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 | Titolo: Il Discernimento dello Spirito - Enzo Nastati Lun Lug 01, 2013 8:28 am | |
| Commento di Enzo Nastati
Il Discernimento dello Spirito Dal Dono della Fede a quello del Discernimento Chiunque si trovi ad essere attivo in qualunque campo, riconosce l'importanza di riuscire ad avere sempre un discernimento adeguato alla situazione. Se questa facoltà è oltremodo valida per agire nel mondo, lo è ancora di più quando si vuole iniziare un cammino spirituale, infatti, in questo ambito il riscontro dato dal piano fisico viene a mancare e quindi siamo esposti a errori molto più gravi. Non dimentichiamo che già San Paolo ci ha ricordato che il discernimento nel piano spirituale è un dono dello Spirito, un carisma che lo Spirito liberamente da a chi ne è pronto (ICor 12.10).
Che cos'è?
In senso generale, il discernimento è un giudizio sulla qualità delle cose, che porta a separare quelle considerate "buone" da quelle "cattive". Esiste un discernimento umano, secondo la "carne", fatto secondo criteri scelti dal mondo (es. il successo, la ricchezza, il potere, la bellezza... ), ed esiste un discernimento "spirituale", fatto dal credente, secondo i criteri suggeriti dallo Spirito. Per avere un vero discernimento spirituale, occorre uscire dalla prigionia della "carne", ossia dalla logica materialistica, ed entrare nella logica della Vita e dell'Amore secondo lo Spirito.
Il discernimento spirituale
Esso consiste in una valutazione dei fatti scevra da pregiudizi, quindi, di fatto, un atto di giudizio, che base la sua forza nella fede. Potremmo quindi dire che il discernimento è il giudizio credente. Giudicare nella fede significa giudicare da uomini spirituali (1 Cor 2,15), ossia con le forze scaturenti dai nostri arti superiori, al fine di discernere quelle che potremmo chiamare "le vie di Dio" ed orientare le proprie azioni verso di esse.
Come distinguere "le vie di Dio"
II dono del discernimento Permette innanzitutto di cogliere dentro di noi se in un certo pensiero, idea, situazione, avvenimento, o altro, c'è la presenza, la volontà di Dio oppure di qualcun altro, dove per "qualcun altro" intendiamo forze o entità legate alla Caduta luciferica o peggio. Acquisire e sviluppare questa "sensibilità al Divino" è fondamentale per il cammino interiore, cammino che poi sempre si riflette anche nell'esteriorità, nelle cosiddette "cose del mondo". Il percepire una parola o un fatto come segnale che il Divino manda in noi e per noi, fa sì che possiamo assecondarla senza alterarla in alcun modo. Questo dono permette anche di riconoscere l'azione vera della Grazia della Provvidenza, distinguendo gli impulsi che da essa provengono dagli inganni delle forze dell'Ostacolo, inganni che molto spesso ci lusingano o si presentarsi sotto le apparenze del bene. Ricordiamo come san Giovanni nella sua prima epistola ci abbia ammoniti: "Carissimi, non credete ad ogni spirito, ma discernete gli spinti che sono da Dio, poiché molti falsi profeti sono passati al mondo" (1 Gv 4, 1). In questo caso si tratta del discernimento degli spiriti, che lo Spirito ci dona per farci affrontare e superare la "lotta tra la carne e lo Spirito".
È il dono dei doni
Senza il discernimento, e soprattutto senza il discernimento dello Spirito, infatti, non si può vivere nella piena conoscenza della volontà di Dio (cfr Rm 12,2; Le 12,56; IGv 4,1). Ricevere questo dono è una Grazia, svilupparla è una necessità, poiché la volontà di Dio non è sempre percepibile attraverso l'applicazione di principi e regole generali. Questo dono non è una capacità naturale, ma la capacità donata dallo Spirito che educa il cuore, dandogli quella particolare sensibilità, che la "carne" non possiede: quella di percepire la presenza di Dio e cogliere le mozioni della Grazia.
La sua importanza secondo fa Sacra Scrittura
II discernimento spirituale è una qualità che Dio ci dona quando siamo pronti a liberarci delle forme abitudinarie nel nostro rapporto con Lui. Ce lo ricordano i profeti, i libri sapienziali e, soprattutto il Nuovo Testamento, ossia il testo che parla all'uomo che ha conquistato l'Io superiore e quindi è pronto per ricevere la Buona Novella. Sarà però solo dopo la Pentecoste, ossia dopo aver ricevuto l'effusione dello Spirito Paraclito, dopo il Battesimo in Spirito, che gli Apostoli ne predicheranno l'importanza (vedi i già citati Atti e Lettere degli Apostoli). Soprattutto nella nostra epoca, epoca di falsi Cristi e di falsi profeti, questo dono è come l'ago della bussola per il nostro cammino interiore.
Criteri che guidano il discernimento spirituale
Nel discernimento spirituale lo Spirito Santo viene in aiuto al credente fornendogli i criteri per discemere. Essi non sono "intellettuali", ma si basano sulla forza del cuore animato dalla fede, quindi sono intuizioni, ispirazioni, illuminazioni, o anche semplici sensazioni di disagio dinnanzi a situazioni non veritiere. L'uomo da sé non può sviluppare questa facoltà, l'uomo da sé può sviluppare solo il pensiero razionale, efficientistico, in quanto egli è portatore di un Io abituale, di un Io inferiore che può solamente rivolgersi in modo più o meno capace alle cose del mondo. È solo attraverso il dono della fede cosciente (e non dogmatica!), fede che purifica e plasma l'anima, che possiamo ricevere questo ulteriore dono: solo quando l'anima è pronta lo Spirito aiutatore può discendere su di essa, come fece sugli Apostoli alla Pentecoste "passando" traverso la Madre di tutte le anime. Prima della Caduta l'uomo dirigeva le sue azioni secondo il volere di Dio, questo però in una forma non cosciente: egli "era" in Dio non conoscendo altra situazione. Dopo la Caduta l'uomo ha sempre più rivolto i suoi pensieri, sentimenti ed azioni verso di sé e verso le creature. Con la fede cosciente la situazione si capovolge, ora l'uomo torna a cercare Dio, a volerne fare la volontà in modo che la Sua volontà che agisce dal Cielo, si realizzi anche in Terra. Quando questo anelito diventa determinazione, allora giunge il dono del discernimento degli Spiriti in modo che l'uomo possa sempre più orientarsi verso la volontà di Dio seguendo la forza del cuore.
Come assecondare l'azione dello Spirito
L'ascolto dello Spirito è solamente un problema "nostro". Lo Spirito sempre parla all'uomo, è l'uomo che non sempre lo ascolta e questo perché è fondamentale sviluppare il silenzio del cuore. Occorre pertanto educarsi (per poi abituarsi) a far tacere quel tumulto di pensieri, sentimenti, desideri, passioni che hanno preso casa nel nostro cuore. È un lavoro lungo, paziente, ma sicuro. La meditazione, la preghiera e soprattutto la contemplazione del Divino, sono uno strumento fondamentale. Lo studio della parola, l'approfondirsi nelle modalità con cui la salvazione dell'uomo ha avuto inizio, ci danno le basi per una fede cosciente, ossia una fede che "crede" e contemporaneamente "sa": poi potrà anche "discernere" nello Spirito.
Enzo Nastati | |
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