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     Credo. L'uno e il Tutto uno scritto giovanile di Rudolf Steiner

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    2 partecipanti
    AutoreMessaggio
    Loretta




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    MessaggioTitolo: Credo. L'uno e il Tutto uno scritto giovanile di Rudolf Steiner   Credo. L'uno e il Tutto uno scritto giovanile di Rudolf Steiner Icon_minitimeVen Ago 17, 2012 10:24 am

    non so se questo testo scritto nel 1888 dal ventisettenne Rudolf Steiner sia già apparso su questo sito.

    riporto prima la versione di Pietro Archiati tratta dal secondo volume della sua traduzione di un ciclo di conferenze di argomento filosofico tenute tra il 1901 e il 1902,
    pubblicate con il titolo : ALLE SORGENTI DELLA CULTURA OCCIDENTALE ( edizioni Archiati Verlag) poi la versione originale che ho trovato in rete, e che Archiati ha correttamente riportato a fronte, per permettere un confronto (come si noterà nel testo tedesco quel che Archiati traduce con Universo ha ,proprio nelle prime righe, 3 espressioni diverse)
    però al di là di questo si capisce che sono parole di fuoco, perciò voglio condividerle.


    Credo. L'Individuo e l'Universo

    Il mondo delle idee è la fonte originaria e il principio di tutto l'essere, in lui sono Armonia infinita e beata Quiete.

    L'essere non illuminato dalla luce di questo mondo sarebbe morto , inesistente, non prenderebbe parte alla vita dell'universo.Solo ciò che deriva la propria esistenza dall'idea ha significato nell'albero della creazione dell'universo.

    L'idea è lo spirito chiaro in se, equilibrato e che basta a se stesso. Il singolo deve avere dentro di se lo spirito , altrimenti cade, come una foglia secca, dal proprio
    albero, e la sua esistenza è stata inutile.

    Ma l'uomo si sente e si riconosce come singolo quando si desta alla sua piena coscienza.

    Ma così facendo ha instillato la nostalgia dell'idea. Questa nostalgia lo spinge a superare la particolarità e a far rivivere dentro di sé lo spirito, ad uniformarsi allo spirito.

    L'uomo deve sbarazzarsi, liberarsi di tutto ciò che è egoistico, di tutto ciò che fa di lui questo particolare essere singolo, poichè è questo ad oscurare la luce dello spirito. Questo individuo egoista vuole solo ciò che deriva dalla sensualità, dall'istinto,dalla concupiscenza, dalla passione.

    Per questo l'uomo deve far morire in se questa volontà egoistica e invece di volere ciò che vuole in quanto singolo individuo, deve volere ciò che lo spirito, l'idea, vuole dentro di lui.

    << Lascia andare l'individualità e segui la voce dell'idea dentro di te, poichè essa sola è il divino.>>

    Rispetto all'universo, ciò che il singolo vuole non è che un punto inutile, destinato a svanire nel flusso del tempo; ciò che si vuole "nello spirito" è al centro,poichè in noi si riaccende la luce centrale dell'universo; una simile azione non è soggetta al tempo.

    Quando si agisce da singoli ci si esclude dalla catena chiusa del creare universale, ci si separa da essa. Quando si agisce "nello spirito", si vive nell'operare universale.

    Il fondamento della vita superiore è l'uccisione dell'egoismo, poichè chi uccide l'egoismo vive di un modo di essere eterno.

    Siamo immortali nella misura in cui facciamo morire l'egoismo dentro di noi. L'egoità è la nostra parte mortale.

    Questo è il vero significato del detto: << Chi non muore prima di morire va in rovina quando muore>>. Vuol dire che chi non mette a tacere dentro di sè l'egoismo quando è in vita, non potrà aver parte nella vita universale, che è immortale, non è mai esistito, non ha mai avuto una vera esistenza.

    Ci sono quattro sfere di attività umana in cui l'uomo si dedica completamente allo spirito, uccidendo tutta la sua vita individuale: La conoscenza, l'arte, la religione e l'amorevole dedizione ad una persona in spirito.

    Chi non vive almeno in una di queste quattro sfere non vive affatto:
    la conoscenza è la dedizione all'universo nei pensieri,
    l'arte nella contemplazione,
    la religione nell'animo,
    l'amore con tutte le forze spirituali a qualcosa che ci appare come una pregevole essenza dell'universo.
    La conoscenza è la forma più spirituale della dedizione disinteressata, l'amore è la più bella.

    L'amore infatti è una vera luce celeste nella vita quotidiana. L'amore devoto, veramente spirituale, nobilita il nostro essere fin nella sua più intima fibra, elevando tutto ciò che vive in noi. Questo puro amore riverente trasforma tutta la vita animica in un'altra affine allo spirito universale.

    Amare in questo senso supremo, significa portare il soffio della vita divina laddove perlopiù si trovano solo l'egoismo più esecrabile e la passione più irriverente. Bisogna prima capire qualcosa della sacralità dell'amore per poter parlare di devozione.

    Se l'uomo si è tolto dall'individualità , passando attraverso una delle quattro sfere ed è antrato nella vita divina dell'idea, allora ha raggiunto quello a cui ha sempre a
    anelato; l'unione con lo spirito; e questo è il suo vero destino.

    ma chi vive nello spirito vive da libero, poichè si è liberato da tutto ciò che è subordinato. Non c'è nulla che lo assoggeti se non ciò a cui si sottomette volentieri perchè l'ha riconosciuto come il bene supremo.

    <>


    Rudolf Steiner










    CREDO

    DER EINZELNE UND DAS ALL

    Die Ideenwelt ist der Urquell und das Prinzip alles Seins.
    In ihr ist unendliche Harmonie und selige Ruhe. Das Sein,
    das sie mit ihrem Lichte nicht beleuchtete, wäre ein totes,
    wesenloses, das keinen Teil hätte an dem Leben des Welt-
    ganzen. Nur, was sein Dasein von der Idee herleitet, das
    bedeutet etwas am Schöpfungsbaume des Universums. Die
    Idee ist der in sich klare, in sich selbst und mit sich selbst
    sich genügende Geist. Das Einzelne muß den Geist in sich
    haben, sonst fällt es ab, wie ein dürres Blatt von jenem
    Baume, und war umsonst da.

    Der Mensch aber fühlt und erkennt als Einzelnes sich,
    wenn er zu seinem vollen Bewußtsein erwacht. Dabei aber
    hat er die Sehnsucht nach der Idee eingepflanzt. Diese Sehn-
    sucht treibt ihn an, die Einzelheit zu überwinden und den
    Geist in sich aufleben zu lassen, dem Geiste gemäß zu sein.
    Alles, was selbstisch ist, was ihn zu diesem bestimmten,
    einzelnen Wesen macht, das muß der Mensch in sich auf-
    heben, bei sich abstreifen, denn dieses ist es, was das Licht
    des Geistes verdunkelt. Was aus der Sinnlichkeit, aus Trieb,
    Begierde, Leidenschaft hervorgeht, das will nur dieses
    egoistische Individuum. Daher muß der Mensch dieses
    selbstische Wollen in sich abtöten, er muß statt dessen, was
    er als Einzelner will, das wollen, was der Geist, die Idee in
    ihm will. Lasse die Einzelheit dahinfahren und folge der



    Stimme der Idee in Dir, denn sie nur ist das Göttliche! Was
    man als Einzelner will, das ist am Umfange des Weltganzen
    ein wertloser, im Strom der Zeit verschwindender Punkt;
    was man «im Geiste» will, das ist im Zentrum, denn es lebt
    in uns das Zentrallicht des Universums auf; eine solche Tat
    unterliegt nicht der Zeit. Handelt man als Einzelner, dann
    schließt man sich aus der geschlossenen Kette des Welt-
    wirkens aus, man sondert sich ab. Handelt man «im Gei-
    ste», dann lebt man sich hinein in das allgemeine Weltwir-
    ken. Ertötung aller Selbstheit, das ist die Grundlage für das
    höhere Leben. Denn wer die Selbstheit abtötet, der lebt ein
    ewiges Sein. Wir sind in dem Maße unsterblich, in wel-
    chem Maße wir in uns die Selbstheit ersterben lassen. Das
    an uns Sterbliche ist die Selbstheit. Dies ist der wahre Sinn
    des Ausspruches: «Wer nicht stirbt, bevor er stirbt, der
    verdirbt, wenn er stirbt.» Das heißt, wer nicht die Selbst-
    heit in sich aufhören läßt während der Zeit seines Lebens,
    der hat keinen Teil an dem allgemeinen Leben, das unsterb-
    lich ist, der ist nie dagewesen, hat kein wahrhaftes Sein ge-
    habt.

    Es gibt vier Sphären menschlicher Tätigkeit, in denen
    der Mensch sich voll hingibt an den Geist mit Ertötung al-
    les Eigenlebens: die Erkenntnis, die Kunst, die Religion
    und die liebevolle Hingabe an eine Persönlichkeit im Gei-
    ste. Wer nicht wenigstens in einer dieser vier Sphären lebt,
    lebt überhaupt nicht. Erkenntnis ist Hingabe an das Uni-
    versum in Gedanken, Kunst in der Anschauung, Reli-



    gion im Gemüte, Liebe mit der Summe aller Geisteskräfte
    an etwas, was uns als ein für uns schätzenswertes Wesen des
    Weltganzen erscheint. Erkenntnis ist die geistigste, Liebe
    die schönste Form selbstloser Hingabe. Denn Liebe ist ein
    wahrhaftes Himmelslicht in dem Leben der Alltäglichkeit.
    Fromme, wahrhaft geistige Liebe veredelt unser Sein bis
    in seine innerste Faser, sie erhöht alles, was in uns lebt. Die-
    se reine fromme Liebe verwandelt das ganze Seelenleben in
    ein anderes, das zum Weltgeiste Verwandtschaft hat. In die-
    sem höchsten Sinne lieben, heißt den Hauch des Gottes-
    lebens dahin tragen, wo zumeist nur der verabscheuungs-
    würdigste Egoismus und die achtungslose Leidenschaft zu
    finden ist. Man muß etwas wissen von der Heiligkeit der
    Liebe, dann erst kann man von Frommsein sprechen.

    Hat der Mensch sich durch eine der vier Sphären hin-
    durch, aus der Einzelheit heraus, in das göttliche Leben der
    Idee eingelebt, dann hat er das erreicht, wozu der Strebens-
    keim in seiner Brust liegt: seine Vereinigung mit dem Gei-
    ste; und dies ist seine wahre Bestimmung. Wer aber im
    Geiste lebt, lebt frei. Denn er hat sich alles Untergeordne-
    ten entwunden. Nichts bezwingt ihn, als wovon er gerne
    den Zwang erleidet, denn er hat es als das Höchste erkannt.

    Lasse die Wahrheit zum Leben werden; verliere Dich
    selbst, um Dich im Weltgeiste wiederzufinden!
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    MessaggioTitolo: Re: Credo. L'uno e il Tutto uno scritto giovanile di Rudolf Steiner   Credo. L'uno e il Tutto uno scritto giovanile di Rudolf Steiner Icon_minitimeSab Ago 18, 2012 10:07 am


    Commento di Enzo Nastati

    Cara Loretta, il testo che gentilmente riporti nel mondo antroposofico è conosciuto come il "Credo" di R. Steiner. Personalmente posso dire che ha occupato un posto importante e nelle mie letture, poi si tratta di mettere in pratica anche queste indicazioni. Mi ha sempre colpito la parola "contemplazione", ossia il modo di collegarsi al Divono che sta a mezza via tra la preghiera e la meditazione. La preghiera come attività collegabile all'anima senziente e la meditazione all'anima cosciente. Ne deriva che la contemplazione è specifica dell'anima razionale e affettiva, cioè della sfera ritmica, del cuore. Contemplare significa ritrovarsi nello stesso "tempio" (il cuore come posto sacro in noi) e nello stesso "tempo". Da ciò nasce il famoso "qui e ora", ossia il presente nel quale incontare il cristo e salire al gradino di uomo Libero.
    Grazie per il prezioso contriuto
    Enzo
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