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     NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ - Rudolf Steiner

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    MessaggioTitolo: NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ - Rudolf Steiner   NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ  -  Rudolf Steiner Icon_minitimeSab Giu 30, 2012 4:41 am


    NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ


    Si comprenderà nel modo migliore il karma con­trapponendogli l'altro im­pulso attivo nell'uomo, quello che viene indicato con il nome di libertà. Consideriamo ora per sommi capi la questione del karma. Che cosa significa? L'e­sistenza umana si svolge in una successione di vite terrene, e mentre attraversiamo una di queste vite possiamo, per lo me­no col pensiero, volgerci indie­tro e vedere come l'attuale sia la ripetizione di un certo numero di altre che l'avevano precedu­ta. La vita attuale fu preceduta da un'altra, questa da un'altra ancora fino' a quando arriviamo a tempi per i quali non si può più parlare di ripetizione delle vite terrene nel senso odierno, perché in quel periodo remoto la vita tra nascita e morte e quel­la tra morte e rinascita diventa­no a poco a poco talmente simi­li che l'odierna grande differen­za tra di loro non esiste più. Og­gi viviamo nel nostro corpo ter­reno tra nascita e morte in ma­niera che, nello stato di coscien­za ordinaria, ci sentiamo molto separati dal mondo spirituale. Con lo stato di coscienza usua­le, si parla del mondo spirituale come dell'aldilà, e c'è chi arriva anzi a porre in dubbio la sua esi­stenza, o anche a negarla del tutto.

    Ciò dipende dal fatto che la vita terrena chiude l'uomo entro i li­miti del mondo sensibile ester­no e dell'intelletto che abbrac­cia solo quanto è direttamente connesso con la vita terrestre stessa. Ne derivano tutte le di­spute, le quali hanno in realtà sempre radice in una mancanza di conoscenza; a tutti sarà capi­tato di assistere a discussioni sul monismo, sul dualismo, e così via. È naturalmente assurdo un dibattito su tali luoghi comuni. Ascoltando simili dispute si ha come l'impressione di trovarsi di fronte a qualche uomo primi­tivo che non avesse mai ancora sentito dire che esiste l'aria. A chi sa che l'aria esiste e ne co­nosce le funzioni non verrà mai in mente di parlarne come di qualcosa dell'aldilà e neppure dire: io sono monista, per me aria, acqua e terra sono una co­sa sola! Tu invéce sei dualista perché nell'aria vedi qualcosa di separato dall'acqua e dalla terra.

    Tali dispute non hanno dunque senso, come in genere non ha senso discutere intorno a con­cetti. Quindi non ci soffermere­mo su tali problemi e ci limite­remo a richiamare l'attenzione su di essi. Infatti, come per chi non la conosce l'aria non è qui ma appartiene all'aldilà, così il mondo spirituale, che tuttavia ci attornia come l'aria, è un aldilà per chi non lo conosce. Per chi lo conosce è invece un aldiqua. Si tratta dunque semplicemente di rendersi conto che, nell'attu­ale periodo dell'evoluzione terre­na, l'uomo dimora tra nascita e morte nel suo corpo fisico e in tutto il complesso della sua or­ganizzazione con una coscienzache in un certo senso lo separa da un mondo spirituale di cause che tuttavia agiscono nella sua esistenza terrena, fisica.

    Fra la morte e un nuova nascita egli vive poi in un altro mondo, in un mondo che in confronto a quello fisico può essere chiama­to spirituale; in esso egli non ha più un corpo fisico percepibile ai sensi, ma vive come essere spirituale.

    Da: Considerazioni esoteriche sui nessi karmici" - volume I - pp. 38-51 - Editrice Antroposofica - Milano


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    MessaggioTitolo: Re: NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ - Rudolf Steiner   NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ  -  Rudolf Steiner Icon_minitimeDom Lug 01, 2012 8:59 am


    il mondo in cui si vive tra nasci­ta e morte appare allora altret­tanto estraneo quanto alla co­scienza ordinaria terrena appare estraneo il mondo spirituale. L'uomo disincarnato china lo sguardo verso il mondo fisico, come l'uomo fisicamente vivo lo solleva verso i mondi spiri­tuali; solo i sentimenti sono per così dire opposti. Mentre tra na­scita e morte l'uomo guarda al mondo spirituale e vi trova un certo compenso per quanto nel­la vita gli è scarsamente conces­so oppure non lo appaga, tra la morte e la rinascita, per restre­ma abbondanza degli eventi, sempre troppi in rapporto a quanto può sopportare, egli pro­va di continuo il desiderio di tornare alla vita terrena, a quel che per lui è allora l'aldilà; nel­la seconda metà della vita tra morte e rinascita attende poi davvero con grande desiderio di poter far ritorno alla vita terrena attraverso la nascita. Mentre nell'esistenza terrena ha paura della morte perché è incerto su quanto vi sarà dopo (nella co­scienza ordinaria regna difatti grande incertezza al riguardo), fra la morte e una nuova nascita domina una certezza stragrande sulla vita terrena, una certezza che intontisce, che annienta ad­dirittura. Perciò l'uomo speri­menta allora condizioni di im­potenza, affini a quella di sveni­mento, che determinano in lui la nostalgia del ritorno sulla Terra. Questi sono soltanto alcuni ac­cenni sulla grande differenza tra vita terrena e vita tra morte e ri­nascita. Se però risaliamo al passato, anche solo al periodo egizio che va dal terzo al primo millennio avanti l'era cristiana, se risaliamo cioè agli uomini che noi stessi fummo in una precedente incarnazione, trovia­mo che allora la vita terrena, di fronte alla chiara coscienza odierna (oggi veramente la co­scienza è chiara in modo eccezionale, tutti sono davvero mol­to intelligenti, e non lo dico con ironia), di fronte a tale chiara coscienza, nel periodo dell'anti­co Egitto la vita durante l'esi­stenza terrena trascorreva in uno stato di coscienza più so­gnante, uno stato di coscienza che non si contrapponeva così nettamente alla realtà esterna, ma era colmo di immagini che rivelavano qualche parte della spiritualità che compenetrava il mondo. La spiritualità penetra­va ancora nell'esistenza terrena fisica.

    Da: Considerazioni esoteriche sui nessi karmici" - volume I - pp. 38-51 - Editrice Antroposofica - Milano


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    MessaggioTitolo: Re: NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ - Rudolf Steiner   NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ  -  Rudolf Steiner Icon_minitimeLun Lug 02, 2012 12:48 pm


    A questo punto si può obiettare: se l'uomo aveva una coscienza sognante, non del tutto chiara, come potè egli eseguire i pode­rosi lavori che vennero compiu­ti ad esempio nel periodo egizio e in quello caldaico? Basta ri­cordare come nei dementi, pro­prio in condizioni di pazzia, si verifica talvolta uno straordina­rio accrescimento delle loro for­ze fisiche, tanto da renderli ca­paci di sollevare pesi che in condizioni normali non avreb­bero potuto portare. In realtà la forza fisica di quegli antichi uo­mini che nell'aspetto erano for­se più gracili degli attuali (ma non sempre chi è corpulanto è forte e chi è sottile è debole), la loro forza fisica era maggiore. Essi non concentravano la loro attenzione sopra ogni atto fisico eseguito, ma parallelamente alle azioni fisiche vivevano esprien-ze interiori nelle quali si mani­festava ancora il mondo spiri­tuale.

    Quando quegli uomini attraver­savano la vita tra morte e rina­scita, in quella vita ascendevano assai più elementi della vita ter­rena, se posso usare l'espressio­ne "ascendere". Oggi è diffici-lissimo intendersi con chi si tro­va nella vita fra morte e rinasci­ta, perché le lingue moderne hanno a poco a poco assunto una forma che i morti non inten­dono più. Dopo la morte i so­stantivi, ad esempio, vengono solo percepiti come spazi vuoti. I morti comprendono ancora so­lo i verbi, ciò che è mobile, atti­vo, e mentre sulla Terra i mate­rialisti insistono sempre sull'opportunità di ben definire ogni cosa, di nettamente delimitare ogni concetto, il defunto non conosce definizioni, perché co­nosce solo il movimento, non quanto è definito, delimitato. Il linguaggio, che in tempi anti­chi viveva sulla Terra come uso e consuetudine di pensiero, po­teva ancora ascendere nella vita tra morte e rinascita; così molto tempo dopo aver abbandonato il piano fisico, alla persona morta perveniva ancora un'eco delle sue esperienze e anche degli eventi che si erano svolti sulla Terra dopo la sua morte. Se poi risaliamo a epoche anco­ra più remote, al tempo dopo la catastrofe atlantica, otto o nove­mila anni prima dell'era cristia­na, le differenze fra la vita sulla Terra e la vita'nel cosiddetto al­dilà erano ancora minori, finché retrocedendo si arriva gradata-mente a epoche in cui esse scompaiono del tutto. A quel punto non possiamo più parlare di ripetute vite terrene. La ripetizione delle vite terrene ha dunque un limite nel passato, e ugualmente ne avrà uno guar­dando avanti nel futuro. Quel che comincia in modo del tutto cosciente con l'antroposofia l'accoglimento cioè del mondo spirituale nell'ambito della co­scienza ordinaria, porterà come conseguenza che il mondo ter­reno penetrerà esso pure sempre più nella sfera in cui l'uomo vi­ve tra morte e rinascita: la co­scienza non sarà però sognante, ma diventerà, anzi, sempre più chiara. La differenza tra la vita terrena e quella soprasensibie diminuirà sempre più; la ripeti­zione delle vite terrene sta per­tanto fra due limiti oltre i quali l'esistenza umana si svolge in condizioni diverse; non ha allo­ra più alcun senso parlare di ri­petute vite terrene, perché ap­punto la differenza fra vita ter­rena e vita spirituale non è tanto grande quanto lo è ora. Se dunque consideriamo l'at­tuale ampio periodo di tempo, vediamo che dietro una vita ter­rena ve ne sono molte altre (non innumerevoli, perché un'inda­gine spirituale precisa può anzi contarle), e che in quelle prece­denti vite attraversammo vicen­de in cui furono intrecciati mol­teplici rapporti umani. Gli effet­ti dei rapporti fra uomo e uomo che si svolsero nel passato e si sperimentarono penetrano nel­l'attuale vita terrena, come gli effetti delle azioni attuali pene­treranno nella vita terrena suc­cessiva. Dobbiamo pertanto cercare in esistenze passate le cause di molte cose che si pre­sentano ora nella nostra vita. A questo punto verrà fatto di chie­dere: se quel che sperimentiamo ora è determinato da cause, co­me possiamo essere liberi? Vista così la questione è davve­ro importante, poiché l'indagine spirituale mostra realmente che ogni vita terrena è determinata da quelle che l'hanno preceduta. D'altro lato nell'uomo esiste senz'altro la coscien/a della li­bertà. Nella mia Filosofia della Libertà dico che non si capisce l'uomo se non ci si rende conto che tutta la vita della sua anima è diretta, è orientata verso la li­bertà, verso una libertà però che dobbiamo giustamente com­prendere.

    Da: Considerazioni esoteriche sui nessi karmici" - volume I - pp. 38-51 - Editrice Antroposofica - Milano

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    MessaggioTitolo: Re: NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ - Rudolf Steiner   NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ  -  Rudolf Steiner Icon_minitimeMer Lug 04, 2012 6:21 am


    Appunto in quel libro si trova un'idea della libertà che è im­portantissimo comprendere nel senso giusto, e cioè che la li­bertà viene in primo luogo svi­luppata nel pensiero. La sorgen­te della libertà sgorga nel pen­siero. L'uomo ha diretta co­scienza di essere libero nel pen­siero.

    Si può osservare che oggi molti pongono in dubbio la libertà. Ciò mostra soltanto che il fana­tismo teorico è più forte dell'e­sperienza diretta nella realtà. Non si presta più fede alle pro­prie esperienze perché si è per­vasi di vedute teoriche. Dall'os­servazione dei processi naturali si trae l'idea che tutto è determi­nato per necessità, che ogni co­sa è determinata da una causa: quindi anche un concepire un pensiero ha una causa. Non si pensa affatto alle ripetute vite terrene ma si crede che il conte­nuto dì un pensiero sia determi­nato, così come lo è quanto vie­ne prodotto da una macchina.

    con questa teoria della causalità generale, come viene chiamata, l'uomo spesso nasconde a se stesso la coscienza della propria libertà tuttavia chiaramente pre­sente in lui. Ma non appena ri­flette su se stesso, egli speri­menta la libertà che è un fatto. Alcuni pensano che il sistema nervoso sia un sistema naturale che produce come per incantesi­mo i pensieri. I pensieri sareb­bero così fatti naturali, come per esempio è naturale che la fiam­ma arda per effetto di combu­stione, e non si potrebbe parlare di libertà.

    Quelle persone però si contrad­dicono già con il loro stesso modo di esprimersi. Da giova­ne avevo un amico (ne ho già parlato altre volte) che a un cer­to punto era stato preso dal fa natismo di pensare in modo del tutto materialistico. Egli dice­va: "Quando cammino, questo avviene perché i nervi del mio cervello sono attraversati da certe cause che determinano appunto il camminare". Talvol­ta le nostre discussioni non fi­nivano più, finché un giorno gli dissi: "Vedi, tu affermi: 'io va­do'. Dovresti piuttosto dire: 'il mio cervello va'. Se credi real­mente nella tua teoria non devi dire: 'io vado, io afferro', ben­sì: 'il mio cervello afferra, il mio cervello va'. Perché dun­que menti?".

    Questi sono i teorici. Vi sono poi anche i pratici. Se osservano in loro qualche difetto di cui non vogliono spogliarsi, essi di­cono: "Eh già ... Ma di questo non mi posso liberare, è insito nella mia natura! È qualcosa ve­nuto da sé, non posso oppormi-ci". Sono molti quelli che si ap­pellano alla loro natura come a una costante produttrice di cau­se. Solo che spesso tali persone diventano illogiche quando ac­cade che palesino qualche bella qualità, qualcosa che non richie­de scusanti, ma per cui gradi­rebbero anzi lodi. Allora esse si distanziano dalla loro teoria. La libertà umana è appunto un fatto e può venire direttamente sperimentata. Già nella vita or­dinaria accade che facciamo in piena libertà date cose che però non potremmo facilmente esi­merci dal fare, e tuttavia non sentiamo che esse ledano la no­stra libertà.

    Da: Considerazioni esoteriche sui nessi karmici" - volume I - pp. 38-51 - Editrice Antroposofica - Milano


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    MessaggioTitolo: Re: NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ - Rudolf Steiner   NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ  -  Rudolf Steiner Icon_minitimeGio Lug 05, 2012 2:49 pm


    Supponiamo di aver deciso di costruirci una casa. A ultimarla occorrerà per esempio un anno, fra un anno andremo ad abitarla. Sentiremo forse pregiudicata la nostra libertà per il fatto che, dopo un anno, dovremo dire: adesso la casa c'è, devo andare ad abitarla? Sentiremo in questo una costrizione? Le due cose coesistono e anche nella vita ordinaria accade che ci impegnamo per una cosa e che, quando questa sarà un gior­no divenuta realtà, dovremo fa­re i conti con essa. Prendiamo ora tutto quello che deriva dalle nostre esistenze passate, e con cui dobbiamo fa­re i conti perché dipende da noi, così come dipende da noi la co­struzione della casa; dato che la nostra vita terrena attuale è de­terminata dalle precedenti, non sentiremo pregiudicata la nostra libertà.

    Certo, si potrebbe anche dire: va bene, ho costruito una casa per me, ma voglio restare libero, non subire costrizioni. Perciò fra un anno non andrò ad abitar­la, la venderò. - Bene! Si potranno pensare varie cose, si potrà pensare che chi ragiona così non sa quel che vuole. Cer­to si può avere tale atteggia­mento, ma per ora prescindiamo dalla possibilità che qualcuno sia tanto fanatico della libertà da proporsi di continuo cose che poi, per salvaguardare la propria libertà, tralascia di fare; si potrà forse dire che egli non ha nem­meno la libertà di portare a ter­mine i suoi proponimenti, che sta perpetuamente sotto il pun­golo di voler essere libero, ed è addirittura aizzato da tale fana­tismo di libertà.

    Queste cose non vanno davvero comprese in modo rigido e teo­rico, ma in modo vivo. Passia­mo ora a un concetto più com­plesso. Se all'essere umano at­tribuiamo libertà, agli esseri delle gerarchie superiori, che non sono ostacolati dai limiti

    della natura umana, dovremo at­tribuirla in grado anche maggio­re. A questo punto qualcuno po­trebbe costruire una singolare teoria teologica e dire: Dio deve essere libero. Egli ha tuttavia ordinato il mondo in una deter­minata maniera, e questo lo le­ga: non può ogni giorno mutare l'ordine del mondo, quindi Dio ndn è libero.

    Non usciremo da un circolo chiuso contrapponendo in que­sto modo la necessità karmica intcriore e la libertà, che è un fatto della nostra coscienza, un semplice risultato di auto-osser­vazione. In tal modo non se ne esce. Prendiamo ancora l'esem­pio della casa che ci aiuta a pro­cedere. Un uomo si costruisce una casa. A seguito di tale deci­sione egli influisce in un deter­minato modo sul proprio avve­nire. Quando la casa sarà pron­ta, se egli terrà conto della pre­cedente decisione di abitarla, a tale riguardo non gli rimarrà in apparenza alcuna libertà. Sem­bra che egli abbia limitato da se stesso la sua libertà, che non sia più libero.

    Però entro la casa stessa tante altre cose gli rimangono libere. Sarà libero di vivere in quella casa in modo saggio oppure stolto, da persona insopportabi­le oppure amorevole verso il suo prossimo. Avrà la libertà di alzarsi di buon mattino oppure tardi. Altre necessità potranno forse presentarsi, ma in rappor­to alla casa potrà alzarsi quando vuole. Sarà libero di vivere in essa da antroposofo oppure da materialista e per altre infinite cose egli rimarrà libero. Nonostante la necessità karmi­ca, nelle singole vite umane in­numerevoli cose rimangono li­bere, sono realmente nell'ambi­to della libertà.

    Da: Considerazioni esoteriche sui nessi karmici" - volume I - pp. 38-51 - Editrice Antroposofica - Milano
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    MessaggioTitolo: Re: NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ - Rudolf Steiner   NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ  -  Rudolf Steiner Icon_minitimeVen Lug 06, 2012 12:17 pm


    A questo punto si potrà ancora dire: bene, nella vita abbiamo dunque una certa zona di li­bertà. Sì, è così: abbiamo una li­mitata zona di libertà e intorno la necessità karmica. Si potrà forse osservare: va bene, in una certa zona sono libero, ma poi arrivo al limite della mia libertà; ivi sento ovunque la necessità karmica. Mi muovo nella mia zona di libertà, ma ai suoi limiti arrivo alla mia necessità karmi­ca e la percepisco. Se il pesce pensasse in questo stesso modo, si sentirebbe mol­to infelice nell'acqua, poiché nuotando anch'esso arriva ai li­miti dell'acqua fuori dei quali non può vivere. Il pesce trala­scia pertanto di uscirne. Rimane dentro, nuota nell'acqua e non si cura dell'aria, e di quant'altro sta intorno. Di certo il non poter respirare con i polmoni non lo rende affatto infelice. Per soffri­re del fatto di poter respirare so­lo attraverso branchie e non pol­moni, occorrerebbe che il pesce avesse dei polmoni di riserva e potesse confrontare il vivere nell'acqua col vivere nell'aria. In tal caso però tutto il suo mo­do di sentire e ogni altra cosa in lui sarebbero diversi. Applicando questo paragone al­la vita umana nei confronti di li­bertà e di necessità karmica, di­remo che, nell'attuale periodo terrestre, l'uomo possiede anzi­tutto la comune coscienza ordi­naria con la quale vive nell'am­bito della libertà, come il pesce vive nell'acqua, e non penetra con questa coscienza in quella necessità karmica. Solo quando comincia a percepire realmente il mondo spirituale (condizione paragonabile a quella del pesce che avesse polmoni di riserva), quando vive davvero in esso, l'uomo arriva ad afferrare un'immagine degli impulsi che si esplicano in lui come neces­sità karmica. Allora vede le sue precedenti vite e, scorgendo in quelle le cause delle sue espe­rienze attuali, egli non sente e non pensa: ora sono sotto la co­strizione di una ferrea necessità, la mia libertà è lesa, ma scopre anzi di avere egli stesso prepa­rato i fatti attuali, come chi si è costruito una casa guarda alla risoluzione presa in precedenza. Chi si è fatto costruire una casa si domanderà se fu una decisio­ne saggia oppure stolta. Secon­do le circostanze potrà giudica­re in modo diverso, ma se la de­cisione di costruire gli apparirà essere stata molto stolta-egli po trà tutt'al più dire di essere stato uno sciocco.

    Da: Considerazioni esoteriche sui nessi karmici" - volume I - pp. 38-51 - Editrice Antroposofica - Milano

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    MessaggioTitolo: Re: NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ - Rudolf Steiner   NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ  -  Rudolf Steiner Icon_minitimeSab Lug 07, 2012 9:39 am


    Nella vita terrena siamo seccati quando di un'azione compiuta dobbiamo ammettere che fu stolta. Tale ammissione non ci garba affatto; non vorremmo soffrire per la conseguenza dei nostri errori. Si vorrebbe non aver preso la decisione. Ciò va­le però solo per la vita terrena ed è determinato dal fatto che, fra la stoltezza della determina­zione presa e la pena che ne de­riva, la necessità cioè di speri­mentarne le conseguenze, tra­scorre solo un tratto di vita ter­rena. Rimane sempre così. Non è però così fra le singole vite terrene perché fra ognuna di es­se si stende la vita fra morte e ri­nascita e questa vita modifica molte cose che non si modifi­cherebbero se la vita terrena continuasse in modo simile. Supponiamo di guardare a una vita terrena precedente. In essa abbiamo fatto del bene oppure del male a qualcuno. Tra quella passata esistenza e l'attuale è trascorsa la vita tra morte e rina­scita, durante la quale non ab­biamo potuto fare a meno di pensare che, in conseguenza del danno causato ad altri, noi stes­si siamo diventati più imperfet­ti. Il danno cagionato ha dimi­nuito il nostro valore, ci ha ani-micamente mutilati. Occorre ri­parare, e prendiamo la decisione di fare qualcosa nella nuova vi­ta terrena per riparare l'errore commesso. Tra morte e rinasci­ta si elabora con la propria vo­lontà ciò che produrrà un pareg­gio che compenserà l'errore. Se invece abbiamo fatto del bene a qualcuno (fra morte e rinascita questo ci apparirà chiarissimo) vedremo che la vita terrena si svolge a beneficio dell'intera umanità. Scopriremo che, se nella vita precedente abbiamo aiutato qualcuno così ch'egli potè conseguire risultati ai quali non sarebbe pervenuto senza di noi, questo ci lega a lui anche per la vita fra morte e rinascita, affinchè quanto abbiamo rag­giunto insieme per il perfezio­namento umano possa ulterior­mente svilupparsi. Nella successiva vita terrena torneremo a cercare quella persona per con­tinuare ad agire grazie al perfe­zionamento da lei conseguito per nostro tramite. Mediante vera penetrazione nel mondo spirituale, se si percepi­sce il campo delle necessità kar-miche, non si possono odiare ta­li necessità, ma osservando le azioni compiute in passato si dirà: deve accadere, e in piena libertà, quel che accade per un'intcriore necessità. Non accadrà mai che dissenta dal karma chi lo conosce davve­ro. Quando il karma ci porta in­contro cose spiacevoli, dovrem­mo considerarle attraverso la conoscenza delle leggi generali del mondo. E allora ci si chiari­rebbe sempre più che quanto il karma ci porta incontro ci è di maggior giovamento che non sarebbe il dover cominciare di nuovo con ogni nuova vita ter­rena come se fossimo pagine bianche. Noi stessi siamo in realtà il nostro karma, siamo quello che proviene dalle prece­denti vite terrene. Non ha senso ritenere che alcunché del karma (vicino al quale esiste veramen­te la sfera della libertà) dovreb­be essere diverso poiché non si debbono criticare i singoli parti­colari di un tutto coerentemente connesso. Può accadere che a qualcuno non piaccia il suo na­so; egli non può tuttavia limitar­si a criticare il solo naso: esso deve in effetti essere come è nell'insieme di tutta la persona. Chi dice che vorrebbe avere un altro naso, dice in realtà che vorrebbe essere un altro uomo, ma così distrugge se stesso nel pensiero. Non è però cosa che si possa fare.

    Da: Considerazioni esoteriche sui nessi karmici" - volume I - pp. 38-51 - Editrice Antroposofica - Milano

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    MessaggioTitolo: Re: NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ - Rudolf Steiner   NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ  -  Rudolf Steiner Icon_minitimeLun Lug 09, 2012 9:08 pm


    Così non possiamo distruggere il nostro karma, perché noi stes­si siamo il nostro karma. Esso non ci turba affatto, perché si svolge a lato delle azioni che di­pendono dalla libertà, e non le pregiudica in alcun modo. Vorrei ancora spiegarmi me­diante un altro paragone. Noi camminiamo: il terreno su cui camminiamo esiste, e nessuno si sente leso perché ha il terreno sotto di sé. Si dovrebbe anzi sapere Che senza un terreno solido sotto i piedi non si camminereb­be, si cadrebbe dappertutto. Co­sì pure è della libertà: è necessa­rio il terreno della necessià; la libertà deve erigersi sopra una base.

    Questa base siamo noi stessi. Non appena il concetto di li­bertà e il concetto di kanna ven­gono giustamente compresi si può senz'altro accordarli. Allora non si arretrerà spaventati di fronte all'esame della necessità karmica, e si potrà anzi arrivare in certi casi a questa considera­zione: supposto che mediante la conoscenza iniziatica qualcuno possa vedere le sue precedenti vite terrene, egli verrà in tal mo­do ad apprendere che nel passa­to aveva attraversato questa o quella vicenda che porta ora i suoi risultati nella vita attuale. Se egli non avesse conseguito la scienza dell'iniziazione sarebbe costretto a determinate azioni da una necessità oggettiva, le farebbe inevitabilmente, e non sentirebbe per tal ragione lesa la sua libertà, che si esplica infatti nel campo della coscienza ordi­naria; essa non penetra nel do­minio dove agisce la necessità, come il pesce non si solleva nel­la regione dell'aria. Se però possiede la scienza dell'ini­ziazione, egli guarda indietro, vede la sua vita precedente, e le condizioni allora formatesi gli appaiono come il compito che ora deve assolvere, al quale de­ve consapevolmente accingersi. È davvero così.

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    MessaggioTitolo: Re: NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ - Rudolf Steiner   NECESSITA' KARMICA E LIBERTÀ  -  Rudolf Steiner Icon_minitimeVen Lug 13, 2012 8:24 am


    Il non iniziato (sembra parados­sale, ma è vero) in sostanza sa sempre per impulso intcriore quello che deve fare. Sì, gli uo­mini sanno sempre quel che han da fare, si sentono sempre spin­ti verso l'una o l'altra cosa. La condizione cambia per chi si av­via sul cammino della scienza iniziatica. Di fronte alle espe­rienze della vita in lui sorgono particolari problemi. Quando si sente indotto a fare una cosa sperimenta al contempo una spinta a non farla, gli viene a mancare l'oscuro impulso che guida la maggior parte degli uo­mini. In realtà, se non entrassero in gioco altri elementi, a un certo gradino della conoscenza iniziatica, l'uomo potrebbe dir­si: adesso mi metto a sedere, e passerò nel miglior modo tutto il resto della vita; ho qua-rant'anni e non farò più niente, non mi importa più di niente. Non si sente realmente più al­cun deciso impulso all'azione. Non dobbiamo credere che l'i­niziazione non abbia una sua realtà. È singolare quel che la gente talora ne pensa. Chi man­gia un pollo arrosto, crede alla sua realtà, ma della scienza del­l'iniziazione i più credono che abbia solo effetti teorici. Essa produce invece effetti vitali, e uno di essi è quello a cui ho ac­cennato. Prima di avere la scienza iniziatica, sulla base di un'oscura spinta l'uomo ritiene una data cosa importante e tra­scurabile un'altra. L'iniziato, se nuli'altro accadesse, potrebbe mettersi seduto e lasciare che tutto si svolga a proprio modo, perché non gli importa più che una cosa accada e l'altra no. Per lui vi è un solo rimedio al non sedersi su una sedia, guardare il mondo e dirsi che tutto gli è in­differente; non è infatti così, perché l'iniziazione porta infatti qualcosa d'altro, porta a dirige­re lo sguardo a vite precedenti. Egli legge allora nel suo karma i compiti dell'attuale vita terre­na ed esegue coscientemente quanto gli impongono le sue in­carnazioni precedenti. Non tra­lascia di eseguire quei compiti pensando che ciò pregiudichi la sua libertà, ma anzi li esegue perché, assieme alle vicende delle precedenti vite terrene, egli vede anche l'esistenza at­traversata tra morte e rinascita e vede di aver allora riconosciuto che era bene prendere su di sé le conseguenze delle proprie azio­ni. Si sentirebbe non libero se non potesse essere in grado di eseguire i compiti impostigli dalle precedenti vite (2). Una contraddizione fra necessità karmica e libertà non esiste dunque, né prima né dopo esser­si accostati alla scienza iniziati­ca. Prima non esiste perché, con la coscienza ordinaria, l'uomo rimane unicamente nel campo della libertà, e la necessità kar­mica si svolge fuori di lui come un fenomeno di natura: non sen­te altro al di fuori di quanto gli propone la sua natura; e neppu­re esiste dopo, poiché l'uomo si trova allora d'accordo col pro­prio karma, considera giusto adeguarvisi. Chi si è fatto una casa non dice che andarla ad abitare pregiudica la sua libertà, ma dirà piuttosto: ora che l'hai costruita, va' ad abitarla e vivi liberamente nella tua casa; così chi, mediante la scienza dell'i­niziazione, guarda le sue vite passate sa che diviene libero ap­punto mercé l'assolvimento dei propri compiti karmici, entran­do cioè nella casa che egli stes­so si è costruito in precedenti esistenze.

    Ho voluto oggi mostrare come nella vita umana la libertà sia compatibile con la necessità karmica.

    Conferenza tenuta a Dorrnach il 23 febbraio 1924 - da "Considerazioni esoteriche sui nessi karmici" - pp. 38-51 - Editrice Antroposofica - Milano.

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