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     Nereo Villa - Per la separazione del lavoro dall’introito

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    MessaggioTitolo: Nereo Villa - Per la separazione del lavoro dall’introito    Nereo Villa - Per la separazione del lavoro dall’introito  Icon_minitimeLun Ott 15, 2012 7:29 am


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    Nereo Villa - Per la separazione del lavoro dall’introito
    Da un’idea evocata da Nicola Sartini

    L’idea auspicata da Rudolf Steiner della fine della stretta correlazione tra introito e lavoro, garantendo un reddito minimo (ma ben oltre il livello di sussistenza) per tutti, è vicina. La sua effettiva realizzabilità poggia sull’osservazione della sua legittimità nella realtà economica di ogni Paese occidentale a sistema capitalista maturo. Ovviamente parlo di osservazione accompagnata dal riflettere pensante. Senza pensiero può darsi solo la legalità imposta, non la legittimità necessaria all’universalità del suo contenuto. E dico questo perché l’attuale condizione dell’umanità mi sembra (suicidi a parte) acefala, cioè non pensante, e prona a qualsiasi aberrante succubanza ad autorità prive di autorevolezza (si veda cosa ha combinato Mario Monti).
    L’idea dell’introito e del lavoro non più in connessione fra loro può vivere legittimamente innanzitutto nel pensiero neocorticale degli umani e poi come proposta legislativa avente tutte le caratteristiche per funzionare bene dal punto di vista economico.

    Si tratta di un’idea che potrebbe radicalmente mutare universalmente la condizione umana. Perché? Perché l’ha detto Steiner? No! Attuando questa idea starebbero bene tutti semplicemente per il fatto che lo spirito del tempo la auspica. E cercherò in questa pagina di mostrarlo.

    Diventando realtà la legge sociale fondamentale di Rudolf Steiner di separare il lavoro dal reddito, di certo non si raggiungerebbe immediatamente la situazione ideale in cui tutti lavorano senza compenso in base alla loro vocazione personale e non in base alla schiavitù imposta dal “costo del lavoro”. Se non altro, però, il processo verrebbe almeno avviato in quella direzione.

    Lo spirito del tempo odierno fa sì che la maggior parte delle persone non cerca neppure più un posto di lavoro. Cerca un posto o una situazione che fornisca un introito o un pezzo di pane. Così stanno le cose nella realtà dei fatti. Chi può negarlo?

    Per quanto rivoluzionaria, l’idea del compenso separato, o dei soldi per la sussistenza, separati dal lavoro ha tutte le potenzialità per affermarsi, perché è un’idea universale in armonia assoluta con lo spirito del tempo, e nulla è forte quanto un’idea di cui è arrivato il tempo.

    Si tratta di un’idea che è una scelta conveniente per tutti che può pertanto diventare nuova convenzione sociale. Oggi invece, per mancanza di pensiero, viviamo in un mondo dove le convenzioni sociali sono fatte accettare FORZOSAMENTE per la convenienza di pochi.

    D’altra parte, in un organismo sociale che in modo evidente non è in grado di garantire la piena occupazione dei suoi soci, sganciare l’introito individuale dal lavoro è una scelta che conviene a ogni socio. Il fatto che per esempio un’impresa da un lato cancelli 5000 posti di lavoro e contemporaneamente aumenti il suo volume d’affari del 10% rivela che si è venuto a creare un ristagno della… razionalizzazione, cioè del pensare umano.

    Chi ancora ha un lavoro non può fare a meno di notare oltretutto che molti suoi colleghi d’azienda non hanno più molto lavoro da svolgere e che non sono disoccupati solo perché non li si può o non li si vuole licenziare per i più svariati motivi. Ciò è dovuto sia al potenziamento della produttività delle macchine (le macchine non hanno bocche o figli da sfamare) che allo spostamento delle sedi di produzione nei cosiddetti paesi a basso reddito.

    Per giunta gli Stati spendono già moltissimo, così dicono, per il cittadino, pur senza versargli direttamente questo denaro. Come mai a nessuno viene l’idea di pretendere individualmente questo denaro, che invece è mangiato dal dio Welfare? La risposta è solo una: il cittadino è cretino. Si è incretinito nelle ideologie, nel fideismo, nel comunismo, nel fascismo, nel liberismo, nel libertarismo, ecc. E non ragiona. Ragiona col cervello limbico o prelimbico del gregarismo e della paura. Non ragiona con la neocorteccia. Anzi, non sa neanche cos’è, né conosce la propria sindéresi, base dell’epicheia necessaria a un sabato per l’uomo, cioè ad organismo sociale a misura d’uomo…

    Proviamo allora a considerare i vari contributi statali stanziati a vario titolo negli Stati.

    Complessivamente, costi amministrativi inclusi, tali contributi ammontano a miliardi di euro ogni anno. In qualche modo (cioè nel modo minimale ed astrattizzato della burocrazia fagocitante) questi fondi arrivano ai cittadini, sia sotto forma di pensioni che di assistenza sanitaria, di sovvenzione per la disoccupazione, ecc. A questi contributi si sommano ovviamente anche le spese per la burocrazia di distribuzione, fagocitante appunto.

    Se ci prendiamo la briga di considerare l’attuale cifra dei contributi e del loro apparato distributivo, costi di trasferimento-valutario inclusi (questi conti io non li ho fatti ma li lascio fare voi; a me interessa considerare qui solo l’universalità dell’idea di cui sto parlando), scopriamo che arriveremmo a circa 1000 euro al mese per ogni cittadino. Allora ripeto: perché non la prendiamo questa somma di denaro? Non potrebbe forse questa cifra essere già oggi il reddito di fondo incondizionato che l’organismo sociale dovrebbe versare DIRETTAMENTE a ogni cittadino, SOCIO, APPUNTO, NON MINIMALE MA EFFETTIVAMENTE REALE? Un reddito che ovviamente ciascuno potrebbe poi integrare con quello derivato dal lavoro! Imprese ed associazioni di tutti i tipi opererebbero allora veramente alla formazione del reddito individuale.

    Naturalmente questo sistema, per funzionare, necessiterebbe di una radicale riforma dell’attività dei “contribuenti”. Una riforma che dovrebbe anzitutto abbattere tutte le tasse imposte che fanno lievitare i prezzi e il “costo del lavoro”. Quali sono? Tutte! Perché il meccanismo del mercato fu, è, e sempre sarà, quello di scaricare sui prezzi gli importi fiscali. Non dico questo per avversione ideologica contro il mercato o i commercianti, bensì semplicemente per osservare spregiudicatamente la realtà dei fatti: se io devo fare una serata musicale poniamo per un tot di compenso e sbuca dallo Stato l’ennesima tassa o balzello sulle serate dei lavoratori dello spettacolo, chiederò al gestore del locale quel tot di compenso, più quel balzello su quella serata. E tutto funziona così. Quanto costa quella cosa? Costa 10 più IVA, costa 20 più IVA, ecc. Tutto funziona così non per la criminalità dei musicisti o dei commercianti o del mercato, ma semplicemente perché se non si fa così si fallisce, cioè non ci si sta dentro!

    Questa osservazione sarà anche antipatica ai credenti nel dio mercato, però se non la si fa non si può nemmeno perviene alla domanda più importante da porsi: come realizzare una fiscalità che non si scarichi sui prezzi?

    La risposta è molto semplice: con un sistema fiscale che preveda la sostituzione di tutto il complesso sistema di imposte con un’UNICA TASSA progressiva sui consumi, ovviamente differenziata a seconda del tipo di consumo (la progressività non andrebbe neanche legiferata per il fatto che ciò sarebbe insito nella natura delle cose: ognuno spende sempre e solo quello che può spendere, e ciò vale anche nel caso in cui io mi faccio prestare i soldi, perché a un certo punto dovrò restituirli; ciò è però ben diverso dal pagare tasse su tasse per un debito pubblico che non ho mai contratto).

    Ripeto l’argomentazione da un altro punto di vista: credere che le imprese, e quindi gli imprenditori, oggi paghino imposte è pura illusione. Un avveduto imprenditore non paga imposte, le prevede già quando stabilisce i prezzi. E ciò fa parte della normalità dello “starci dentro”! Quando poi non riesce più a scaricare sui prezzi le imposte (sia che siano imposte sulla ricchezza, sul patrimonio, sulle entrate o di successione) egli non può che dichiarare delle perdite. E quando dichiara le perdite, ovviamente non può pagare imposte su un reddito che non c’è.

    Lo stesso modo di ragionare dell’impresa è comunque condiviso da tutti, anche dai fortunati che hanno ancora un lavoro, dipendenti o collaboratori che siano, che possono ancora risparmiare o investire qualcosa. Tutti gli investitori calcolano i loro investimenti al netto. Tutti li calcoliamo al netto. Crediamo di pagare molte imposte, ma in realtà non paghiamo imposte: le imposte, infatti, finiscono di fatto tutte nei prezzi praticati. Col che, abbiamo già di fatto un sistema d’imposte sul consumo, però con la terribile conseguenza che rincariamo il lavoro umano in tutti i punti della catena che produce valore. E ciò va a discapito di chi non può scaricare alcunché, cioè dei dipendenti più sfruttati o dei disoccupati, vale a dire dei più poveri!

    Ecco perché l’introduzione del RDB (Reddito Di Base) incondizionato sarebbe da avviare immediatamente, anche se è chiaro che la sua piena applicazione e il funzionamento a regime richiederanno un certo tempo, 10, 20, o 30 anni. Questo non posso saperlo perché dipende dalla gente, dal pensiero dei singoli. Come stanno ora le cose nel livello del ragionamento della gente, stimo che ci vorrebbe un secolo o più, ma non è detto che le persone a furia di batoste prima o poi si risveglino dai torpori ideologici e partitocratici in cui sono cadute da circa 50 anni!

    Credo comunque che il RDB (reddito garantito) potrebbe progressivamente crescere ed arrivare anche fino a 2000 euro, praticamente raddoppiando nel giro di un tempo relativamente breve. Gli effetti benefici che questa rivoluzione avrebbe su tutto il sistema economico, favorirebbe un rilancio della produzione, un aumento di posti di lavoro (posti che sarebbero espressione dei talenti e delle vocazioni personali) e persino una crescita dei consumi, perché di fatto l’imposta unica sui consumi non provocherebbe alcun aumento dei prezzi.

    Perché? Semplicemente perché scomparendo le tasse, non ci sarebbe più bisogno di scaricarle sui prezzi, e i soldi avrebbero il DOPPIO del lavoro che hanno oggi, dato che oggi si lavora sei mesi esclusivamente per le TASSE dello Stato, e l’altra METÀ dell’anno per le TASCHE nostre.

    Inoltre, vi sarebbero benefici vistosi anche in campo politico: il RDB e il cambiamento del sistema fiscale sarebbero i primi passi di una vera rivoluzione liberale, destinata a dare maggiore centralità all’individuo (socio reale di un organismo sociale a misura d’uomo) e a ridurre l’invadenza dello Stato nelle scelte economiche e culturali degli individui.

    Ciò sarebbe, per chi lo vuole immaginare, un fatto collettivo di fraternità scientifica: gran parte del patrimonio complessivo verrebbe a costituire una UNIVERSALE RETRIBUZIONE di base che in quanto DIRITTO ALLA VITA sostituirebbe il fasullo “diritto al lavoro” che è in realtà l’“etica del lavoro-schiavitù”. Tutti riceverebbero il RDB incondizionato e quest’atto di fratellanza consentirebbe lo sviluppo di una nuovissima creatività.

    L’idea che, con un reddito garantito, molti si sottrarrebbero al lavoro, è stupida in quanto poggia NON su universalità del pensare ma su due idee dell’essere umano: una di sé e una degli altri. Invece bisognerebbe accordare al prossimo la stessa fiducia che si ha in se stessi.

    È vero che molti potrebbero scegliere di dedicarsi ad attività più interessanti e per le quali si sentono portati, rifiutando quei lavori alienanti che oggi affermano di accettare solo per necessità. Ma dal punto di vista antroposofico (e qui la sparo grossa; chi non capisce, studi che significa; esistono per queste libri e conferenze su tutto il pianeta) cambierebbe il corpo astrale della Terra, perché avrebbe più senso la vita terrestre degli umani!

    Concretamente, per gli esseri umani, avverrebbe che nessuno sarebbe più costretto a sostenere l’attuale ruolo di vittima. Molti dicono: “Se avessi potuto, allora, avrei fatto qualcos’altro; se avessi avuto denaro a sufficienza, avrei fatto altri progetti; se mio padre mi avesse dato maggiori opportunità, adesso sarei un altro; se potessi avrei già cambiato lavoro da un bel po’... ma ho bisogno del mio stipendio”. Queste migliaia di ruoli di vittima in cui la gente d’oggi si accomoda verrebbero a mancare. La gente sarebbe costretta a essere responsabile; dovrebbe confrontarsi con la propria individualità e ammettere di sostenere quel ruolo solo per scelta propria. Oppure, per dirla con Goethe: “Dalla violenza che lega tutti gli esseri, si libera l’uomo che supera se stesso”.


    Nota
    Le frasi e i concetti qui espressi sono presi dall’intervista di Götz Werner intitolata “È arrivato il tempo del reddito di fondo incondizionato” realizzato da Wolfgang Weirauch e pubblicata nel libro “Lo spirito del tempo”, editrice Novalis, collana Quaderni di Flensburg.
    Fonte:creativefreedom.over-blog.it
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