NICODEMO, L'ALOE E LA MIRRA
Nicodemo aveva comperato 100 libbre di aloe e mirra per ungere il corpo di Gesù. Queste due sostanze, come tutte le sostanze citate nei vangeli, sono estremamente particolari.
La mirra ci ricorda uno dei doni(1) portati da Melchiorre, il terzo dei tre Re Magi al Gesù Salomonico, e rappresenta la massima conoscenza raggiungibile dall'uomo: la coscienza intuitiva, ossia la coscienza corrispondente alla completa trasformazione del corpo fisico (dei suoi istinti come la fame, la riproduzione, la sopravvivenza), in Uomo Spirito, ossia nella dimensione del "Padre in noi". La mirra, questa resina essudata dal tronco dell'albero che ne porta il nome, è sempre stata un simbolo di morte e resurrezione ed in questo senso era utilizzata dagli imbalsamatoli egizi.
L'aloè è una pianta che rappresenta una concentrazione delle forze della luce: essa è luce resa fluida. Per questi suoi aspetti di luce anche Leonardo da Vinci la utilizzava nell'allestimento dei suoi colori. Studi del secolo scorso hanno dimostrato come dalla linfa dell'aloè si possono ricavare tutti i colori. Per questi aspetti legati alla luce, l'aloè diventa quindi un simbolo della conoscenza, della conoscenza superiore. Ecco quindi giustificato il suo utilizzo come unguento per il corpo del Gesù: essa doveva rappresentare la nuova luce nella quale ora Egli sarebbe rifulso, la Luce del Corpo di resurrezione (il Corpo Glorioso della tradizione cristiana).
Possiamo così collegare la mirra all'Albero della Conoscenza del Paradiso Terrestre, e l'aloe all'albero della Vita.
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1 Dal Vangelo dell'Infanzia Armeno, apprendiamo che, oltre alla mirra. Melchiorre portava aloe, mussolina, porpora, pezze di lino ed i libri scritti e sigillati dalle "mani di Dio".
Dalla collana degli studi scientifico spirituali di Enzo Nastati e Suoi collaboratori
Tratto dal lavoro: "Commenti ai Tre Giorni della Passione"