscienza, alle stazioni attraverso le quali l’umanità è passata nel suo sviluppo.

    Rudolf Steiner


    Conferenza tenuta da Rudolf Steiner a Berlino il 26 marzo 1907, non inclusa nell’Opera Omnia, tratta da I Misteri del Padre, del Figlio e dello Spirito. Traduzione di Paolo Perper.
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    IL MISTERO DEL GOLGOTA La purificazione del sangue dall'io egoistico.
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